Dellamorte Dellamore

Ho cercato un topic sul film ma pare, purtroppo, non esistere. Che ne pensate di questo film? Io lo trovo delizioso, visionario e onirico, pervaso da un umorismo molto british (valga per tutti la scena iniziale, con lui al telefono “Well, life goes on”). Finale splendido, m’ha lasciato di stucco. Il dvd è ottimo e si trova a poco, consiglio ovviamente di visionarlo in Inglese, altrimente si perdono la max parte delle battute di Everett.

Un horror con dei picchi umoristici niente male. A me è piaciuto, trovo che sia estremamente piacevole e fresco. E non mancano quelle vette di humour macabro che funzionano abbastanza bene ed anche i personaggi sono tutti ben costruiti e funzionali. Da rivalutare

Ne parlammo tanto tempo fa io e John Trent…il film, come ben sottolinei, è splendido…un’accozzaglia di horror, umorismo, sentimentalismo e nonsense assolutamente unico.
Rupert Everett protagonista assoluto perfetto nel look miscelato a dovere tra Dylan Dog e lo stesso Francesco Dellamorte…perfetti gli effetti di Stivaletti, quasi “retrò” nella loro meccanicità (una su tutte la morte con le ali di corvo “evocata” dal falò degli elenchi del telefono")…
Le musiche, commissionate all’ultimo momento a Manuel De Sica sono comunque abbastanza convincenti anche se a volte sul filo del midifile…(in origine dovevano essere dei Tangerine Dream…)
Il DVD è buono sia sotto l’aspetto audio/video che nei contenuti extra, contiene infatti il backstage che uscì abbinato nell’edizione limitata a due VHS che, naturalmente, conservo ancora avidamente…

Film che, per essere apprezzato, va visto più di una volta (imho).
Quasi perfetto nel ricostruire un’ambientazione alla Dylan Dog, con un bravissimo Hadji-Lazaro nei panni dell’assistente Gnaghi e con una Anna Falchi ancora splendida.

Il mio horror preferito degli ultimi vent’anni…
Lo vedo e lo rivedo senza averne mai abbastanza.
Splendido, a dir poco.

Gnah! :almayer:

Io ricordo che c’era un partito di gente che lo disprezzava non poco a causa di alcuni elementi considerati denigratori. Qualcuno ricorda i motivi che spinsero parecchi a smerdarlo?

Non saprei.A me non piace perchè non amo il romanzo di Sclavi che l’ha ispirato.Da quel punto di vista è un film riuscito senz’altro,rendere fedelmente il libro era tutt’altro che facile;però,appunto,non apprezzando il testo letterario era difficile che mi piacesse la versione in celluloide.Soavi oltre che un bravo regista è anche capace di ricreare ad arte le atmosfere di un racconto,come dimostrano sia questo Dellamorte Dellamore che il recente Arrivederci amore,ciao(praticamente identico al noir di Carlotto da cui è tratto).

Direttamente dagli archivi del giovane Giorgio Brass eccovi un ampio estratto da una mia vecchia intervista a Gianni Romoli (sceneggiatore e produttore del film).

Romoli: (…) Ti faccio un esempio molto banale senza voler fare nessuna polemica. Dopo tante fatiche siamo finalmente riusciti a fare il dvd italiano di Dellamorte Dellamore che è uscito andando così così… Diciamo che praticamente non se l’è filato nessuno… Noi, però, in produzione, siamo bombardati di lettere che vengono da tutto il mondo dove c’è gente che ci chiede il dvd del film. Abbiamo molte più richieste dall’estero che dall’Italia.

Caddeo: A me il film piace moltissimo… Credo piuttosto che qui in Italia non sia stato capito pienamente.

