Britannia (2018)

Questa serie britannica, nello stile dei “Vikings”, su Roma che invade la Gran Bretagna ai tempi dei Celti ha alcune cose interessanti.

Altrettanto troppo centrato sulla religione “pagana”. Capisco che la religione era molto importante, ma ciò che è un po 'strano è che essi affrontano queste cose (magia, ecc.) come sono realmente accadute. E questa non è l’unica cosa non realistica…

La cosa peggiore è la musica di credito di apertura e chiusura, che è una sorta di gruppo rock principiante di fine anni '60 - inizio degli anni '70, che si chiede perché questa musica …, qual è la relazione? *

In ogni caso, vale la pena avere una piccola visuale e decidere da soli se piace.

Alcuni elementi sono meravigliosi (per me), non capisco perché la maggior parte di queste serie non posa occuparsi più di fatti reali che probabilmente sarebbero più sorprendenti della “FANTASY”

* Just foud out is Donovan, haha: https://www.youtube.com/watch?v=YJdSIpSZte0

Deluso. Mi ero fatto intortare dall’intervista ad uno dei creatori Jez Butterworth, il quale presentava la spedizione di Plautius come un viaggio conradiano nel cuore di tenebra britannico. Un “concept” che in questa prima stagione si intravede soltanto, giacchè, l’ha già scritto Straniero, al centro delle trame ci sono codesti druidi, antipaticissimi interpreti di un’imperscrutabile volontà superiore. Proprio un’ideona la costruzione del personaggio di Cait, ovvero quellodella solita predestinata.Il finale di stagione lascerebbe ben sperare per il seguito ma il mio bonus di pazienza è giunto al limite.

Il peggio: Celti e Romani parlano tutti disinvoltamente la stessa lingua.

Il meglio: la bravura di David Morrisey.

Straconcordo.