Ci voleva il trapasso deciso da Godard (chapeau, ha voluto controllare tutto fino all’ultimo), per vedere finalmente questo film. Due sfaccendati (Claude Brasseur & Sami Frey) girano per Parigi su una Simca Week-end (scappottata per problemi di capote) cercando di circuire Anna Karina per un colpo a casa di sua zia. Un omaggio ai gangster (e western) movies mmmericani, filtrati dagli occhi di un francese e da quella realtà meno glamour. Godard dà un colpo al suo ex amico Truffaut col triangolo amoroso, e riempe il film di scene che rimarranno nella storia, dal balletto ripreso in Pulp Fiction, alla corsa nel Louvre ripresa da Bertolucci. D’altro canto lo stesso Tarantino ha intitolato la sua casa di produzione in omaggio a questo film. Bellissime le musiche di Michel Legrand (e non le sue ultime, come scherza nei titoli di testa Godard).
Un film che purtroppo non sono ancora riuscito a vedere. Da tarantinofilo quale sono, grave lacuna. Anche perché appartiene ad un periodo in cui il regista svizzero esprimeva un indubbio “piacere di girare”, nelle sue opere. Cosa che purtroppo, nei decenni successivi, fra didascalismi ideologici e irritanti fumisterie intellettualoidi, quasi sempre si perderà…
Onestamente conosco più il Godard anni 60 che quello successivo. Quello che ha reinventato il Cinema. E capisco l’amore di Tarantino per questo film, stracitato sia in Reservoir Dogs che in Pulp Fiction.
Io invece, per anni, non comprendevo la passione di Tarantino per il francese. Pur avendo già visto alcuni suoi lavori dei '60, appunto. Vedendo poi “Detective”, del 1985, ho pensato “Ora mi è chiaro!!”. Certo, appartiene a una fase già parecchio “puzza sotto il naso”, ma il mix di citazionismo (non solo cinematografico) ed ironia (nonché AUTOironia) lo rende appetibile anche per chi spesso non lo… digerisce!