Corsari - Cutthroat Island (Renny Harlin, 1995)

https://www.imdb.com/title/tt0112760/

Prima di Jack Sparrow c’è stata Geena Davis :-p

diretto dal finlandese Renny Harlin

trama: Morgan è la bella e audace figlia di un pirata, degna seguace delle orme paterne. A un’asta di schiavi compra William, un affascinante avventuriero, insieme con il quale si mette alla ricerca di un tesoro segreto, seppellito a Cutthroad Island. La mappa del tesoro però in parte si trova sulla testa rasata di un vecchio pirata, mentre un altro pezzo è in possesso di un pericoloso filibustiere. Tra duelli, raggiri, inseguimenti, ci sarà anche il tempo per far sbocciare l’amore :-p

Il film è conosciuto principalmente per lo scarsissimo successo ricavato dalla distribuzione cinematografica.
Prodotto con una spesa di 100ml $ ne ha incassati appena 11ml alla chiusura della distribuzione causando il fallimento della Carolco Pictures, la società che l’ha finanziato :frowning:

Film d’avventura per tutta la famiglia: avanti Ciurmaglia e vecchi Filibustieri che la caccia al tesoro abbia inizio! :fnf:

Un film al quale sono particolarmente legato :pirate_flag:

Quando vidi per la prima volta “Cutthroat Island” (uscito in Italia col titolo orribilmente anonimo di “Corsari”) avrò avuto all’incirca 7 o 8 anni. All’epoca la maggior parte dei film che vedevo non me li andavo ovviamente a cercare da solo, quasi sempre mi ci imbattevo per caso, il più delle volte grazie a mio padre che me li registrava in VHS.
Ebbene, quando vidi casualmente questo film ne rimasi semplicemente estasiato e ad oggi continuo a considerarlo come uno dei migliori esempi di cinema d’avventura mai prodotti fino ad oggi. C’è tutto quello che il genere richiede: pirati, galeoni, ammutinamenti, isole sperdute, tesori nascosti, battaglie navali, duelli all’ultimo sangue, il tutto amalgamato in un mix assolutamente esplosivo in perfetto stile Renny Harlin. Eppure…inspiegabilmente (o forse no), questo controverso film fu un flop epocale. Non potevo credere ai miei occhi quando per la prima volta lessi che questo gioiellino aveva incassato la modica cifra di 10 milioni di dollari a fronte dei 115 che erano stati investiti e che decretò il fallimento per bancarotta della Carolco Pictures.

Il flop del film fu tale da meritarsi addirittura una menzione speciale nel Guinness dei primati e portò da quel momento in poi i produttori hollywoodiani a guardare con ancora più diffidenza i progetti legati al filone piratesco. Una cattiva reputazione che diversi anni dopo porterà non pochi problemi alla realizzazione de “La maledizione della prima luna”, che invece si rivelò un enorme successo per la Disney e diventerà negli anni a venire una delle saghe più fortunate e redditizie nella storia del cinema contemporaneo.

Tralasciando questi aspetti, Cutthroat Island rimane un film di tutto rispetto, con una trama avvincente, dei personaggi che seppur poco approfonditi funzionano molto bene, una colonna sonora composta da John Debney che è oro colato (fu considerata dalla critica specializzata come uno dei temi musicali più brillanti degli ultimi decenni), una scenografia accuratissima che porta la firma di Norman Garwood (non certo l’ultimo arrivato in questo campo), e soprattutto delle sequenze d’azione mozzafiato, coreografate ed eseguite in maniera impeccabile da un team di 32 stuntmen capeggiati, udite udite, da Vic Armstrong che nel mondo stunt non ha bisogno di alcuna presentazione. Memorabili in particolare le prestazioni degli stunt-double della Davis e di Modine, rispettivamente Claudio Pacifico (unico italiano del team oltre al padre, Benito Pacifico, e a Nazzareno Zamperla) e Gàbor Piroch. La performance più sensazionale è probabilmente la scena della scogliera dove rimangono sospesi nel vuoto a centinaia di metri di altezza (alla faccia degli effetti in CGI). Tutto questo ben di Dio è sapientemente miscelato dal buon Renny Harlin che riesce a dare al film un ritmo travolgente e non si smentisce mai trovando il modo di far esplodere qualsiasi cosa gli capiti a tiro ogni 15 minuti (e non è una forzatura, di esplosioni in questo film ce ne sono veramente tante!).