Romoli: Si, può essere, ma non capisco il perché. C’è sicuramente una forma di pregiudizio rispetto al prodotto italiano, a meno che non sia un po’ storicizzato. Adesso è fin troppo facile dire che certi film di Fulci erano belli, che Bava è stato fondamentale… Fare questo tipo di discorsi sui film di oggi è molto più difficile.
Però bisogna dire che, alla sua uscita in Italia, Dellamorte Dellamore ebbe un ottimo successo. In America e nel resto del mondo è diventato un cult assoluto. Ma lo sai che gli americani ci chiedono da anni i diritti per farne un remake?

Caddeo: E cosa avete intenzione di fare? Li cederete?

Romoli: Mah, no… Loro stessi ci hanno detto che prima di comprarlo intendono farne una sceneggiatura, solo che non ci riescono perché è quasi impossibile! (ride ndr)

Caddeo: Io conosco bene il libro e trovo che sia stato davvero pazzesco riuscire a trarne un film visto che la struttura del romanzo di Sclavi non si presta affatto ad un adattamento per lo schermo… Da cosa siete partiti per la sceneggiatura del film?

Romoli: Dellamorte Dellamore ha avuto una storia abbastanza strana. Tutto è nato dalla mia socia Tilde Corsi. Io conoscevo Tilde perché ero molto amico di Manuel De Sica, il suo ex marito, che mi aveva contattato molti anni prima dopo aver letto per caso i miei famosi telefilm scritti per Giannini. Mi chiamò per dirmi che li aveva apprezzati moltissimo, che anche lui era un grande appassionato di horror e così siamo diventati amici. Diventai quindi amico di Tilde, che all’epoca era un grande ufficio stampa (lavorava con Fellini, Altman, Truffaut…), e anni dopo lei andò a lavorare alla Fininvest come producer. Nel frattempo io avevo fatto La Setta con Soavi che lei conosceva perché giocavano a tennis assieme. In quel periodo Tilde aveva un figlio di 13 anni che aveva avuto il romanzo di Sclavi, l’aveva letto, gli era piaciuto e l’aveva quindi portato nella biblioteca scolastica. Questo libro veniva letto dai compagni di scuola e ci furono alcuni genitori che lo lessero e, non trovandolo adatto per dei ragazzi di quell’età, andarono a lamentarsi dalla preside della scuola. La preside convocò d’urgenza Tilde e le fece una scenata incredibile dicendole frasi tipo “Ma che razza di libri fa leggere a suo figlio!?!?!”. Tilde, che francamente non è un’appassionata di horror, gli aveva regalato il libro perché in quel momento se ne parlava su Dylan Dog e, dopo averlo letto e trovato molto particolare, disse che sarebbe stato interessante realizzarne un film. Portò un po’ in giro quest’idea ma nessuno sembrava essere interessato. Allora pensò di rivolgersi a me e a Michele (Soavi ndr) per cercare di lavorarci su tutti e tre assieme tentando anche di produrlo. La mia attività di produttore nacque lì, io fino ad allora non ci avevo neanche pensato. Leggemmo il romanzo e saltò immediatamente agli occhi la difficoltà di trarre un film da questo libro perché al romanzo mancava la cosa fondamentale per un film: la trama! Il libro è senza trama, i capitoli raccontano la storia ma in maniera non lineare, non cronologica, però il mondo del romanzo è estremamente preciso. Io non avevo letto il romanzo precedentemente ma ero già un lettore di Dylan Dog, tant’è vero che io ho tutti i numeri del fumetto. Ora non lo leggo più perché mi ha un po’ stancato, ma continuo a comprarlo ogni mese… Michele aveva già letto il romanzo però l’aveva un po’ messo da parte perché a lui sarebbe piaciuto fare un film su Dylan Dog.

Caddeo: Ma non era Alberto Negrin che doveva fare il film, anzi, i telefilm, su Dylan Dog?

