Giochi Maliziosi - Debbie Does Dallas (Jim Buckley, 1978)

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Cheerleaders, giocatori di football, sesso: un contesto più americano non si può. Ed è proprio questa tematica che fa da cornice ad una delle pellicole hardcore più famose di sempre, negli States e non: ‘Debbie does Dallas’ (1978) conosciuta da noi anche come ‘Giochi maliziosi’.
La storiellina narra, in breve, dei favori sessuali concessi da un gruppo di cheerleaders per aiutare una di loro, Debbie appunto, a recarsi a Dallas per sostenere un provino per entrare nella Texas Cowgirls, supporters dei Dallas Cowboys.
Niente di più semplice, dunque, come pretesto per inanellare una serie di ottime scene di sesso orale e penetrazioni di qualità, grazie allo stuzzicante cast femminile. ‘Fresh faces and bodies’ dunque, tra cui spicca senza dubbio la ‘Debbie’ del titolo, accreditata nel film come Bambi Woods.
Bionda, acqua e sapone, ragazza deliziosamente ‘vicina di casa style’, Debbie - così la chiamiamo, visto che nessuno conosce le sue vere generalità - era debuttante nel mondo x rated, e, beata incoscienza, non vi era entrata certo per vocazione: semplicemente si trovava in bolletta in quel di new York da diversi mesi, per cui la proposta fattale tramite un’amica già nel giro - potrebbe trattarsi di Desire Cousteau, circostanza possibile - le parve un buon metodo per tirar su quattrini.
Va detto che, se la biondina acconsentì al ‘lavoro’ con fin troppa leggerezza, non fu certo quello a provocarle noie o pentimenti morali, bensì tutto il battage pubblicitario fatto a sua insaputa per la promozione della pellicola.
Il film fu divulgato infatti come ‘tratto da una storia vera, quella di una ex cheerleader dei Cowboys che qui vedrete da vicino’, questo pur sapendo che lei, Debbie, cheerleader non lo era mai stata, come del resto non s’era nemmeno avvicinata al Texas da turista…non solo: lo stesso alias di Bambi Woods le fu affibbiato senza neppure l’accortezza di farle sapere con quale nome sarebbe apparsa nei titoli di testa. A fronte di cotanta indole truffaldina della produzione, la nostra Debbie non si preoccupò comunque di nulla: i 400 dollari le furono prontamente consegnati, il film finito nemmeno lo riguardò: non era stata un’esperienza piacevole di per sé, per lo meno non da ripetere…era andata, tanto bastava. Non si immaginava, la dolce Bambi, che s’era andata a ficcare nella tana del lupo…

Ma facciamo un excursus relativo al film, che fu girato ben lontano dalla ‘Dallas’ citata nel titolo: le scene iniziali dell’allenamento delle cheerleaders si svolsero infatti in tutt’altro posto. Due le opzioni possibili: o il campo di atletica del Brooklyn College (stando a Wikipedia) o il campus della Stony Brook University di Long island (stando alla biografia di Bambi presente nel sito del suo fan club). Quest’ultima tesi ci pare la più probabile, in quanto letta anche da altre parti, e portatrice di conseguenze nefaste: all’atto della richiesta di poter girare nel campus, infatti, il regista Jim Clark si guardò bene dal comunicare la tipologia delle riprese a due dei principali amministratori dell’Università, che vennero poi licenziati a cose fatte (e a film visto dall’amministrazione tutta, evidentemente).
Anche perché le riprese universitarie non si fermarono al campo d’allenamento, ma arrivarono fin dentro gli uffici amministrativi, dove una delle attrici veniva sculacciata dal (presunto) preside, dopo che quest’ultimo l’aveva trovata a fare del sesso orale tra gli scaffali della biblioteca…
Già, la biblioteca. Anche in questo caso le scena di blowjob lì ripresa potrebbe essersi svolta o al Pratt Institute di Brooklyn, o, come già scritto, nella Brook University. Incertezza che non cambia la sostanza: la troupe non aveva certo il permesso per realizzare scene porno, per cui il procuratore di Stato dispose un’ingiunzione contro tutti quei cinema che avrebbero proiettato il film.
Manco a dirlo, tutti questi ‘rumors’ su ‘Debbie does Dallas’ furono oro colato per la promozione del film, che attirò sempre più attenzione da parte di pubblico ed esercenti: e si sa, se c’è da guadagnare, meglio chiudere un occhio…

L’occhio però non lo chiusero le VERE cheerleader dei Cowboys. Eh no: quella divisa indossata con aillure sexy e malizioso da Bambi nell’ultima scena gridava vendetta, essendo praticamente uguale alla divisa ufficiale delle Cowgirls! Ecco arrivare dunque i guai per la nostra biondina, accusata di ‘profanare’ una divisa portatrice di sani valori sportivi (oltre che, per restare sul concreto, coperta da copyright), accusa che fu poi estesa alla produzione tutta nella causa giudiziaria ricordata come ‘Dallas Cowboys Cheerleaders vs. Pussycat Cinema’.

