Conquest of space - La conquista dello spazio (1955, Byron Haskin)


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Titolo originale Conquest of space
Anno USA 1955
Regia Byron Haskin
Cast Walter Brooke, Eric Fleming, Mickey Shaughnessy

Un razzo sta per partire diretto verso la luna: all’improvviso qualcosa va storto, ed il missile dirotta verso marte. a prendere la decisione di cambiare destinazione e’ stato il comandante, in preda a bizzarri scrupoli religiosi…

DVD Sinister
http://www.amazon.it/Conquista-Dello-Spazio-Walter-Brooke/dp/B00FCH1FZ0/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1385802674&sr=8-1&keywords=conquista+dello+spazio
Audio ITA-ENG
Sottotitoli ITA
Video 1.85:1 16/9
Durata 1h17m16s
Extra Introduzione di Luigi Cozzi (5min)

Visto 63 anni dopo fa un certo effetto. Contrariamente a vecchie commedie o a noir datati, che paradossalmente aumentano di fascino col passare del tempo, alcuni film sci-fi (per fortuna non tutti) risentono alquanto dello scorrere del tempo. Sia a livello formale (gli effetti special, per la verità già pesantemente criticati all’epoca…checché ne dica Luigi Cozzi) sia contenutistico, il film ha delle ingenuità notevoli; del resto siamo a 14 anni dall’allunaggio. Per lo stesso motivo però è piacevole e divertente da vedere, anche se fa una gran tenerezza. Tuttavia c’è un elemento molto importante della storia che lascia esterrefatti e non ho compreso se sia voluto o “capitato”.

Mi riferisco all’improvvisa radicalizzazione religiosa del generale Merrit. Lui è il capo spedizione verso Marte, stimatissimo leader di tutte le anime che dimorano nella stazione spaziale da lui stesso progettata, la Ruota. Un militare di lungo corso con evidenti competenze astrofisiche, praticamente un pioniere dell’astronautica, e rimane totalmente sconvolto dal fatto che si intenda raggiungere Marte anziché la Luna (per la quale non batteva ciglio). Cade in uno stato paranoico fatto di deliri dal forte accento religioso. Da generale si trasforma in moralizzatore messianico, gli manca solo il cartello al collo con scritto “la Fine è vicina”. Legge la Bibbia, lancia strali e maledizioni, arriva quasi a compromettere l’intera missione e non si fa scrupoli di mettere a repentaglio la vita dei propri uomini, né di sparare a suo figlio pur di ostacolarlo. Questo giro di volta nel film è potentissimo ma anche parecchio strambo; non si capisce se il regista volesse forse mettere l’accento sul bipolarismo del personaggio, magari straniato dalla lunga permanenza nello spazio (ci sono accenni in tal senso) o se si tratta invece dell’espressione più o meno “consapevole” di un punto di vista “anni 50”, un po’ beghino e bigotto, sull’argomento Boh!