15 dicembre 1969 anniversario morte di un'innocente

Come da titolo. Il 15 dicembre del 1969 muore nella questura di Milano e buttato come un pacco dalla finestra, il ferroviere ed anarchico Giuseppe Pinelli, accusato ingiustamente della strage di Piazza Fontana.
Abbiamo subito le menzogne del questore di Milano, tal Marcello Guida, in passato responsabile fascista dei detenuti politici avviati al confine di Ventotene. In pratica mentre Guida puniva gente come Pertini, Pinelli appena quindicenne rischiava la vita facendo la staffetta per i partigiani della Brigata Franco, attiva a Milano.
Abbiamo subito il cambio di tre versioni dei fatti, le bugie del “povero” Commisario Calabresi e la ridicola sentenza del giudice Gerardo D’Ambrosio, secondo il quale la morte di Pinelli è imputabile ad un “malore attivo”.
Una malattia senza nome che in particolari casi di stress può spingere la persona afflitta a ruotare vorticosamente in aria e compiere un’evoluzione tale da sfuggire alle braccia dei poliziotti che tentano inutilmente di salvargli la vita e precipitare così nel vuoto.
Di lui ci restano le testimonianze di chi l’ha conosciuto, il dolore della moglie e delle due figlie (oltre al nostro) e una lapide che gli anarchici hanno messo in memoria del compagno ucciso davanti alla Banca dell’Agricoltura che recita: A GIUSEPPE PINELLI FERROVIERE ANARCHICO UCCISO INNOCENTE NEI LOCALI DELLA QUESTURA DI MILANO.

http://www.informagiovani.it/Terrorismo/piazzafontana/comm2.htm

Non condivido affatto la virgolettatura ironica sul “povero” riferito a Calabresi. Drugo, ti piaccia o no il commissario è stato una vittima esattamente come Pinelli; la sua responsabilità nella morte dell’anarchico non è mai stata provata, ma le belve che lo hanno freddato si sono auto-proclamate suoi giudici, giuria e boia. Non ripetere lo stesso errore, Calabresi non l’hai mai conosciuto e non puoi sapere se meritasse di morire o no; sicuramente meritava tutte le garanzie legali che tanti extraparlamentari di sinistra invocano, non una barbara esecuzione per strada. Vergogna, assassini!

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Sbagliata o giusta che sia stata la sua esecuzione, lui si era reso complice dell’assassinio di un’innocente. E questi sono i fatti. Provati.
La colpa di Pinelli qual’era invece? Solo di essere anarchico.
Le morti non sono tutte uguali e volerle equiparare per forza mi sembra ingiusto.

Da chi? Da un tribunale? No. Neanche dai pezzi di merda che lo hanno crivellato di colpi in mezzo a una strada, a dire il vero. Calabresi non ha affrontato un processo, ma un linciaggio. Organizzato ad arte dai vili sacchi di letame che sulle pagine di quel rotolo di carta igienica che era Lotta Continua ricostruivano fantastiche versioni sulla morte di Pinelli (la mia preferita è quella sul colpo di karate alla base della nuca che lo avrebbe finito, dopo un pestaggio da far impallidire la flagellazione di evangelica memoria); gli stessi sacchi di letame che han fatto carriera, leccano il culo ai dirigenti di una nota società televisiva e concionano in tempi assai recenti sulla minaccia comunista e su come gli Americani e Andreotti ci avrebbero salvato dalla medesima. E tu dai credito a simile feccia? Se mai ti troverai a dover rispondere di qualche colpa (capita a tutti noi, una volta o l’altra; dato che ti definisci cristiano, devi pur averlo messo in conto), ti auguro di poter contare su una giuria assai più clemente di quella che ha ammazzato Calabresi per ben due volte: fisicamente allora, moralmente adesso con le accuse che continuano a muovergli senza uno straccio di prova legale (dei libri e delle dichiarazioni me ne fotto, sono i tribunali a stabilire le responsabilità effettive) in mano. Ingiusto equiparare le due morti? Vallo a raccontare ai familiari di Calabresi, che non ritengo meno addolorati e incolpevoli di quelli di Pinelli. Nessuno sa perchè Pinelli è morto, forse neanche sulla morte di Calabresi è stata fatta piena luce (c’è chi nega la colpevolezza di Sofri e compagni, il che rimetterebbe tutto in discussione): pensa che ridere, se saltasse fuori che la mano omicida è la stessa (non si può mica escludere a priori). Da’ retta, se davvero amor cristiano ti muove una prece di tanto in tanto per il commissario dilla; se era colpevole di qualcosa ormai di fronte all’Eterno merita pietà, se era innocente pure.

A me non risulta sia provato nulla.

Le morti non sono tutte uguali, ma un omicidio è un omicidio.
Quello di Pinelli e quello di Calabresi mi sembrano oltretutto entrambi barbari, stupidi e basati su un’ottusità assoluta di chi li ha compiuti.
In questo li trovo veramente molto simili, magari a loro questo farebbe anche sorridere, c’era anche simpatia fra i due.

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Io poi mi domando se non si sia voluto semplificare troppo, nel teorizzare un movente per l’assassinio di Pinelli. Davvero si è trattato di un barbaro pestaggio poliziesco sfociato in tragedia e motivato dal semplice odio di parte nei confronti di un anarchico? E se si fosse trattato di un’azione premeditata, invece? Se Pinelli fosse stato a conoscenza di qualcosa di compromettente sulla strage di Piazza Fontana e qualcuno avesse deciso di tappargli la bocca? Mi stupisce che con la moda dei cospirazionismi nessuno ci abbia pensato; in fondo tanti polizieschi italiani del periodo proponevano una simile tesi in chiave di fiction.

Me la spieghi? Se è una battuta la trovo pessima. Se non è una battuta inizio a preoccuparmi.

Poi basta. Senza mandare a cagare nessuno. Un basta consapevole del fatto che tanto evidentemente non riusciamo a capirci.

Non ti capisci con gli altri, specie su questioni sociopolitiche, perchè ormai da diverso tempo sembri essere diventato il custode della verità assoluta e il baluardo dei disadattati e dei perdenti.
Il tutto solo perchè hai letto qualche libretto, ed anche se fosse più d’uno, non ti toglierebbe la spocchia da saccentello che tanto odiavi in me fino a qualche tempo fa.
Fermo restando che un omicidio è un omicidio, e sarebbe ora che ti svegli.

Preoccupati, non è una battuta.
Calabresi e Pinelli si conoscevano, e il commissario ha avuto parole di stima nei suoi confronti, mentre Pinelli di Calabresi disse che era una bravissima persona in occasione di un corteo a cui quest’ultimo partecipò (e non fu l’unica occasione, visto che Calabresi sosteneva che con i manifestanti bisognava confrontarsi, e non puntare sulla repressione).

Quanto alla colpevolezza o meno di Calabresi, secondo i documenti ufficiali il commissario non era neanche nella stanza in cui Pinelli è stato ucciso, c’erano altre persone ma non lui.
Ma agli spacciatori di falsità che l’hanno assassinato faceva più comodo avere un colpevole dal nome già noto ai giornali.

Del resto, anche Sofri ha onestamente dichiarato che il clima creato contro Calabresi all’epoca fu una cosa folle e infame. Mi domando se a qualcuno interessi ancora la verità, o se per noi italiani sia più conveniente sposare tesi prefabbricate. Io comunque continuo a portare rispetto alla memoria di Pinelli e Calabresi, vittime dell’odio insensato di quegli anni.

Tutto sommato le parole degli altri mi fanno arrabbiare ma non lasciano segni. Tu invece sai sempre ferirmi. Se mi dici queste cose vuol dire che non mi conosci così a fondo come pensi. Ed essendo mio fratello la cosa mi amareggia non poco. Pazienza. Tanto devo rendermi conto che forse non è un caso che tu ti sia costruito la tua vita familiare a debita distanza.
Per la cronaca (sempre ti interessi saperlo), la mia non è spocchia ma è l’atteggiamento di uno che pensa di avere a che fare con un popolo di ciechi.
Cmq stai tranquillo, smetto di andare a predicare a convertiti.
Quanto a svegliarmi l’ho già fatto. Ma era meglio sognare.

Dai drughetto, prendi troppo sul serio quei libercoli divulgativi. Io per un po’ mi son divertito a consultarli: il risultato? Tutti dicono il contrario di tutto, concionano ma alla fine prove tangibili… certo, ognuno ha diritto alle proprie opinioni. Ma sempre di opinioni si tratta, chi può dire di avere tutti i tasselli per riscrivere la storia d’Italia? La buona fede è la tua più grande virtù, ma a volte sei troppo credulone. :chezzooo:

