Caltiki il mostro immortale (Riccardo Freda e Mario Bava, 1959)

Curiosità: nel libretto si replica un equivoco che ha preso forma non si sa dove e quando, cioè si considera Didi Sullivan come nome d’arte di Didi Perego, quando invece la prima è un’attrice inglese protagonista anche di un episodio della serie tv Avengers.

Da Horror n.15 dell’aprile 1971, intervista di Cozzi a Freda, con flano (non è specificato)?

« Caltiki, il mostro immorta-
le? ».
« Non lo ritengo un mio film.
Ci sono mostri, meduse spaziali:
è roba di Bava, onestamente, è il
suo genere. Il film è nato quasi
per caso, proprio per aiutare Ba-
va: vede, Mario in quel periodo
stava dirigendo la fotografia dei
miei film e di quelli di Pietro Fran-
cisci. Era proprio lui a portare al
successo Francisci, perchè quel re-
gista si sedeva sul set e cadeva ad-
dormentato, mentre Bava imposta-
va le inquadrature, creava i truc-
chi, dirigeva gli attori … insomma,
faceva lui il film. E non c’era nulla
di male, ma io venni a sapere che,
alle spalle di Bava, Francisci di-
ceva pessime cose sul suo conto,
lo umiliava. Così imposi a Bava,
da amico, di rompere con Fran-
cisci: e lui l’avrebbe fatto, ma do-
veva campare, aveva il cane am-
malato, le tasse incombenti, la mo-
glie incinta … insomma, doveva la-
vorare per vivere. Così ci siamo
trovati a casa di suo padre e ab-
biamo impostato un film: Caltiki.
Poi l’ho proposto a una produzione
che l’ha accettato. Io l’ho lasciato
quando mancavano un paio di gior-
ni alla conclusione. L’ho diretto io,
sì, ma è il tipico film di Bava. Non
me lo annetto. L’unica cosa che
ricordo con piacere sono le statue
che adornavano gli scenari: le
scolpii io stesso. Per l’orrore poi
ho in progetto da tempo un nuovo
film, che intitolo provvisoriamen-
te Il ragno: una storia sinistra, ma
del brivido che piace a me, reale,
possibile. Niente mostri, niente ba-
bau come quelli a cui ricorre per-
fino Corman. No, angosce e paure
reali, esistenti, latenti in tutti noi.
Ciascuno può nascondere un mo-
stro in fondo al proprio io, no? ».

3 Mi Piace

Freda era un personaggio interessantissimo, sul set e soprattutto fuori dal set. Nonostante tutti dicano che avesse avuto un carattere di merda (alla Lenzi o forse peggio?) mi sto leggendo un pò di storie sulla sua vita privata. Gran viveur, gran collezionista di oggetti di lusso, grandissimo esperto di cavalli, scultore, pittore… da questa sua dichiarazione nei confronti di Bava emerge anche un carattere altruista o comunque sinceramente riconoscente nei confronti di chi meritava più occasioni ed opportunità. Una persona che probabilmente sapeva valutare il vero valore dei propri colleghi.
Ed emerge anche un sincero amore per il cinema fantastico, horror che lo vive genuinamente senza schifarsi di farlo per campare ma proprio per puro interesse.
Persona interessantissima, il Freda. Peccato che in italiano non ci sia una grande bibliografia su di lui

Ho potuto conoscerlo e conversare con lui a un festival nel 1993. Aveva un carattere un po’ brusco, questo è indubbio. Già allora aveva qualche défaillance di memoria (negava di aver mai lavorato con Gastaldi, e quando l’ho raccontato a quest’ultimo si è messo a ridere…). Certo è stato un grande regista, soprattutto versato nel cinema d’avventura, nelle scene d’azione, nelle sequenze movimentate. Odiava il cinema neorealista e realista in genere. “Il vero cinema dev’essere spettacolo”, mi diceva…

3 Mi Piace

Ho un volumetto di 94 pagine su di lui, pubblicato nel 1993 dal Bergamo Film Meeting (probabilmente nella stessa occasione di cui parla @A_N )

La bibliografia italiana è abbondante. C’è il libro di Steve Della Casa (“Riccardo Freda, un uomo solo”), quello di Antonio Fabio Familiari pubblicato da Profondo Rosso (“Riccardo Freda”), c’è un notevole (e raro) libretto-intervista di Giuseppe Tornatore (“Il quarto moschettiere”), c’è la monografia di cui parla Michele, pubblicata dal BFM (sulla quale Freda mi ha scritto una bella dedica), e soprattutto - fondamentale e imperdibile (e oggi rara) - c’è l’autobiografia dello stesso Freda (“Divoratori di celluloide”, con una bella prefazione di Goffredo Fofi). Tutto ciò per limitarci ai volumi monografici.

3 Mi Piace

quello di Steve Della Casa è nella mia want list da tempo e quello di Profondo Rosso l’ho visto e prima o poi prenderò anche quello

Gli altri che hai citato, purtroppo non li ho mai visti in giro

Comunque, si va OT presumo