Romoli: Il problema di Dylan Dog è stato questo: noi abbiamo chiesto i diritti ma Tiziano Sclavi li aveva promessi al suo amico Negrin nonostante lo avessimo avvisato che, facendo così, il film non avrebbe mai visto la luce, come in effetti si è verificato. Noi decidemmo di fare comunque Dellamorte Dellamore ed io mi chiusi in casa per l’intero mese di agosto, lessi tutti i numeri di Dylan Dog, lessi in maniera estremamente attenta il libro facendo anche dei riassunti capitolo per capitolo finché arrivai a scrivere una sceneggiatura che, anche se si trattava della prima versione, è abbastanza simile a quello che poi sarebbe stato il film. La sceneggiatura piacque a Michele e assieme a lui apportammo delle modifiche, decidendo che il fatto di avere una trama vera e propria non ci interessava molto.

Caddeo: Ma Sclavi non intervenne in alcun modo?

Romoli: No, mai. All’inizio lui chiese di poter intervenire ma noi gli dicemmo di no perché trovo che avere l’autore del libro nel team di sceneggiatori sia sempre un disastro. Innanzitutto perché tutto quello che lui aveva da dire l’ha detto nel libro e poi perché in genere l’autore del romanzo tende sempre a riportarti sul testo da lui scritto nonostante sia indispensabile apportare alcune modifiche alle situazioni del libro. Forse il mio è solo un pregiudizio, non posso dirlo con certezza, ma in ogni caso lo tenemmo fuori per poi mandargli la sceneggiatura.

Caddeo: E quale fu la sua reazione?

Romoli: Fu positiva, la sceneggiatura gli piacque. D’altronde era molto fedele allo spirito di Sclavi, pensa che se adesso mi capita di rivedere il film non mi ricordo più quali sono le battute originali del libro e quali quelle che ho inventato io imitando lo stile di Sclavi. L’altra cosa fondamentale per il film fu quella di mandare la sceneggiatura a Rupert Everett che era in qualche modo l’immagine di Dylan Dog e di Francesco Dellamorte. Lui non sapeva che in Italia esistesse un fumetto di grande successo il cui protagonista aveva praticamente le sue sembianze, però lesse la sceneggiatura e gli piacque moltissimo. Si rese conto che si trattava di un film strano, diverso, non era il solito horror. Rupert usciva da un periodo un po’ sfortunato che lo aveva visto in Russia per un anno mezzo girando un film che poi non uscì mai, e quindi decise di fare il film. Nel frattempo, però, io e Michele ci ripensammo…

Caddeo: In che senso ci ripensaste?

Romoli: Ci ripensammo nel senso che leggendo e rileggendo la sceneggiatura ci sembrò veramente troppo pericoloso fare un film senza trama. Decidemmo quindi di scrivere una nuova sceneggiatura dove, attorno alla storia del romanzo, costruivamo una trama gialla in cui venivano commessi dei delitti a Buffalora e sembrava che Dellamorte fosse il colpevole mentre invece il vero assassino era il suo amico Franco. Costruimmo questa specie di giallo all’italiana perché ci venne proprio paura di fare un film così libero dai condizionamenti. Devo dire che a questo punto fu decisivo Rupert perché noi gli mandammo la nuova sceneggiatura (che tra l’altro piaceva molto di più ai vari finanziatori del film…) e lui si precipitò in Italia per dirci che se avessimo girato questo secondo film lui non ne avrebbe fatto parte perché il film che a lui piaceva era quello della prima sceneggiatura. Non aveva nessuna intenzione di venire in Italia per fare un gialletto all’italiana con annesso qualche zombi. Questo ci fece enormemente piacere…

Caddeo: Come fu la realizzazione del film?