Osservazione personale: le vere cowgirls si risentirono del fatto che, negli immensi cartelloni pubblicitari del film, Bambi venisse accreditata come loro ex compagna, mentre alla squadra maschile dei Cowboys non importò nulla della cosa, evitando altresì opinioni pubbliche pesanti sulla ragazza, né che Richard Bolla indossasse anche lui ‘senza permesso’ la loro uniforme nel deflorare una bionda in ogni dove…caso ipocrita che dimostra come, talvolta, non serva il maschilismo a distruggere l’immagine femminile, essendo già l’universo femminile ‘femminicida’ verso se stesso…

Fatto sta che la nostra Debbie o Bambi che dir si voglia venne trascinata al centro di fin troppe attenzioni giudiziarie oltre che ‘professionali’. Dalle prime ebbe solo noie, cercando dunque di dileguarsi senza dar seguito (per lo meno nell’immediato) a nuovi film hardcore, preferì invece riparare in un night club newyorkese, il Melody Burlesque per la precisione, dove per alcuni mesi svolse la professione di spogliarellista. Con forte attenzione, pare, al rapporto ’tempo trascorso con mani maschili addosso - corrispettivo in dollari per minute’.

Volendo però ritornare al film, chi si troverà a vederlo per la prima volta non potrà fare a meno di magnificare, come scritto all’inizio del post, l’atteggiamento delle ragazze nelle scene hard, anzitutto perché si tratta di ragazze deliziose, fisicamente toniche e attraenti, nonché decisamente predisposte al sesso, per nulla intimidite dalla macchina da presa.
Questo film segna il debutto di Arcadia Lake, moretta dal fisico minuto, poi protagonista di una quarantina di film fino alla metà degli anni 80 circa

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regalandoci altresì un nutrito gruppo di talenti: Georgette Saunders, portata ai deepthroat (è quella a sinistra)

Christie Ford, protagonista della prima scena, torrida, anche se sotto la doccia, addirittura visibile in un anal

Kasey Rogers, portabandiera del sesso orale, vero punto di forza del film

Marie Michaels, vedi sopra con un impeto e ‘fame’ non comuni, è la ragazza della scena in biblioteca

Robin Byrd, vera e propria ‘ideologa’ poi protagonista di un suo talk show su sesso e porno per la tv americana

Rikki O’Neal, moretta con sguardo invitante e fisico mozzafiato, e Jenny Cole, qui nel suo unico anal, pare…

Eppoi c’è lei, Debbie. Vale la pena attendere l’ultima scena per vederla sublime nel blowjob somministrato a Bolla, per poi donarglisi in modo ‘completo’ e totale.
La ragazza ostenta uno sguardo sorpreso, innocente, impacciato, incuriosito addirittura: credo sia questo a renderla ancor più attraente e magnetica, oltre alle indubbie doti fisiche e al volto ‘in salute’ di cui madre natura l’ha dotata.

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Il “campus” ignaro del tipo di film girato mi ricorda molto l’analoga cosa successa, anche se ovviamente non si parla di porno, per animal house. Georgette saunders di viso, nella foto messa, somiglia alquanto a Penelope, la fidanzata di aykroyd in trading places. Se la memoria non mi tradisce, c’è una sorta di trasmissione che si intitola debbie si fa Dallas (o qualcosa del genere) su un canale di Sky, mi è capitato di vedere qualche scorcio al volo di tanto in tanto, anche se la similitudine termina appunto con il titolo. Comunque, Alessio, ne sai a pacchi su questi argomenti, complimenti e arigrazie.

A quello che so io esiste un documentario passato anche su Cielo diverse volte, intitolato in italiano ‘Debbie viene a Dallas’, che racconta il making of del rifacimento del film in oggetto datato 2007, che in effetti ha subito diversi sequel. Questa trasmissione non è hard, e senza dubbio anche se si vedesse qualcosa ci saranno le dissolvenze del caso. Non l’ho vista, ma so che fa parte del ciclo ‘The body of sex’ che appunto ha la sua programmazione in notturna su Cielo, quasi ogni giorno. Potrebbe essere questa…

Si, bravo, “viene” a Dallas, confermo che non c’è hard ma solo qualche nudo qua e là.

