Beau is Afraid - Beau ha paura (Ari Aster, 2022)

Trama dall’imdb:
E’ un ritratto intimo e decennale di uno degli imprenditori di maggior successo di tutti i tempi.

Ultimo film attualmente in post produzione di Ari Aster, dopo Hereditary e Midsommar, ultima fatica diretta scritta e prodotta dal proficuo regista.
Non si sa ancora molto al riguardo se non il fatto che sia una horror comedy interpretata da un irriconoscibile Joaquin Phoenix, alcune foto in rete:

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Mi faceva giusto notare @federicop in privato che è uscito il trailer:

PS: Nel frattampo il film è stato anche retitled as Beau is Afraid, l’uscita è annunciata negli usa per aprile di quest’anno.

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Anche solo per Goodbye Stranger gli darei un 6.

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Siccome ci sono appena cascato come una pera cotta, metto in guardia anche voi, su primevideo c’è “Beau a paura” sul canale IWONDERFULL in prova gratuita 7 giorni, segnalo che è riferito a un inutile documentario di 15 minuti e non al film. :smiling_face_with_tear:

avrebbero almeno potuto dare il corto da cui ha preso forma il film. film che è, per inciso, straordinario: un psilocibinico megatrip, uno scatologico sogno lucido, il dormiveglia di una divinità sadica, sebbene non esente da un paio di pecche nei 10’ minuti finali quali il didascalismo spinto della metafora grotta = utero, al cui interno ha sede un processo che è la parafrasi di quello finale in pink floyd the wall. ma a fronte del bah che scappa inevitabilmente di bocca sul finale ci sono tre ineffabili ore da incubo cavalcate da un phoenix che si è davvero superato di centinaia di chilometri (imperativa la vs originale). curiosissimo di vedere cosa riuscirà a estrarre dal cilindro aster dopo aver ecceduto tutto il suo precedente operato.

Stai parlando di questo o del corto? Corto del quale c’è un topic aperto eventualmente…

chiaramente di questo. il corto non sono ancora riuscito a intercettarlo.

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Visto ieri, in br. Mi spiace, ma al prossimo film Arter dovrà tornare coi piedi per terra. I primi 45’ anche incurioscono, poi il regista si lascia prendere la mano. Troppa roba, troppa presunzione, non si sa dove voglia andare a parare (sogno? realtà? delirio? immaginazione?). Fino a un finale (dopo quasi TRE ore!), in cui vorresti a mandare a cagare l’autore . Anche se, va detto, forse lui stesso non sapeva come uscire, come concludere codesto pastrocchio. Figurarsi come si sente lo spettatore. Ovvio, e meritato, flop commerciale. Sia chiaro : Phoenix, invecchiato spelacchiato imbolsito appesantito, è fenomenale. Da premio. E quando nemmeno un protagonista magnifico riesce a rendere commestibile un film dimenticabile, è grave. Per il regista, e per i cinefili… :skull::skull::skull::skull:

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La prima parte era angosciante, poi il tutto prendeva una piega surreal-kafkiana con ambizioni da cinema “alto”. Bravissimo il protagonista ma al servizio di un film il cui difetto peggiore è voler fare dell’ironia, quando è palese che il regista Ari Aster non ne possiede nada.

Aster ha talento. Visivo, di scrittura, di direzione degli attori. Al terzo film, ha voluto puntare troppo in alto. Come durata, in primis. Insomma, gli manca il senso… della misura! Se lo procuri al più presto, altrimenti fa la fine di Richard Kelly. Spero di essermi spiegato… :roll_eyes:

a me invece è strapiaciuto per i suddetti motivi e se proprio devo rimproverargli qualcosa è il peccare di didascalismo spinto nel finale, fatto così sbrigativamente scadere nel psicologismo più spicciolo.
sono per un’arte che non dà spiegazioni, coordinate e appigli discorsivi, che bypassa la narrazione tolemaica del cinema (che non mi spiace anzi) ed esce dal concetto dal discorso e dalla riconduzione a un senso univoco. personalmente, quando di un film capisco troppo (o peggio, tutto), resto sempre molto deluso. anche se mi è magari piaciuto per altri motivi.

lamentare che un artista non sta coi piedi per terra e manca di misura non lo comprendo, la sua natura è proprio quella di smentire il reale. se all’arte togli il senso e il gusto dell’illimitato e della dismisura quel che ne rimane è solo spettacolo magari anche ottimo ma che rientra in una logica del commestibile e del digeribile. invece è giusto e sacrosanto che un autore osi essere anche indigesto e un’opera non facilmente riconducibile a due tre concetti. aster non sta facendo che superarsi di film in film, andrebbe applaudito anche solo per questo. così come mi lascia perplesso aggrapparsi alla lunghezza come un difetto. un po’ perché nessun film è troppo lungo se è bello, molto perché se si viene da midsommar (ma anche da hereditary) bisognerebbe sapere all’abbrivio quali sono le carte sul tavolo e che quello di aster è un cinema eccessivo in tutto (modi tempi temi toni), che richiede abbandono, predisposizione all’onnipossibile e non è horror da vedere attraverso la lente del canone narrativo tradizionale.

non credo proprio intenda fare dell’ironia, forse in un certo senso più dell’acida parodia, del grottesco che non fa scientemente ridere. mi sembra se mai più interessato a voler smarginare e forsennare esponenzialmente tutto: la dimensione psichica, quella narrativa, quella creativa, quella orrorifica con i suoi rapporti codificabili di causa-effetto. posso capire che proprio per questo rischi di diventare un’opera elitaria e di quasi impossibile inquadramento; ma ammesso che i film vadano razionalmente inquadrati, trovo che sul fronte sensoriale sia pienamente riuscita e riesca a dare un continuo spiazzamento logico. è insomma un’opera che ti porta da un’altra parte che non si lascia imbrigliare a parole e per me non poteva andare meglio di così. personalmente lo reputo uno dei film dell’anno assieme a pearl, infinity pool e a wounded fawn

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Come spesso accade, non sono d’accordo con Schramm. Ma il suo punto di vista, e le sue ragioni, riesce ad esprimerle in modo così pulito e limpido , che arriva quasi a convincermi. Detto ciò, spero che Aster, torni in pista con un’altra opera. Anche ambiziosa, ci mancherebbe. Ma più “accessibile”. Tutto qui… :ok_hand::smiling_face:

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Io temevo che Aster si stesse perdendo con Midsommar, invece ha tirato fuori questo film cosi’ spassoso all’inizio e tragico alla fine. Poteva durare un po’ meno, ma non mi sono annoiato, personalmente.

Ciao!
C.

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