Cerro Torre: Schrei aus Stein - Scream of stone - Grido di pietra (Werner Herzog, 1991)

In Patagonia c’è una montagna, il Cerro Torre, che per anni è stata considerata impossibile da scalare, e tutt’ora rimane difficilmente valicabile, 800 metri di parte granitica verticale. Nel 58 una spedizione italiana tentò di scalarlo, Cesare Maestri, Toni Egger e Cesarino Fava: Maestri riscese dopo una settimana, dicendo che era riuscito a scalarla con Egger, ma questi era caduto, portando con se la macchina fotografica, e quindi la prova di ciò. La questione è ancora largamente dibattuta, con Maestri che difende la sua posizione e la comunità alpinistica internazionale che ormai da per assodato che Maestri abbia mentito. Su un soggetto di Reinhold Messner, Walter Saxer ha poi sviluppato la sceneggiatura e Werner Herzog ha girato il film nel 1991, basandosi molto appunto sulla questione Maestri, con Donald Sutherland & Vittorio Mezzogiorno. Film accolto tiepidamente dalla critica, e che Herzog non considera suo, dato che non ne ha scritto la sceneggiatura, in effetti la parte più loffa del film, oltre ad un sonoro (soprattutto quando parla Sutherland) di difficile percezione. E però si riscatta alla grande con la scena finale, girata proprio là, e proprio per questo un’impresa nell’impresa, una zampata finale che merita per lo meno una visione. DVD UK in letterbox e master così così, zero extra e zero sottotitoli (traccia audio solo in Inglese)

Visionato ieri dallo scarno DVD italiano, come già detto da Rehinold Mayer è un film loffo, però se si conosce la storia e si apprezza il genere assume tutto un’ altro valore, lo iniziai a vedere in vano un annetto fa, ma non conoscendo tutta la storia del Cerro Torre, mi aveva annoiato alla svelta, questa volta più motivato l’ho apprezzato meglio, premetto che è un film relativamente lento, la mano di Herzog è queasi impercettibile, lo si associa a lui solo per il suo cameo iniziale.

Memorabili alcune sequenze di arrampicata di Stefan Glowacz, ammetto che all’inizio lo avevo ingenuamente scambiato per Stéphane Metzger (il travella Sonia di Dobermann), però voi non diteglielo, dato che è una vera leggenda dell’arrampicata sportiva, sapere di essere stato scambiato per un travella potrebbe (giustemente) offenderlo.
Da pelle d’oca alcune scene:

i flashback sulla morte dello svedese mi hanno fatto venire i brividi, di forte impatto anche il finale, riprese da elicottero sulla reale vetta del Cerro

Comunque a conti fatti il film lo si associa ad Herzog con più facilità, quando si comprende l’impresa dell’aver girato scene in uno degli ambienti più ostili del mondo, attorno alla vetta più difficile per antonomasia, un film-impresa-ossessione, non come Fitzcarraldo, ma anche qua qualcosa traspare, solo che più che al teatro di Iquito, siamo più vicini stilisticamente a Cobra Verde, sarà una questione cronologica, ma c’è quel retrogusto crepuscolare che permea in tutta la pellicola africana, dove lì abbiamo il nano gobbo taverniere saggio e qui abbiamo la fattucchiera di campagna che delira deliri e l’alpinista fissato con Mae West e le dita mangiate, bi bo ba… non so, manca qualcosa.

Peccato l’assenza di extra e commentary, volendo citare qualche curiosità, (dall’IMDB), la parte di Roccia doveva in principio essere di un certo Klaus Kinski.
In compenso, vi omaggio con questo bellissimo sfondo per desktop: