A Stranger Among Us - Una Estranea Fra Noi (S. Lumet, 1992)

Sidney Lumet si fa la sua versione di Witness - Il Testimone di Weir, uscito 8 anni prima. Molte le analogie ma ovviamente Lumet, che non è esattamente l’ultimo venuto, cerca di metterci del proprio, anche e soprattutto tenendo conto del fatto che il piccolo Sidney esordisce come attore a quattro anni nello Yiddish Art Theatre di New York dove i genitori, ambedue ebrei, si esibiscono, rispettivamente come attore il padre e ballerina la madre. Rispetto a Witness la componente di indagine poliziesca interessa pochissimo a Lumet, che quasi se ne scorda, riprendendone le fila in coda in modo un po’ raffazzonato e grossolano, per la verità. Molto bella invece tutta la parte all’interno della comunità amish, lo scontro dei due mondi, quello cinico e materialista della protagonista (una Melanie Griffith ancora molto bella) che, da esterna, penetra una bolla fuori dal tempo fatta di codici, regole e severità inderogabili. A Lumet interessa come le rispettive inconciliabilità piano piano si arrendano vicendevolmente, come avviene la contaminazione, la nascita di sentimenti di rispetto e stima reciproci (e naturalmente sboccia anche l’ammmore). Pure a livello registico questa parte stravince, una fotografia caldissima, morbida, quasi pittorica, proprio a testimoniare il senso di dolcezza e di mancanza totale di minaccia che la protagonista (dal cuore duro) sperimenta a contatto con gli amish. L’intera vicenda conta parziali riferimenti ad un vero fatto di cronaca accaduto nel 1977, l’omicidio di un gioielliere ebreo, Pinchos Jaroslawicz.