Citazione appropriata. Leggo infatti in una vecchia intervista a Bambi nella rivista Stag del Settembre 1979:

  • Stai pensando di fare molti film, o vuoi tirartene fuori [dal porno]?
    - Sto pensando di farne altri tre, infatti vorrei andare a Dallas domani.
  • Che cosa riguardano questi altri film?
    - Il primo si intitola ‘Toga Party’, è una specia di ‘prequel’ di ‘Animal House’, dovrebbe venire bene. Aspetta che lo sappia John Belushi…
  • Lo conosci?
    - Si, me lo son fatto l’anno scorso! E’ stato grande a letto, mi ha sorpreso. Potresti non pensarlo, ma è un ottimo amante.
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Chissà quante querele partirebbero oggi per un’affermazione analoga a quella su Belushi.
In un vecchio episodio di Colombo il movente dell’omicida era di tenere nascosta la sua partecipazione a un film hard intitolato Holly does Houston.

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Questo la dice lunga su come l’immaginario ‘archetipo’ del film sia entrato nei contesti più disparati, generando anche, negli anni, numerosi titoli simili: Debbie Does Iowa, Debbie Goes to College, Debbie Does 'Em All…il mito di ‘Debbie che si fa qualcuno nel posto x’ diventa un ‘topos’ pornografico, insomma, da utilizzare anche per le nuove generazioni (vedi ‘Debbie does Dallas: The Next Generation’, tematica rivista e aggiornata agli anni 2000).
Va anche detto che il nome ‘Debbie’ è stato una sorta di maledizione per la protagonista Bambi, perché, ritornando alla faccenda della causa legale mossa dalle cheerleader dei Dallas Cowboys, il tutto scaturì dall’omonimia di due di loro con la ragazza del titolo: queste due ‘Debbie’ si sentirono insomma trascinate in un contesto non voluto, ecco il vero motivo scatenante del problema.
Riguardo l’iniziativa legale, comunque, non tutte le cowgirls furono compatte. Alcune preferirono - per fortuna - scherzarci su, personalizzando il manifesto originale del film con i loro volti per Playboy.

La nostra Bambi Woods, che apparve in uno shot fotografico hard nel numero di Hustler dell’Ottobre 1978, lo stesso mese dell’uscita del film, si trovò nella necessità di partecipare al secondo episodio della ‘saga’, ‘Debbie Does Dallas 2’, uscito nel 1981.
Parliamoci chiaro, visto il successo del primo film fu subito progettato un sequel, tuttavia nel 1979 la ragazza era riluttante, avendo fastidio nel fare sesso filmato davanti alle diverse persone della troupe. Anche in questo caso, i soldi furono però la parola magica: l’offerta le fu fatta pervenire dai produttori tramite Arcadia Lake, facente a sua volta parte del cast del primo film, e la nostra cambiò rapidamente opinione.
Il secondo ‘Debbie’ è qualitativamente ottimo, siamo ai livelli della sua pellicola gemella di tre anni prima. Stavolta ogni scena di sesso è accompagnata da musica country, ad accentuare il mood texano, e Bambi si trova protagonista di ben 5 scene. La ritroviamo carina come nel film d’esordio, con un taglio di capelli diverso, più aggressivo, alla ‘Joan Jett’: più corti sul davanti, sfilati dietro.
Due le scene da ricordare: la prima vede Bambi impegnata ‘in lesbo action’ con Long Jean Silver e Lisa Cintrice, a loro volta eccellenti pornostar della Golden Age, mentre il ‘clou’ del film è rappresentato dalla performance della nostra con Ron Jeremy. Un Ron in forma, che mette subito in chiaro le indiscusse doti di ‘re del cunnilingus’ e che viene ricordato piacevolmente dalla stessa Bambi in una bella intervista rilasciata nel 2007 su cui sarà il caso di dire, poi, qualche parola…

Unico neo del film sono due scene girate in modo discutibile per un hard dal regista Jim Clark (oppure, cosa più probabile, montate male). Mi soffermo sull’ultima, conclusiva, scena di Bambi con Richard Bolla, caratterizzata da un montaggio sbrigativo, lacunoso, che taglia diversi momenti della performance ‘incollandoli’ con dissolvenze incrociate per accelerare forzatamente i tempi fino al cumshot conclusivo.
La stessa forzatura si ravvisa nella seconda scena, in cui il blowjob e l’anal di Jamie St. James vengono frammentati in diversi ‘flash’ ripresi da vari punti di vista, come in una sorta di ‘compilation’.

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La scena in cui si presenta a Richard Bolla con la camicetta ben sbottonata e annodata in vita in modo da mettere in mostra la sua vita perfetta e degli hot pants (di jeans mi pare) chiedendo un lavoro… giusto in un porno può capitare.

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