13 Pezzi In Cerca D'Autore

L’anno scorso, credendo di poter metter le mani su di una certa sommetta (poco più di un milione di euro), pensai di produrre un film a basso, bassissimo costo.

In preda ad un entusiasmo feroce scrissi la sceneggiatura in una settimana, la feci vedere in giro, feci traballare tutte le sicurezze e le borie dei migliori sceneggiatori sulla piazza, causai sconcerto nel mondo della letteratura contemporanea, contattai alcuni amici, mi chiamò immediatamente Tony Servillo (si offriva di indossare i panni del protagonista senza alcun compenso), mi chiamò Spike Lee (ma io non so una parola di anglosassone e di andarmene in USA non se ne parlava nemmeno), mi chiamò la Marini, mi chiamò Garrone, mi chiamò la Bolkan, mi chiamò Venticello, mi chiamò Carpenter (era emozionatissimo), mi chiamò la vicina (col film non c’entra un tubo ma aveva appena saputo che sarei andato a vivere nell’appartamento davanti al suo ed era quindi in piena montata ormonale), mi chiamò la Martini (quei signori mi offrivano una bella sommetta in cambio di una discreta visibilità del loro prodotto), mi chiamò la Mercedes (avevo appena ordinato la Smart), mi chiamò la pula (perchè la sera tardi tenevo il volume troppo alto), mi chiamò Shakira (ma quella voleva solo lemonare), mi chiamò La Russa (era un poco adirato avendo saputo che mi aveva chiamato Venticello), mi chiamò Bobo Craxi (ho sempre ammirato il padre), mi chiamò la Bruni (aveva letto sul web una mia recensione del suo disco in cui tiravo in ballo France Gall e altre cosette ancora di pop-culture francese), mi chiamò Pinketts che come al solito aveva smarrito il senso della frase iniziata due settimane prima, mi chiamò Sofia Coppola (mi garantiva la presenza di Scarlett Johansson in cambio di una modifica alla sceneggiatura: l’ho mandata a salutarmi le bagasce della binasca), mi chiamò Lucy Liu che in un italiano coloratissimo mi disse: " M-a-c-c-c-i-e-e-l-l-l-o-o-o-o-!-!-!-!-! C-a-z-z-u-t-i-s-s-i-m-o-o-o-o-o-o-!-!-!-!", mi chiamò De Palma (al quale avevo chiesto dei consigli tecnici per una “plongée”), mi chiamò Roger Moore che si complimentò per il mio look (Moore in fatto di maniere gentili e signorilità dà le biglie a tutti), mi chiamò Elliot Gould che voleva semplicemente salutarmi, mi chiamò Farah Fawcett un po’ stizzita (mi ero dimenticato di mandarle il solito sms della buona notte), mi chiamò Swat (“Ma quando caxxo me lo sganci sto deca eh?”), mi chiamò Leonard Goldberg (e qui son quasi svenuto), mi chiamò Anastacia per la title-track (sta ragazza ha un carattere pari alla sua potenza vocale ma purtroppo proprio non potevo permettermela) ed infine mi venne a trovare l’amico di una vita: Jonathan Livingston.

Capite bene che con dietro tutto sto esercito di importantoni io, alla mia primissima esperienza cinematografica, ero convinto di essermi già accomodato dritto dritto in Paradiso.

Per quanto del tutto inesperto nell’amministrare un budget cinematografico, feci subito tesoro delle parole dell’ottimo Servillo: “Guarda Marcello che per dar polpa ad una sceneggiatura del genere non ti basteranno 2 milioni di euro quindi succhialo per bene agli sponsor e fatti in casa tutto quello che puoi”.
Mi presentarono un ragazzo che si dilettava di composizione musicale e che maneggiava per bene la moderna tecnologia informatica: un tipo particolare al quale concessi da subito una totale fiducia. Lo gonfiai di indicazioni e lo costrinsi ad ascolti prolungati di Umiliani, Cantori Moderni di Alessandroni, Edda Dell’Orso, Manfred Hübler, Siegfried Schwab, Shiffrin etc. etc. etc.

A questo punto devo per forza darvi un’idea di quello che doveva essere il film perchè la musica segue la sua logica.
Il progetto originale pretendeva una grande beffa nei confronti degli spettatori. Sotto le mentite spoglie di un mondo-movie (proprio così) io avevo celato dell’altro. La storia è quella di un playboy maturo (un Servillo pronto a dar lezioni anche al di là dell’oceano) che viene sconfitto da un giovane “collega” (avevamo pensato, per risparmiare, di dare questa parte al Lollauser) proprio quando in ballo c’è la donna della vita. Una storia malinconica continuamente frammentata ed invasa da momenti di “carattere mondo” ai quali però io avevo tolto ogni elemento scioccante. Il film doveva risultare poetico, soave, pieno, straniante, ermetico ma per nulla “sporco”.
Una cosa che si fermava un poco prima del surrealismo dilatando però di moltissimo i confini del cinema “popolare” (e con una sceneggiatura simile ci potevate contare sulla riuscita!).

Io per una sciagurata circostanza non riusci più a mettere le mani su quella cifra e dell’intero progetto non si fece più nulla.

Mi rimane però questo pugno di pezzi che il “poverino” fu costretto ad inventarsi nel giro di quattro giorni (dopo di che fuggì non potendone più del mio fare da aguzzino).

Ve li piazzo in questa pagina gentilmente “prestatami” dallo staff di GDR: http://www.gentedirispetto.com/gdrmusic/mondo/

Saluti

Semplicemente meravigliosi questi pezzi! :swoon:

E mi potevi chiamare, santoiddio! Avrei lavorato aggratis.:slight_smile:

A parte gli scherzi (ma neanche tanto), sono meravigliosi quei pezzi!

E l’idea del mondo movie ‘‘ingannevole’’ manderebbe in sollucchero l’omo àncora.

Ancòra una volta, mi levo il cappello.

Li conosco personalmente, sono più unici che rari.
Ma dimmi Marcello, come hai fatto a contattarli?

Non so esattamente di chi o cosa stia parlando Marcello nel suo post (anche se ne abbiamo parlato di persona non più tardi di ieri), ma vorrei ribadire la clamorosa bellezza di quelle 50 righe… non si può non ridere :smiley:

Grazie Marcy :swoon:

Dopo un post delirante come questo,ci voleva della buona musica…ottimi pezzi,peccato per come é andata a finire…:frowning: