36 Quai des Orfevres

Apro un thread anche se mi pareva che ce ne fosse uno già aperto.

Che dire? Spettacolare, grandissimo polar franzoso con 2 interpreti al top, Auteil & Depardieu sembrano Pacino e De Niro, e se possibile sono pure meglio. Grande azione e tensione, sceneggiatura impeccabile, uno dei migliori film del genere degli ultimi 10 anni (per lo meno). Imprescindibile.

http://www.dvdbeaver.com/film/DVDReviews17/36_Quai_des_Orf�vres_dvd_review.htm

E per tutti quelli che come me non l’hanno visto ma godono del satellite, stasera su SKY CINEMA 1, alle ore 22.35, noi avremo la nostra vendetta…

Mi inserisco nel topic per chiedere come e’ il dvd italiano?!

Eccellente.il film e il dvd
Un noir con i contro…fiocchi

Ieri sera dopo quella occasione sprecata de L’Impero Dei Lupi ho voluto togliermi quel sapore di cinema inutile dal palato rituffandomi ancora nel cinema francese.

E devo dire che la seconda scelta mi ha ripagato di tutto. Di tutto e di più…

Questo 36, Quai des Orfèvres è una granadissima botta di film.

Qui c’è poco da mostrare antipatia per il cinema francese perchè i “cuginetti” quando caricano simili colpi in canna non ce n’è più per nessuno…stendono tutti.

E come detto sopra da quel lì…stavolta han “steso” pure Heat del Michele Mann.

Fotografia crepuscolare con interni melvilliani, cinema più da “macchina da presa” che da postproduzione digitale, scene d’azione feroci e bastarde ma mai gratuite, sceneggiatura che tiene fino alla fine, una girandola vorticosa di pulsioni per tutta la pellicola, amicizia-rabbia-vendetta-repressione giocano fra loro, si rincorrono e si sitrovano.
Gerard Depardieu, Daniel Auteuil e André Dussollier fanno fuoco e fiamme. Dei monoliti di sentimento.

Unici piccoli nei sono forse una Golino da dimenticare e un quarto d’ora o più di troppo in coda.
Un voler chiudere a tutti i costi tutte le vicende, una piccola resa alla letterature consolatoria.

Ma resta un noir atipico, intelligente e poderoso, diretto da un ex-sbirro che probabilmente ci ha iniettato qualcosa di “suo”.

Se Heat è più “cinematografico” (nel senso del concedersi allo spettacolo e farsi un po’ “maniera”), questo è più passionale e vero.

Già, perchè ci sono i “polizieschi”, i “poliziotteschi” e poi ci sono i “flic”.

Chapeau.

Mi segnalò questo film un po’ di tempo fa Franco. Molto bella la prima parte e la chiusa, mentre la seconda parte del film l’ho trovata un po’ troppo lenta e “montecristaiana”.

E poi ci sono semplicemente i bei film. Categoria a cui appartengono sia il presente prodotto che Heat, non capisco dove starebbe la superiorità dell’uno sull’altro. Più passionale? Più vero? Boh, io ho trovato molto intensi anche alcuni momenti del film di Mann. Fermo restando che anche 36 m’ha convinto abbastanza; sul finale montecristiano concordo con Pablo, ma nel complesso direi che la visione non ne viene disturbata. Ma da qui a dire che i Francesi stendono tutti gli altri… magari è vero per alcuni loro classici (non sarebbero tali altrimenti), ma questo non mi sembra il caso. De gustibus, ovviamente.

Anche per me sono due bei film.

Ma il francese mi è apparso più “vicino alla strada”.
Ho notato che il regista francese lascia sempre l’occhio della macchina da presa ad altezza uomo o poco oltre.
Forse è solo una mia impressione ma mi pare che ci sia dietro una volontà di maggior realismo a scapito di una spettacolarizzazione che invece in Mann si vede di più.

Non dico di certo che un noir si debba fare così o cosà, nemmeno che i francesi siano più bravi.
Osservo solo che questo film è uscito “più” di altri.
Ha sicuramente catturato meglio certe sensibilità.

