Bellissimo, bellissimo, bellissimo.
Rivisto ieri notte nel buon dvd inglese, devo dire che, secondo me, questo film dell’esordiente Kimberly Pierce è uno dei film più belli di tutti gli anni '90.
È una storia dolorosa, raccontata con pudore e con sincero sdegno. L’interpretazione di Hillary Swank è davvero incredibile sotto ogni punto di vista (raramente Oscar fu più meritato) ma sarebbe ingeneroso dire che il merito della riuscita di questo film si posa tutto sulle sue spalle. Tutto mi sembra incredibilmente misurato e ben gestito, dal cast di contorno alle locations, dalla scelta delle musiche alla fotografia.
È uno spaccato raggelante di una certa America, dove il sogno è quello di mantenersi cantando al karaoke, con serate passate in squallidi bar circondati da buzzurri senza speranza, dove girare il mondo significa andare “a Memphis, a Graceland, nel Tennessee” (come se non si trattasse della stessa cosa). È un film sull’impossibilità di essere felici… È un film sulla paura del diverso, sull’ignoranza, sull’orrore di certe province americane.
Ed è anche una storia d’amore, un amore impossibile.
Il film è tratto da una storia vera e questo lo rende ancora più doloroso.
Impossibile uscire indenni dalla visione di questo film. È un film che fa malissimo, che prende allo stomaco, che sconvolge, fa piangere e riflettere.
Un film necessario.