Alla luce di tutte queste considerazioni la domanda sorge praticamente spontanea: come cavolo è possibile che un film così ben strutturato e pieno di analogie con la fortunata saga Disney non abbia goduto del suo stesso successo, ma anzi sia passato alla storia come il più grande fiasco cinematografico?

Ho fatto molte ricerche al riguardo negli ultimi anni, e posso affermare con tutta franchezza che la risposta non va ricercata tanto nel film in se’ (che anzi non ha proprio nulla da invidiare al nostro caro Johnny Depp) quanto nella pessima gestione economica e alla sciagurata campagna di distribuzione che gli venne (o meglio non gli venne) riservata.

Ma partiamo dal principio, perché la storia produttiva di questo lungometraggio è talmente epica e rocambolesca che vale la pena raccontarla e non mi stupirei per niente se un giorno dovesse diventare materia da metacinema.

Renny Harlin, reduce dall’inaspettato successo ottenuto con “Cliffhanger - l’ultima sfida”, è uno dei registi più richiesti del momento e desideroso di creare qualcosa di ancora più memorabile decide di provare a riesumare un genere che ad Hollywood, dagli anni ottanta in poi era stato approcciato solamente in chiave comica e disimpegnata, e i vari risultati erano stati perlopiù deludenti.

Peccato che Harlin oltre ad essere un regista dell’action piuttosto bravo e competente, è comunemente noto per essere anche una calamita per i film più sfigati. Se dovessero assegnare l’oscar della sfiga per il maggior numero di insuccessi nel corso di una sola carriera quel premio andrebbe sicuramente a lui, e in fondo dispiace anche, perché obiettivamente è un regista che merita molto più di quello che ha avuto.

All’epoca in cui Cutthroat Island era ancora in fase embrionale Renny Harlin si frequentava con una giovane e bellissima Geena Davis. Il regista finlandese, convinto che questo film potesse consacrare l’attrice come star d’azione e d’avventura, ebbe l’idea di proporla al produttore Mario Kassar affinché fosse selezionata per il ruolo di Morgan Adams, la protagonista femminile. La parte andò a lei e i due si sposarono poco prima che il film entrasse in fase di produzione. I mesi trascorsi a Malta per le riprese furono come affermarono essi stessi la loro luna di miele. Tutto bellissimo e romanticissimo se non fosse che i meccanismi che avrebbero portato al disastro erano già entrati in funzione.

Da qui in avanti è un susseguirsi di ritardi, di sperpero di denaro e di screzi vari. A partire dal licenziamento di Oliver Reed che durante la permanenza a Malta alzò un po’ troppo il gomito e come ogni vero pirata che si rispetti provocò una rissa all’interno di un bar e fece il provolone proprio con la Davis. Un altro incubo fu l’individuazione del protagonista maschile, nessuno sembrava volersi inserire in un progetto tanto rischioso, e dopo una lunga serie di rinunce illustri la parte di William Shaw andrà a Matthew Modine, che tutto sommato, nonostante fosse stato scelto come ultima delle risorse, alla fine calza il ruolo alla perfezione. Parlando di spese superflue ce ne furono veramente tante, ma la più folle rimane sicuramente l’acquisto dei tristemente noti succhi di frutta della marca V8 che vennero ordinati e fatti arrivare appositamente a Malta in quantità industriale (così tanti che a fine riprese ne erano avanzati scatoloni su scatoloni ancora intatti) su richiesta di Harlin e della Davis che ne erano particolarmente ghiotti.

Nel frattempo, dal momento che molti dei finanziamenti ottenuti dagli investitori stranieri erano già stati intascati (furono costruiti set, navi e altri dettagli logistici a Malta prima ancora che fosse pronta la prima bozza rivista della sceneggiatura…pazzia! Tant’è che molti elementi dovranno essere ricostruiti da zero dopo che furono apportate grosse modifiche allo script iniziale) era ormai troppo tardi per tirarsi indietro e in un modo o nell’altro il film andava portato a casa.

In tutto questo trambusto i produttori stavano incominciando a capire l’antifona e, passatemi il francesismo, iniziarono a stringere il culo seriamente.

La Carolco Pictures era infatti un’enorme nave che già da tempo aveva incominciato ad imbarcare acqua. Qualsiasi appassionato di cinema di genere non può non conoscerla. La casa di produzione aveva avuto il merito di aver lanciato classici come “Rambo - first blood”, “Basic instinct” e di aver tenuto alto il nome di successi già affermati come “Terminator”, ma il salto nelle grandi produzioni era stato un passo ahimè più lungo della gamba e si trovarono presto di fronte all’evidente incapacità di poter gestire più di un progetto costoso alla volta. Il primo duro colpo arrivò con il flop di “Showgirls” che chiuse con un deficit di 25 milioni di dollari e poi fu la volta del nostro “Cutthroat Island” che con le sue perdite record di 115 milioni li fece calare definitivamente a picco.