Il film di Mann probabilmente mi ha riempito di più gli occhi, questo più il cuore.

Più banalmente, la storia e i personaggi t’hanno catturato maggiormente. Succede; a me i personaggi di Heat son rimasti impressi con altrettanta forza: penso a Kilmer e ai suoi problemi coniugali o a De Niro con la sua impossibilità di legarsi sentimentalmente per via della sua attività. Certo, anche questo film francese è ben girato e interpretato in maniera efficace, ma aldilà del fatto di essermi piaciuto non lo trovo più bello di H. Per me vanno messi a pari merito, pur essendo assai diversi a livello stilistico.

Di nuovo riproposto su Sky Cinema1
domani (18 ottobre)
Alle 14.00

Riflettevo un attimo sull’accostamento (quasi improbabile, visti i retroterra) Marchal-Mann, e constatavo che i due grandi cineasti in realtà non reinventano nulla (come mi è capitato di leggere ora qui ora là), Mann riprende il grande noir americano spettacolarizzandone le strutture e solidificandone i codici, Marchal attualizza con mestiere sicuro l’esistenzialismo melvilliano coniugandolo con il linguaggio dell’azione à la Becker.

p.s. In quanto a innovazione stilistica manniana (inquadrature, ritmo, sguardo che segue passo passo i personaggi) c’è già tutto nel cinema tra Huston e Scorsese.

Vabbè, non si può comunque negare che Mann abbia uno stile personale e inconfondibile, via… non sarà Huston o Scorsese ma i suoi thriller han qualcosa di unico. Per il resto d’accordissimo, l’unica cosa che Heat e 36 hanno in comune è l’appartenenza al medesimo genere narrativo. E trovo fuori luogo 'sti paragoni: torniamo a discorrere di 36, che su Heat possiamo benissimo aprire un altro thread (se non esiste già).

36 è a tratti Godardiano e a tratti quasi un film di Deray…nel senso che alcuni interni e certe pause ricordano il Godard de Il bandito delle 11…mentre per quanto riguarda il taglio dei personaggi mi ricorda molto il Deray di Rapina al sole ad esempio

Finalmente visto. Credo che il pregio di un film del genere sia anche da trovarsi nella capacità di esaltare e celare uno scheletro narrativo che più banale e stereotipato non si può. Concordate?! Questo è un noir, senza nessun fronzolo e nessun tentativo di uscire dai binari di un genere che, fatto nel 2006 cosi duro e puro, ha ragione ad arrancare. Girare una pellicola di questo calibro con dette premesse è ancora più difficile. Non credete?!

Devi considerare che già il titolo (Quai des Orfèvres) evoca tutto un universo che è quello inequivocabile del polar (non soltanto cinematografico; c’è sempre lo spettro di Simenon), da Renoir, a Delannoy, Duvivier, fino a Melville. Rendere attuale quel tipo di atmosfera, quel tipo di sensibilità, quel tipo di mitologia del fallimento, questo sì è difficile, ma lo stile di Marchal è talmente sobrio e ben calibrato da riuscire a rendere ancora vivo e attuale un genere che nel corso del tempo si è notevolmente trasformato. Ribaltando le tue considerazioni, Milano, secondo me non è tanto difficile “uscire dai binari del genere”, quanto rimanervi. E Marchal ci riesce alla grande, senza assolutamente arrancare, anche nei suoi momenti più macchinosi.

Appunto topo, forse mi sono spiegato male. Fare un buon film, un ottimo film, stando dentro certi binari, ora magari già molto sfruttati e se vogliamo anche ‘stagionati’ è molto piu difficile che uscirvi e creare una sorta di ibrido. Mi capisci?!

Allora ho frainteso, dicevamo la stessa cosa… :wink:

Magari spiegato male io! :smiley:

36, e un bel polar alla francese anche perche il registro e un ex-poliziotto quindi conosci bene le tensione dentro i diversi servizi delle force dell’ordine (gendarmerie, police, igs…) forse e la stessa situazione in italia tra polizioti e carabinieri ?
:oops: mi sispiace per mio italiano…sono francese.

Pure peggio.

Bienvenue!