Bloc Party - A weekend in the city

Da dove cominciare col recensire il secondo capitolo di una delle più promettenti band dell’ondata di tributo alla new wave del nuovo millennio…
Di certo questo secondo appuntamento coi bloc party risulta meno immediato del primo, vuoi la maggiore riflessione che sembra esserci dietro ai pezzi rispetto all’istintiva energia che ha accompagnato il loro primo lavoro. Vuoi anche la diversità dei suoni e delle ambientazioni che accompagnano l’ascolto di A weekend in the city, forti questa volta di echi di elettronica, beat che dai 4/4 del primo album, rimasti peraltro in canzoni come Hunting for witches passano a tempi e ritmi spezzati, situazioni che partono calme per poi esplodere in trionfali ritornelli, conditi a volte da una maggiore distorsione vocale.
La sensazione che ho in generale ascoltando questo prodotto sta sempre a cavallo tra il tentativo riuscito e quello mancato di voler fare un qualcosa di più adulto. Se da un lato è apprezzabile la volontà di farsi carico di una più evidente diversità di suoni, dall’altro questo persorso non sempre risulta efficace ad un orecchio pignolo. A volte non so se i baldi giovini siano stati certi della loro scelta nel tal pezzo. Molto probabilmente questo è da imputarsi a scelte del produttore più che a loro desideri.

Ad ogni modo ben vengano le evoluzioni. Fare un secondo album identico al primo non credo avrebbe avuto molto senso e se questo secondo fosse l’indicazione, il tracciato più o meno evidente per una promettente maturità non posso che essere felice e ansioso per ciò che uscirà in futuro dalle loro teste.

Io comunque vada li adoro. Sanno essere assai più veri della miriade di altre band oggi in circolazione.