Romoli: Faticosa, molto faticosa… Non avevamo molti soldi e purtroppo uscimmo fuori budget di circa un miliardo e mezzo. Noi avevamo trovato solo 3 miliardi e mezzo mentre il film ne costò 5… Lo girammo tutto in autunno, quasi completamente dal vero, le parti girati in studio sono davvero poche. Lo girammo a Guardea in un cimitero vero (ma sconsacrato) che fu ricostruito dallo scenografo, con piogge continue, fango ovunque… Il bravissimo Marchetti, il direttore della fotografia, ci fece aspettare molto e spesso giravamo pochi ciak al giorno perché io e Michele avevamo fatto la richiesta precisa di avere le notti nere…

Caddeo: Immagino si riferisca al colore del cielo …

Romoli: Esattamente… In quel periodo gli horror che venivano dall’America avevano una cosa che a noi faceva orrore: le notti blu, perché il blu passava meglio in televisione. Noi quindi dicemmo a Marchetti che le notti del film dovevano assolutamente essere nere. Fare il cielo di quel colore era però una tecnica da Cinema in bianco e nero e realizzarlo per il film non fu facilissimo anche perché se n’era un po’ persa la tradizione… Fu molto faticoso perché allungò moltissimo i tempi di lavorazione, però alla fine ne eravamo molto contenti perché ci tenevamo davvero tanto ad avere le notti nere.
Quando il film uscì in Italia ebbe un grande successo, anche di critica. Ebbe ottime critiche ed incassò sui 4 miliardi che, all’epoca, erano più o meno come 6 o 7 di adesso. Per un film di genere, quindi, per giunta poi così particolare, fu un bel successo. Lo vendemmo in tutto il mondo, io e Michele lo presentammo al Festival di Gérardmer (che è nato dalle ceneri del defunto Festival di Avoriaz ndr) dove il film fu un trionfo vincendo sia il premio speciale della giuria che quello del pubblico. Quell’anno nella giuria c’erano John Carpenter, Chuck Russell e altri grandi registi horror.

Caddeo: Ricordo che quell’anno il film che vinse il festival fu il bellissimo Creature del Cielo di Peter Jackson.

Romoli: Si, un film meraviglioso anche se bisogna dire che nella sua premiazione c’è una specie di ipocrisia di fondo… Quando un regista di genere come Jackson esce dal genere per fare un film diverso viene automaticamente premiato anche solo per il coraggio della scelta. Però bisogna dire che il film è davvero bello…
Quando il film uscì in America, in Francia, in Germania e in altri paesi andò malissimo ovunque. Fu lanciato come un horror comico ma il film, nonostante faccia molto ridere, non lo è affatto perché si regge su uno strano equilibrio e questo contribuì a non farlo andare bene. Noi però, eravamo molto contenti del successo riscosso in Italia, dei premi ricevuti e della stima dei colleghi (pensa che Martin Scorsese ce ne chiese una copia in 35 mm perché disse si trattava di uno degli horror più belli degli anni ’90!).
Il film fu però un ritornante, proprio come gli zombi di Buffalora! Anni dopo, tramite internet, abbiamo scoperto che nel resto del mondo questo film, che era andato malissimo ed era passato completamente sotto silenzio, aveva acquistato una fama di cult grazie ai vari passaggi nelle pay tv. Se uno va a controllare anche su Amazon o su Imdb può leggere tantissimi commenti entusiastici da parte degli utenti del sito. È stato un grande successo, è anche per questo che ci siamo decisi a fare uscire il dvd anche in Italia.

Caddeo: Mi sembra però che qui in Italia ci siano state alcune critiche davvero eccessive a Dellamorte Dellamore…

Romoli: Si, qui in Italia a volte succedono queste cose antipatiche… Per esempio il Dizionario Mereghetti fa una critica completamente negativa del film, dice che è uno dei peggiori film fatti in Italia e lo attacca in maniera molto feroce. (fra le varie cose dice anche che “(…)un cinema così cinico e privo di autoironia testimonia solo l’imbarbarimento del gusto e il vuoto pneumatico di idee” ndr)
Certo, uno può ricevere critiche positive o negative ma quando poi queste critiche vanno su un dizionario bisogna andarci cauti. Tutte le volte che il film passa in tv quelli che scrivono le recensioni sui giornali vanno a leggersi il Mereghetti (perché loro non sanno neanche di cosa parla il film) e ne parlano come se fosse un film orrendo. Sono cose davvero antipatiche…

Caddeo: Il film è poi piaciuto a Tiziano Sclavi?

