Burlesque (S. Antin, 2010)

Titolo: Burlesque
Regia: S. Antin
Paese: Usa
Anno: 2010
Genere: Musical
Durata: 114’
Cast: Christina Aguilera, Cher, Stanley Tucci, Kristen Bell
Produzione: Screen Gems

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Burlesque è un film strapieno di difetti, e volendo demolirlo ci si metterebbe 5 secondi, però alla fine mi è piaciuto, e sento di adottarlo per una eventuale difesa. Steven Antin dice di essersi ispirato a Cabaret di Bob Fosse…vabbè.

La trama è mini, ma, trattandosi di una storia costruita su misura per i nomi super glitterati di Christina Aguilera e Cher, ovvio che non sia stata esattamente la prima assillante preoccupazione della Produzione. Il grosso del budget è stato sicuramente speso per luci, costumi, truccatori, coreografi e chansonnier. Ed in qul senso Burlesque fa il suo porco lavoro, un po’ come Moulin Rouge, è un discreto spettacolo visivo (anche se non eccelso, Antin non pare avere mai il guizzo geniale), e le due protagoniste da sole valgono il prezzo del biglietto, poiché piacciano o meno, le voci di quelle due donne sono qualcosa di termonucleare. Aggiungiamoci che l’Aguilera è sexy da paura, e lo sarebbe anche Cher se non fosse oramai una montagna di protesi e silicone che cammina (un incrocio tra una testa di Modigliani e Morticia Addams), e pure le ballerine burlesque non scherzano, soprattutto la splendida Kristen Bell.

Il film fa anche molta acqua però; il punto più dolente è che è la prevedibilità fatta pellicola, ad ogni scena sai esattamente cosa accadrà in quella dopo, è come se Antin ti telefonasse e ti dicesse: “occhio, lei dice così perché dopo fa quella cosa, e allora lui le risponde in quell’altro modo…capito?”. E’ didascalico e ovvio, in ogni suo momento, è tutto molto tipizzato, stereotipato, i cliché abbondano, anche visivi (l’antgonista della biondissima Aguilera è mora; il figo del film è “il figo del film”, e dal primo fotogramma in cui compare sai che sarà lo stallone della Aguilera; il segretario/costumista/factotum del club - che poi è Stanley Tucci - nonché grande amico di Cher, ovviamente è omosessuale; il business man riccone di turno è avido, senza scrupoli, palazzinaro, e vuole solo inchiappettarsi la Aguilera, eccetera).
La povera Kristen Bell, ridotta a “figurina cattiva”, passa 114 minuti a fare le facce da invidiosa rosicona, la inquadrano e lei, taaac, in posa, faccia ingrugnita da contratto perché la Aguilera le sta soffiando il posto. Come sprecare un’attrice. Cam Gigandet col suo look metrosexual Arancia Meccanica wannabe mi fa morire, lui è convinto che acchiappa tantissimo, anche se con quella bombetta in testa, più che Alex il drugo pare Charlie Chaplin. Sulla verosimiglianza degli eventi poi c’è da sospendere ad libitum la credibilità, perché altrimenti ti ammazzi dalle risa, però questo accade in tutti i musical praticamente, è come guardare un film fantasy, né più né meno.

Il “burlesque” ci sta come il cavolo a merenda, nel senso che il film uscì in pieno boom del suddetto fenomeno baracconico (più che altro mediatico), e si è scapicollato sul treno del trend ma, a ben vedere, di burlesque c’è poco e niente. Nella prima parte di film qualche numero delle ballerine è un pochino “in chiave”, poi la Aguilera prende campo e il film si piega letteralmente alle sue esigenze di popstar (la cantante di origini ecuadoriane è anche produttrice). I suoi show sul palco sono dei mini concerti con dei costumi un po’ più speciali del solito, ma nulla che abbia realmente a che fare col burlesque (inteso quello tipico alla Dita Von Teese, ammesso che anche quello sia burlesque…).