Ci è da comprenderlo il Geraci…
Lui tutti i dì si fa un giretto all’edicola di quartiere, giù un bel carico di stampa assortita varia, ritorno alla maison e accuratissima ispezione censoria di tutto quello che il cinema solo lo sfiora.
Lui, il Geraci, l’è un duro del pensiero cinefilo.
Lui ci affonda il suo giudizio a destra e a manca.
Lui ci ispeziona la stampa da capo a pedi. E quel “capo”, lui, ogni tanto ce lo vorrebbe strigliare e quei “piedi”, sempre lui, ogni tanto ce li vorrebbe lavare.
Ma bisogna capirlo il sciur Geraci…
Che il fardello della conoscenza ogni tanto gli incurva le spalle, gli appesantisce la falcata, gli offusca la strada e pure un poco le intenzioni.
Eccosì capita che si dimentichi un poco da dov’è partito.
Da dov’è partito il suo rimbrotto un po’ stizzito, il suo puntare il dito in tono un poco sbigottito.
Da “Anna” appunto.
Come tutta (o quasi tutta) la stampa del Bel Paese fa, anche questa testata segue la propria linea editoriale, porta avanti una sua storia, rimpinza la ciotola alle sue lettrici.
La direzione di quella rivista conosce bene chi la sfoglia, chi la legge e chi la compra. Intenzioni, usi e costumi.
Non si tratta esattamente del popolo del cinema colto e nemmeno quello dei fan di genere.
Una fetta di gente che del cinema sa per quello che ne sente dai consueti canali di diffusione, se ne frega manco poi tanto vi dico io!
Del cinema che vive sa soprattutto quello che sta “nell’aria”; del cinema preferisce forse il “pettegolezzo” e la “storiella mondana”, le fattezze del fustone, gli scandaletti da “hair-stylist-saloon”.
Ecco che appare una certa logica allora anche in quella lista di attori letta sopra.
Se ci avessero piazzato il David Carradine o la Brigitta Lahaie mica ci avrebbero colto quelli che dovevano coglierci.
Mica è fesso chi scrive su Anna, ci son “penne” e “zucche” pure lì.
E proprio come chi scrive su Cine70, su Ciak o su Rakam, quelle penne sanno che alcune cose sono gradite, altre meno. Altre ancora poi son del tutto fuori luogo.
Che ci vuoi fare caro il mio Geraci, c’è da parcheggiare un po’ per tutti in sta cavolo di vita. E’ solo questione di fare un altro giro, e forse un altro ancora ma poi, vedrai, che un buchetto lo trovi pure per te.
Io però, mi ripeto, quel lì del Geraci lo capisco e mica poco.
Ci fa una vita dura quel lì.
Fra letture colte, cogitare pesante e vertigini dell’intelletto, quel lì si concede solo alcuni amori brutti, sporchi e cattivi, consumati poi nell’ombra di un vivere “bis”.
Prioprio uno degli ultimi che ci rimangono di quel tipo lì.
Proprio uno degli ultimi…