Black swan - Il cigno nero (Darren Aronofsky, 2010)

Che poi, per chi non lo sapesse, Mila Kunis è la doppiatrice originale di Meg Griffin in Family Guy (I Griffin) ed è una delle doppiatrici abituali dell’ottimo Robot Chicken.
Il primo film in cui l’ho vista credo fosse American Psycho 2 e lei era già discretamente memorabile (non tanto per l’interpretazione quanto per l’aspetto).

Vito ieri nel bluray italico. Insomma alla fine tutti entusiasti di questo film? Mah… io non l’ho trovato così riuscito… o meglio, per essere riuscito è anche riuscito ma l’ho trovato davvero un film molto “mainstream” e troppo paraculo, oltre che un rimasticamento di altri film… i rimandi a Cronenberg (La mosca, ma non solo) sono decisamente troppo evidenti.

Il film ha ovviamente dei pregi… la Portman e la Hershey sono bravissime per carità, come anche il resto del cast: la Kunis sensualissima e la Ryder ancora molto bella…forse solo Cassell alla fine risulta fuori ruolo… Aronofsky comunque dovrebbe spiegarci dove ha visto tutti questi “virilissimi” ballerini nella realtà… ok, niente luoghi comuni, però nemmeno luoghi comuni al contrario…

Ho apprezzato molto anche le musiche originali di Clint Mansell, oltre al suo adattamento delle musiche de “Il lago dei Cigni” di Tchaikovsky fatto con molto gusto, benché il compositore russo praticamente viene citato nel film al massimo una volta.

Restando nell’ambito del balletto, in confronto al tanto criticato film che Altman ha girato sullo stesso ambiente, questo risulta migliore solo perché Aronofsky ha puntato sul fantastico/psicologico, un approccio sicuramente più glamour per un certo tipo di pubblico rispetto al taglio più documentaristico “The Company” di Robert Altman… per il resto anche per me vale quello che dice Massimiliano nel quote qui sopra: immagino che questi “rimandi” a Cronenberg e ad Haneke siano risultati stucchevoli anche a lui. Per questo motivo, alla fine della fiera, guardando alla sostanza questa pellicola nel suo complesso non mi ha trasmesso nulla di nuovo, eccetto forse un grande senso di déjà vu

All’inizio mi aveva affascinato, ma un po’ alla volta ha finito per annoiarmi. Le visioni e gli sdoppiamenti di persona sono usati in maniera un po’ dozzinale, un tanto al chilo. La chiave thriller, alla fine, sembra più una facile scappatoia per un discorso che diventava troppo complesso. La Portman, notevole come ballerina, recita abbastanza malamente, ma c’è anche da dire che il regista le chiede in continuazione dei primi piani in cui strabuzza gli occhi.

A Dario la Portman non ha convinto