Lo so, è brutto aprire un thread su questo storico gruppo solo in seguito alla scomparsa di Francesco Di Giacomo ma tant’è, non ne ho trovato uno precedente. Il Banco è uno dei gruppi con cui sono cresciuto e che ho visto tante volte dal vivo, quindi la notiziaccia di ieri mi ha colpito molto, come se fosse scomparso uno di famiglia.
Qualche parola sul gruppo per chi non avesse familiarità con la loro musica: il Banco del Mutuo Soccorso nasce a Roma sul finire degli anni '60 su iniziativa dei fratelli Nocenzi, che raccolgono attorno a sé gli altri membri del gruppo, fra cui proprio il corpulento vocalist Di Giacomo. Sono tutti musicisti di straordinaria bravura, e alcuni, fra cui proprio i Nocenzi Bros., provengono direttamente dal conservatorio. Già la presenza di due tastieristi - o meglio un pianista e un tastierista - dà al gruppo una connotazione unica, e in più alcuni dei musicisti sono polistrumentisti (il chitarrista Maltese suona pure la tromba e il corno francese, Nocenzi jr. è anche clarinettista).
Nei primi anni '70 il Banco sforna alcuni dischi che rimangono nella storia del progressive, con titoli quali Darwin, Io Sono Nato Libero, Come in un’Ultima Cena. Si tratta di opere complesse, sviluppate secondo la logica del concept album e fatte di brani scritti con tecnica contrappuntistica. L’ispirazione dei pezzi proviene dal retroterra classico dei Nocenzi: Bartók, Copland e Ciajkovskij in declinazione rock. Nei live tutti sfoderano una capacità esecutiva mostruosa, da far impallidire i più blasonati gruppi britannici del periodo.
Il gruppo suscita l’interesse degli Emerson, Lake & Palmer - con i quali c’è qualche affinità - che tentano di esportare la musica del Banco producendo un loro disco in inglese, una compilation di brani già editi e rieseguiti con una ricchezza musicale che ormai lascia stupefatti.
C’è spazio anche per le colonne sonore (Garofano Rosso e Nudo di Donna) e di un disco (…Di Terra) che vede la presenza di un’orchestra sinfonica, con Vittorio Nocenzi sul podio.
Una bella incursione nel prog-rock-folk (Canto di Primavera) chiude sostanzialmente gli anni '70 del Banco.
Il giro di boa degli '80 produce la virata pop-canzonettara che tutti conoscono (quella di Paolo Pa, Buone Notizie, Moby Dick, ecc.) che dà al gruppo il successo delle classifiche ma che ne sminuisce parecchio le capacità creative ed esecutive.
Dopo una dozzina d’anni di purgatorio, e dopo aver perso pezzi fondamentali come il piano di Gianni Nocenzi e il basso di Renato D’Angelo, all’inizio dei '90 il Banco decide di tornare alle origini, riproponendo da allora in poi quasi solo il repertorio prog che li aveva giustamente resi leggendari vent’anni prima.
Certo, il bellissimo sound analogico del tempo ora è sostituito da plasticose sonorità digitali, ma la sempre assoluta bravura dei musicisti e l’incredibile tenuta - fino all’ultimo - della voce di Di Giacomo, consente al gruppo altri vent’anni di onorata carriera con concerti in tutto il mondo.
E poi l’incidente stradale di ieri che pone fine agli oltre quarant’anni di storia del gruppo.
Che ne pensa del Banco il popolo di GdR? Lo avete mai ascoltato o visto suonare, vi piace o meno?
Chiudo con un paio di brani del periodo d’oro. Il primo è uno dei più famosi, nella bellissima versione originale e non nella riproposizione poppettara che ne avrebbe preso il posto di lì a poco.
Il secondo è un capolavoro che mette assieme Béla Bartók e Italo Calvino, roba lontana anni luce - e non saprei se avanti o indietro - dal panorama musicale attuale.