Appena finito di ascoltare “Vile denaro” dei Dogo.
Come al solito non scherzano un cazzo,un plauso alla Belva con il quale ce lo siamo sparati a tutto volume mercoledi notte in macchina tornando da Milano.
Considerazione:
Pur ascoltandoli anche in passato non avevo mai fatto così caso all’elemento che citava Pappo in un suo precedente post.
A me non dispiace l’elemento “narrativo-noir” nei loro pezzi.
Poi se vogliamo fare del purismo…
Io oramai l’ho ascoltato svariate volte, e devo dire che stavolta ci hanno proprio preso. Le basi suonano belle moderne e accattivanti, forse troppo per quelli che sono i miei gusti, ma la produzione di Don Joe è roba seria e per il tipo di pubblico/scena a cui fanno riferimento loro direi che i suoni sono perfetti. I testi, nonostante il passaggio su major, sono belli pesi e anzi forse ancora più espliciti, diretti ed incazzati rispetto ai dischi prima (ora voglio vedere chi dirà che si sono venduti), e la presenza della gang è limitata ad un paio di (azzeccati) featuring. Comunque sotto molti aspetti l’impressione globale è quella di trovarsi di fronte se non al disco della “maturità” a qualcosa che ci va molto vicino, decisamente un passo avanti rispetto a Penna Capitale.
Qualche difetto comunque c’è, in primis gran parte dei ritornelli, che soprattutto ai primi ascolti non convincono molto (anzi, alcuni convincono poco e continuano a non convincere pure dopo). Non ho apprezzato molto nemmeno i due brani più “sdolcinati” (Tornerò da Re e Ora che ci penso), anche se dopo un tot di ascolti non ho più il desiderio impellente di skipparli come le prime volte. Menzione d’onore invece per brani come Confessioni di una Banconota e Dolce Paranoia, insieme a M-I Bastard e Incubo Italiano i pezzi che preferisco. Per finire, notevole pure Spaghetti Western, che mi ha fatto tornare ai tempi dei brani anti-Lega delle posse nei primi '90, e che ha -questo si!- un ritornello che ti si inchioda in testa a vita!
Lo stile noir oramai direi che se lo (s)padroneggiano molto bene, riuscendo a parlare per metafore in maniera molto convincente e seria, e non solamente per “shock tactic” come potrebbe sembrare ad un primo acchito. Certo, Milano continua a non essere il bronx, ma leggendo tra le righe continua anche a non essere molto lontana da come viene cantata in questo disco.
Per quanto mi riguarda, nonostante un paio di pecche, assolutamente promosso. :slogun:
Bell’album…pur standomi sul cazzo come tipo di musica, loro sono davvero bravi…Comunque tra tutte nuove canzoni non ce n’è nessuna che batta Vida Loca…
P.S: in pratica di Rap mi piacciono solo i Club Dogo e Nemesi:)
Non conosco benissimo il rap ma questo pezzo lo trovo grande, so che fa parte del disco precedente, ogni volta che l’ho visto in negozio ci ho sempre pensato a comprarlo ma poi niente…
E beccatevi il video di “Butta via tutto”: http://www.youtube.com/watch?v=q4d2Mr6dIy0
Per certi versi “poliziesco”, anche perchè non hanno mai nascosto la loro passione per il poliziesco all’italiana…
Un bel lavoro, ma per me loro sono troppo finti, troppo costruiti.
E non è la solita polemica su chi firma con le major e chi no. A me l’hip hop piace perchè è un genere molto diretto, in cui gli artisti parlano di cose vere, magari anche banali, ma vissute molto in prima persona. Poi in mezzo la tamarrata gangsta ci sta, per carità, però non è che ti puoi inventare di sana pianta una sensibilità o una vita da ghetto quando al massimo abiti sui Navigli.
Preferisco gruppi che fanno pezzi magari più casarecci, sia come testi che come musica, ma più autentici.
Io posso solo dire che quoto bluevelvet…
Mi consolo nel notare come parte dei forumisti intervenuti nella discussione si dichiari poco preparata nella nobile arte del rap o ha in avversione questo genere…
Detto ciò, ognuno faccia il suo. Loro sono bravi e i primi due dischi li ho trovati molto interessanti. Questo molto sinceramente faccio una gran fatica a digerirlo.
