Bamboo Doll of Echizen - Echizen take-ningyô (Kôzaburô Yoshimura, 1963)

Giovane intagliatore di bambù della piccola provincia di Echizen si innamora di una cortigiana che il defunto padre (anch’egli rinomato tagliabambù) visitava spesso nei quartieri di piacere nel villaggio limitrofo di Aware. Decide di pagare la sua quota di debiti al bordello e la porta con sè a casa, dove però la tratta come una virginale bambolina di bambù a rappresentare la madre che non ha mai conosciuto. Tragedie all’orizzonte.

Yoshimura viene sommariamente descritto come un emulo di Mizoguchi, come tutti i registi giapponesi molto prolifici si è cimentato con i registri più disparati - in particolare amo la sua produzione anni 60 e la sua collaborazione con Kaneto Shindo, con dei film molto belli che la critica spesso non rilevava concentrandosi al tempo più sugli autori politicizzati della Nūberu bāgu, la nouvelle vague nipponica.
La protagonista Ayako Wakao è al solito magnetica e splendente ma di rilievo è anche l’apporto del rinomato direttore della fotografia Kazuo Miyagawa, il cui lavoro tra le foreste di bambù toglie letteralmente il fiato.

per la serie “double bill azzardati”, lo proporrei con Marie-poupée di Joël Séria

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