Da tempo immemore volevo vedere questo film di un regista abbastanza sconosciuto (Gwing-Gai Lee) con all’attivo 5 titoli, di cui questo é l’esordio, con protagonista l’abituale Simon Yam nel ruolo di un poliziotto trasferito su un’isola sperduta in seguito ad un evento traumatico (il massacro della sua brigata durante una retata).
La vita scorrerebbe pacificamente finché sull’isola sbarcano un gruppo di giovani per fare del campeggio, un marito sopravvissuto all’aggressione della coppia (con annessa uccisione della consorte) e un trio di sicari, che non si contenteranno del loro obiettivo iniziale
Primi 45 minuti pazzeschi, poi il film rientra in binari più risaputi ma mantenendo comunque una gran ferocia e una certa originalità (la morte del cattivo principale o la difesa con dei sassi ne sono due esempi).
Se l’aggressione sensoriale iniziale, tra suoni, montaggio e immagini, fosse continuata durante tutta la durata della pellicola saremmo di fronte ad un capolavoro, ma il film rimane comunque memorabile ed é un peccato che gli altri film del regista sembrino ben più convenzionali.
Qualche foto, che in ogni caso non potrà rendere appieno il delirio iniziale:
L’immagine che apre e chiude il film (e all’inizio la ragione per cui si trovano per terra é limpida manifestazione della follia del primo tempo)
Il profilo inquietante del cattivo più cattivo di tutti
Le donne, anche se combattive, non se la passano bene in questo film
La gioventù tratteggiata con la solita finezza nei cat III