Ma io ho detto che sono finti, non merda.
Vile denaro è piacevole da ascoltare, musicalmente ben fatto, poi quando sento il Guercio che parla come se fosse cresciuto nel Bronx non riesco a non ridere.
Uno può scrivere i testi che vuole, ma a me quello che piace del rap è proprio il fatto di rispecchiare la realtà delle persone.
In Germania, recentemente, sono stati messi al bando gruppi rap che facevano canzoni con contenuti di stampo neonazista. A Marsiglia l’hip-hop racconta i problemi e i disagi dell’integrazione razziale. In Italia in passato ha parlato il linguaggio dei centri sociali, ora ha trovato altri temi da sviluppare, compresi i problemi degli adolescenti che cercano di diventare grandi (e che riescono a fare rap, perchè è più facile da fare rispetto ad altri generi musicali). Risultati a volte un po naif, ma che hanno un sapore autentico, a prescindere dal valore artistico.
Se però ho la sensazione che mi stanno prendendo per il culo, come appunto mi succede con i Club Dogo, li ascolto con un altro spirito.
Ma loro hanno dichiarato più volte che i testi che scrivono sono 20% di fatti reali e 80% di fiction…
Poi scusa ma non dirmi che un pezzo come spaghetti western è commerciale…
Ma infatti. Ci mancherebbe pure che pretendono di spacciarli per veri, però si atteggiano come se lo fossero. Poi ribadisco, alla fine il cd mi piace, quindi chissenefrega. Però preferisco ascoltare cose magari più grezze ma più dirette.
Poi se così vendono buon per loro.
non vogli entrare in polemica però sono anni e anni che il meccanismo della famosa “scena” è sempre il medesimo…finchè resti nell’underground va tutto bene,appena riesci a fare il botto sei una boy band.
Sia ben chiaro che non m riferisco alle tue parole;)
Guarda, il discorso che fai tu lo potevo fare a 20 anni circa, non certo ora che di anni ne ho 33 ed ho una certa esperienza in questi fatti.
Anche Neffa con “Aspettando il sole” vendette abbastanza, eppure non mi sono mai sognato di dire Neffa vende = merda. Basti dire che tutt’oggi compro i suoi cd…
Come comprai Lou x e Assalti quando passarono BMG. A me se uno vende non me ne frega un cazzo. Io parlo di musica, i discorsi sui soldi e gli incassi, li lascio agli avidi e ai ragazzini.
Come ho già scritto nel mio post precedente, secondo me i Club Dogo non vanno presi esattamente per come appaiono, come invece si potrebbe fare nel caso di gente come Assalti Frontali o Lou X. Io non sono esattamente un fan dei CD, ma questo nuovo album (e anche quelli prima, almeno dal punto di vista lirico) l’ho trovato molto meno finto e anche molto meno stupido -se mi si passa il termine- di quanto molti potrebbero pensare in un primo tempo… io credo che il vero modo di capire il valore di un disco come questo sia di leggere bene tra le righe che cosa effettivamente sta passando dietro le rime sulla coca e le rapine, qual’è il messaggio nascosto sotto le storie da bronx ovviamente esagerate e romanzate. E’ chiaro che se uno apprezza solo i rappers veri al 100%, nel senso che rappano esattamente quello che sono e che vivono, non può apprezzare i Club Dogo se non con un certo sforzo di astrazione… così come è altrettanto vero che almeno il 70-80% del loro pubblico, specialmente dopo il passaggio su major, non andrà oltre la retorica della rapina e dello spaccio… ma secondo me in questo disco c’è parecchio di più, e aggiungo che probabilmente in due brani come Spaghetti western e Confessioni di una banconota questa cosa salta fuori in maniera netta, senza nemmeno il filtro di cui sopra.
Diverso il discorso delle basi, decisamente più club-friendly rispetto a prima, ma d’altra parte ora hanno un’esposizione maggiore e il disco devono pure venderlo, per me l’importante era che non si sputtanassero a livello di testi, e direi che su questo punto ci siamo.