E’ una grossa sofferenza, ma preferisco essere credulone (o meglio idealista) che disilluso. Non amo sapere che il paese dove vivo è profondamente fascista. Che tutte le persone che hanno dato la vita per la libertà sono stati traditi da coloro che hanno liberato. Che i vermi sconfitti siano stati riabilitati e rimessi ai posti di comando. Che la Democrazia Cristiana sia stata il cancro dell’Italia e che ci siano stati personaggi come Almirante, Rauti, Evola, Borghese. Che la polizia sia stata sempre al sevizio degli sfruttatori, pronta a stroncare con violenza (625 persone fra morti e feriti nella repressione degli anni 70) ogni rivolta popolare.
Che si siano usati i trucchi più meschini come “la strategia della tensione” per inculcare alla gente la paura e fargli invocare l’aiuto di un potere forte. Il tutto organizzando stragi a cuor leggero. O che si sia ricorso all’eroina per stroncare la protesta e migliaia di giovani vite.
Che si sia provato a fare un colpo di stato sulla falsariga di quello fatto dai colonnelli in Grecia. Che il legame fra fascisti e malavita sia stato sempre così forte e lucroso per entrambi. Che non ci sia stato mai in Italia un vero Partito Comunista, interessato ai lavoratori piuttosto che alla brama di sedere al potere, per questo io (come tanti altri) mi sono sempre sentito vicino solo alla sinistra extraparlamentare, nel bene e nel male. Che la giustizia e la democrazia siano due concetti inventati dai ricchi. Che ad oggi il piano di Licio Gelli e di Propaganda 2 sia stato rispettato perfettamente e che il Presidente del consiglio del mio paese sia stato condannato dalla Corte d’appello di Verona nel 1990 per aver giurato il falso davanti ai giudici a proposito della sua affiliazione alla loggia massonica P2. Che oggi non esiste più una coscienza popolare, mentre ad esempio nel 1978 quando fu rapito Aldo Moro e sfilarono 40000 persone in una manifestazione organizzata dalla Dc, ci fu la risposta indiretta di 100000 proletari a manifestare per l’uccisione di stampo fascista di Fausto e Iaio.
Ma forse dovrei smettere di farmi sangue amaro e continuare a recitare come un mantra le parole del mio eroe Horst Fantazzini:
Attenderò un altro straniero,
altri intrusi, tutti gli esclusi.
Quel giorno non renderemo loro
lo scherno ed il disprezzo,
ma ci limiteremo a lasciarli estinguere
nel loro misero deserto intellettuale.
In solitudine. Silenziosamente. Senza eredi.
Da “L’attesa” 1968

Drugo. Nato sotto il segno di Bresci.

Hahaha questa di Bresci non è male. Comunque condivido molte delle cose che hai detto, in particolare il tasto dolente dell’attuale mancanza di una coscienza popolare. Del resto, c’è chi sostiene che oramai la lotta di classe nel Belpaese sia soltanto un ricordo…

Ma quale classe??? Gli operai votano berlusconi ed hanno in salotto un plasma da 40 pollici, mentre in giardino hanno 2 auto.

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E’ vero quello che scrivi, l’ingenuità è nel voler a tutti i costi fare una suddivisione fra buoni e cattivi, in cui uno con una divisa addosso viene iscritto d’ufficio alla lista dei cattivi. Pasolini diceva che nelle lotte studentesche lui stava con il ventenne di famiglia povera che non aveva altro futuro che fare il carabiniere piuttosto che con lo studente figlio di papà (non vorrei aprire un altro fronte, ma questa frase mi fa venire in mente la disgrazia di piazza Alimonda).

Il grande errore della sinistra extraparlamentare dell’epoca è stata proprio la scelta dei bersagli. Aldo Moro non era peggiore di altri democristiani, ma era sicuramente migliore di molti. Idem per il commissario Calabresi. E guarda caso, entrambi cercavano il dialogo.
Non ho mai capito se i fautori della lotta armata fossero proprio stupidi o si siano lasciati manovrare fino a questo punto. Forse non lo sapremo mai.

Vabbè, sarà la 5 elementare. In realtà, lotta di classe non significa necessariamente “proletari vs padroni”; la società italiana è cambiata negli ultimi 50 anni, e cambiate sono le problematiche ad essa collegate. Oggi la gente scende in piazza come allora, ma per esigenze diverse. Sempre lotta di classe è.

non credo sia stato giusto uccidere calabresi, chiunque sia stato e per qualsiasi motivo

lotta continua sia come giornale che come movimento col senno di poi può essere giudicato come ciascuno meglio crede, all’epoca era senz’altro un segno formidabile dei tempi

comunque sono stato recentemente nella questura di milano, per fortuna a scopo ludico, però quando ci sono entrato non ho potuto non pensare a pinelli e non sentire uno strano freddo dietro la schiena

non meritava di morire neanche lui, giacchè peraltro non aveva neanche fatto un cazzo di niente

fatto sta, so che tendo a ripetermi, se in quel frangente si fosse fatta chiarezza subito invece che salire sugli ottovolanti lessicali per cercare in modo ridicolo di spiegare una morte gratuita guardandosi bene di incriminare i colpevoli si sarebbero evitati molto probabilmente guai peggiori

e forse pure calabresi sarebbe ancora vivo

però in italia non stiamo capiti nè per le questioni di 40 anni fa nè per quelle di oggi

Il tuo più grosso problema non è tanto quello di non farsi capire dal fratello quanto, sembra, non ammettere che spesso le tue farneticazioni politiche ti portano lontano dalla realtà.
Altrimenti mi spieghi come mai, l’intervento di Bluevelvet, che tu sembra deliberatamente ignorare, non suscita in te nessun commento?
Come mai non lo sapevi che Calabresi e Pinelli si conoscevano?
Dai Andrea finiscila di fare il martire di una generazione di sconfitti, sei intelligente e non te lo meriti.
E neanche io, essendo, come hai puntualmente evidenziato, tuo fratello.
Un’ultima cosa visto che la famiglia non si tocca, io me la sono fatta distante proprio perchè voglio che sia la mia e non dei nonni delle comari dei parentucoli e dei cagacazzo dell’ultim’ora.