Canepazzo (David Petrucci, 2012)

David Petrucci, filmaker con una formazione londinese ultra decennale, autore di videoclip, spot pubblicitari, corti, documentari e web series, arriva al suo primo lungometraggio con Canepazzo (e per il 2014 ne sono in cantiere già altri due). Non ho idea se il film sia uscito in sala, comunque è distribuito in dvd da Eagle Pictures.
80 minuti sulle indagini a ritroso di due criminologi (un giovane ed un anziano) riguardanti un serial killer attivo negli anni '80 e poi - sembra - suicidatosi nell’86. Lo spettatore rivive i racconti in chiave di flashback, intervallati da continui ritorni alla realtà, nel tranquillo e pacifico studio del criminologo.

Il film ha svariati motivi di interesse ma anche dei difetti a parer mio. Assolutamente gradevole, soprattutto considerando che si tratta di un’opera prima, pure al netto di tutta l’esperienza “underground” di Petrucci (che sul suo sito sventaglia paragoni ricevuti con Soderbergh e Rodriguez); interessante la storia, la sua affiliazione a quello che potremmo tutto sommato definire “cinema di genere”, le comparsate stuzzicanti di Franco Nero e Tinto Brass, il look ricercato, personale, curato delle immagini.
Non sono invece rimasto troppo convinto della recitazione, non perché gli attori siano dei cani ma perché, per loro iniziativa o per esplicita richiesta di chi li ha diretti, il risultato è troppo affettato, calcato, teatrale. Questo ha comportato degli effetti collaterali, ovvero che immediatamente ho individuato l’assassino.
Petrucci mette in campo personaggi sempre ammiccanti, ambigui, che inevitabilmente richiamano su di sé l’attenzione; così facendo il sospetto arriva troppo presto e, quel che è peggio, viene poi immancabilmente confermato dalla risoluzione degli eventi. Per non spoilerare non proseguo oltre, ma posso dire che i colpi di scena che Canepazzo riserva li ho ampiamente “annusati” per tempo.

Tinto Brass e Franco Nero recitano per pochissime pose, riservandosi il ruolo di “caratteristi”, due personaggi congeniali all’indole di entrambi. Nero in particolare pare un po’ inchiodato alla figura del pazzo profeta visionario negli ultimi scampoli di carriera che il cinema italiano indipendente gli sta concendendo. Tra le partecipazioni autorevoli pure Myriam Catania, Franco Trevisi, Marco Bonetti e, secondo me, pure Micaela Ramazzotti, sebbene non accreditata (la mamma mora del giovane Marco Costa - alias Gian Marco Tavani - non è forse lei?).

DVD discreto ma l’unico extra è il trailer del film.

a me e’ piaciuto molto, sinceramente avrei preso altri attori, ma comunque funziona bene anche cosi’ credo che pero’ abbia fatto zero incassi giusto???