Gente di rispetto (Luigi Zampa, 1975)

Allora, inizia il Vianazzi.

Ho faticato e lottato contro me stesso per riuscire a finire di vedere questo che considero uno dei più brutti film che il genere italiano abbia prodotto. Credo sia la seconda volta che lo vedo tramite DVD AYP, che in fascetta, lo definisce - addirittura! - un capolavoro: assurdo…
Secondo me, si tratta di un pastrocchio tratto da un romanzaccio del povero Giuseppe Fava, miscelato in una furba commistione dei generi più in voga all’epoca: giallo con elementi (falsi, come si scoprirà alla fine) da cinema di impegno politico-civile, con, sullo sfondo, una difficile e tormentata storia d’amore e passione tra due insegnanti, tutto girato con piglio da commedia all’italiana e soluzione psicoanalitica dei misteriosi omicidii. Ben lontano dalle contaminazioni tra generi, Gente di rispetto sembra piuttosto una bella frittatona di stili…

Il cast è di alto livello e gli attori, mi pare di capire, nel film ci credevano proprio, visto l’impegno tutt’altro che “marchettaro” (soprattutto da parte di Jennifer O’Neill che è sempre in scena e ha una marea di battute), ma il risultato finale è qualcosa di tremendo: un film esteticamente orrido (mi vengono in mente, tra le tante cose, l’abuso di inutili PP e dettagli, le scene di sesso tra Nero e O’Neill, etc.), superfluo e di una piattezza totale che mostra tutta la sua goffagine proprio quando abbozza il trito e ritrito discorso socio-politico su una Sicilia sempre chiusa in sé stessa, arcaica e gattopardesca, tutte cose dette in maniera decisamente più efficace, da Germi e Damiani.

Fortissimo è il sospetto personale che, in realtà, non sia stato nemmeno Luigi Zampa a dirigere questo film, un regista all’epoca gia molto anziano che di per sé è sempre stato un mediocre che ha azzeccato un unico film, Il medico della mutua, grazie, non solo al geniale soggetto di Beppe D’Agata, ma anche e soprattutto alla presenza di Alberto Sordi.

Salvo solo la fotografia e la prova, non malaccio, di alcuni attori. Il resto è da dimenticare, comprese le musiche di Morricone.