E se tutto questo non vi sembra ancora abbastanza per giustificarne il flop, il caso volle che la Metro-Goldwyn-Mayer, responsabile per la distribuzione del film, proprio in quel periodo fosse in procinto di essere venduta e questo fu il motivo principale per cui non si riuscì in alcun modo ad attuare una campagna di marketing dignitosa che potesse quantomeno vendere bene il prodotto.

Ultimo aspetto che può essere preso in considerazione e che potrebbe spiegare in parte l’accanimento della critica specializzata fu la scelta infausta di far ruotare la storia attorno ad una figura femminile. Ricordiamoci che siamo agli inizi degli anni ’90 e all’epoca non si contavano un gran numero di film d’avventura o d’azione che avessero come protagonista una donna.
“Una donna pirata!?” All’epoca doveva esser suonato abbastanza ridicolo e bizzarro. E a nulla è servito l’impegno di una Geena Davis tutto sommato a suo agio nel ruolo e al culmine della sua bellezza. La critica non ha avuto alcuna pietà nei suoi confronti e l’ha stroncata ingiustamente sotto ogni aspetto.

Eppure, se pensiamo oggi alla saga di “Pirati dei Caraibi” ecco che l’idea della donna pirata non ci appare più così assurda, basti pensare ai numerosi personaggi femminili con ruoli di rilievo come l’Elizabeth Swann di Keira Knightley o l’Angelica Teach di Penélope Cruz. Tutti personaggi amati dal pubblico e idolatrati dalla critica. Ebbene cosa aveva la Davis in meno rispetto a loro? Assolutamente nulla (anzi, in quanto a carisma la Davis le batte a mani basse), semplicemente si è trovata suo malgrado ad anticipare i tempi proponendosi ad un pubblico non ancora pronto in quegli anni ad accogliere una figura di eroina femminile.

NOTA STORICA: Non è un caso che la bandiera di Morgan Adams che vediamo nel film è la stessa che sventolava sulla nave di “Calico” Jack Rackham, uno dei pochi pirati caraibici (fatto storico reale) ad avere donne nel suo equipaggio (Anne Bonny e Mary Read). Alla faccia degli scettici che storcevano la bocca di fronte ad una Davis con sciabola e tricorno e un punto in più a favore delle donne pirata.

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Film che ho sempre snobbato, sia perché non mi ha mai attratto particolarmente il genere pirati, sia perché l’insulso titolo italiano ha lo stesso carisma di uno stecchino di ghiacciolo usato gettato in terra su un marciapiede.

Ma dopo una recensione come la tua direi che vale assolutamente la pena di recuperarlo! :grinning:

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Dagli una chance! Non penso che ne rimarrai deluso :slightly_smiling_face:

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Splendido intervento, quello di Stuntman. Io lo vidi in sala, e di anni ne avevo quasi 22. Mi piacque e mi diverti’, e già all’epoca mi erano incomprensibili le ragioni del flop (anche da noi: alla proiezione pomeridiana, eravamo 3 o 4 spettatori…). Ingiustificato anche il vilipendio critico : rileggersi la stroncatura severa sul Mereghetti, manco l’avesse diretto Andrea Bianchi o Bruno Mattei, caspita!! Invece, vivaddio, pur con qualche difetto, si tratta di uno spettacolone godibilissimo, girato senza risparmio (appunto…), e con attori azzeccati. La Davis, molto prima del MeToo, è una piratessa sexy e credibile nei combattimenti, ma il migliore è probabilmente Langella, cattivo dal formidabile carisma. In breve, un film che per molti non è nemmeno “da rivalutare”, ma innanzitutto DA VEDERE tout court . E non ve ne pentirete… :ok_hand::relaxed::grinning::clinking_glasses:

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Sia lodata la CGI, ma dopo due decenni di immagini sintetiche, è un toccasana per gli occhi vedere le scenografie “vere”, le location “vere” e le navi “vere” che solcano i mari di questo scombiccherato cappa e spada marittimo. Ho una registrazione in HD da tv e l’alta definizione premia i tanti dettagli dei costumi e degli oggetti di scena.

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