Romoli: Lui ha visto il film in una proiezione privata a Milano, prima ancora che il film uscisse nelle sale, e chiese di vederlo solo in compagnia di Michele. Durante quella proiezione mattutina, in quel cinema affittato apposta solo per lui e Michele, Sclavi ha pianto vedendo il film… Michele gli ha anche regalato la pistola Bodeo che Rupert usa nel film e che è la stessa che usa Dylan Dog nel fumetto.

Mi hai tolto le parole dalla tastiera!!! :slight_smile:

Trovo abbastanza superficiali argomentazioni del tipo “il film è bello,se non è piaciuto vuol dire che il pubblico non l’ha capito”.E’ il genere di stronzate che scrivono i critici locupletati,a me non è piaciuto per i motivi che ho addotto e non vedo perchè non possa essere accaduto lo stesso per tanti altri spettatori.Se un recensore televisivo va a leggersi il Mereghetti perchè non l’ha visto fatti suoi,io non ho mai avuto grande stima delle recensioni pubblicate su Telesette e affini.

Eravamo giovani… :-p
La penso esattamente come allora. E’ il miglior Soavi senza ombra di dubbio ed è un capolavoro da vedere e rivedere, vedere e rivedere, vedere e rivedere (m’è venuta voglia di rivederlo, a furia di scriverlo).
Rupert Everett perfetto, Lazaro eccezionale e una Anna Falchi mai più così bella.
E poi adoro il finale, così malinconico e poetico.
Ricordo anche che fu uno dei primi dvd italiani ad avere il commento audio del regista tra gli extra.
Imperdibile.

Vedrai che tra 10 anni gente come Mereghetti si strapperà i capelli parlando di questo film e ne canterà le lodi.

Un grazie a Giorgione che ha voluto condividere queste sue locupletate interviste col Gdr forum.

Anche per mia, da grande ammiratore di Sclavi e del suo universo è piaciuto tantissimo, e poi…adoro Soavi

stasera re-visione obbligata!!!

Appunto.Che valore vuoi dare al giudizio di gente simile?
Tornando al film,io ho detto appunto che l’operazione di portare sullo schermo il difficile romanzo di Sclavi è pienamente riuscita.Però il testo sclavesco è quel che è,può piacere o disgustare.Non era un horror convenzionale,e posso capire che ad altri come il sottoscritto non abbia fatto impazzire.Intendiamoci,non sto dicendo che mi piacciano solo gli horror convenzionali,anzi:più originali sono,meglio è.Ma di film dell’orrore andati male al botteghino e imho più meritevoli di quello di Soavi(che oltretutto si basa su un romanzo che rubacchia parecchio all’Avati di Zeder e Tutti i defunti tranne i morti,quindi niente di tanto nuovo sotto il sole)ce n’è,tutti 'sti piagnistei dei produttori sulla cattiveria e indifferenza del pubblico amante di Fulci(imho assai più meritevole di plauso,almeno per le pellicole “storicizzate”)mi paiono un’esagerazione.

Ammazza, finora avevo trovato quasi solo gente che ne parlava male e mi sentivo molto solo… A me è piaciuto da impazzire: atmosfere magnifiche, locations azzeccate e fotografate alla grande, un Rupert Everett perfetto e pure un bel po’ di ironia che, come di rado capita negli horror, va a segno. Davvero uno dei migliori horror italiani di sempre e, per me, il vero capolavoro di Soavi

Fantastico! Ottimo Film, tra l’altro la Location (Boffalora Ticino) che conosco abbastanza bene x i miei giri, ahimè passati(uscivo con una di quelle zone), è azzeccatissima!

Lo registrai e rividi dopo una notte insonne…alcuni effetti splatterosi davvero notevoli, e finale claustrofobico!

Non c’è via d’uscitaaaaa!

Da sottolineare poi la Falchi…

Ma il cimitero è de Terni.

Sottolineare non è un verbo che le si addice.
Io preferirei inrumare…