Don't Look Now - A Venezia Un Dicembre Rosso Shocking (Nicolas Roeg, 1973)

Quello sì, ovvio…
Il crescendo di tensione è realmente insostenibile ma i brividi che mi procura quell’orrido faccione nanesco sono sconvolgenti…

A Crotone abita una certa Adelina Poerio (l’ho appena visto sulle pagine bianche).
Chi la chiama?
Io ho paura che sia davvero lei e potrei morirne…

Molti anni fa, percorrendo un viottolo buio del paesello dove abitano i miei genitori, m’è tornato in mente il finale del film. Ecco, in quell’occasione un po’ di pelle d’oca m’era venuta…

Da Corriere della Sera, riguardo a Sienna Miller e a una scena di sesso girata sul set…
Sienna Miller, «troppo reale il sesso sul set»
L’attrice accusata di aver avuto un rapporto reale con HaHayden Christensen durante le riprese di «Factory Girl»
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Spettacoli/2007/02_Febbraio/01/miller.shtml

IL PRECEDENTE - Un precedente c’è ed è entrato nella leggenda di Hollywood. Si tratta della storica scena di sesso infuocato tra Julie Christie e Donald Sutherland nel film del 1973 “Don’t look now” (A Venezia… Un Dicembre Rosso Shocking).

grande film… davvero inquietante.
io ancora, purtroppo, ho solo la vhs videoFast:(

concordo con tutti, mai vista una Venezia tanto inquietante e ambigua…
per quanto, forse, emozioni simili [forse meno inquietanti e più decadenti, cmq pestilenziali e mortifere] le ho provate ammirando la Venezia de “La Vittima Designata”:rolleyes:

Consiglio a tutti il dvd inglese, che peraltro si trova su Play per una manciata di euro ( http://www.play.com/DVD/DVD/4-/1111960/Don-t-Look-Now-Special-Edition/Product.html )

Oltre al film contiene anche una bella intervista a Pino Donaggio (in italiano) e un bel documentario sul film con Roeg, il direttore della fotografia e il montatore. Ho ascoltato metà del commentary di Roeg ed è davvero piacevolissimo.

Ma il master che utilizza sky è buono?

È previsto il passaggio su Studio Universal nella notte tra il 25 e il 26 febbraio alle ore 00.30: sono rimasto male leggendo qualche post addietro che la versione dovrebbe essere con audio inglese sottotitolata in italiano.

si ho visto nel sito studiouniversal :

Lunedì 25/02 00:30 (ING) , niente non lo registro a sto punto…:frowning:

Lunedì 25/02 00:30 (ING) , niente non lo registro a sto punto…:frowning:
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Io lo registrerò non avendolo mai visto ed avendo notato che in giro si trova una traccia audio italiana: mi toccherà fare un accrocchio e sperare che i sottotitoli siano sulla banda nera:)

Io lo registrerò non avendolo mai visto ed avendo notato che in giro si trova una traccia audio italiana: mi toccherà fare un accrocchio e sperare che i sottotitoli siano sulla banda nera:)

E dove avresti notato la traccia audio italiana? :smiley:

SCONSIGLIO LA SEGUENTE LETTURA A CHI NON HA VISTO IL FILM IN OGGETTO.
(Non che io racconti delle peripezie della vicenda ma la particolarità del costrutto narrativo è tale che mi sono trovato obbligato a svelarne alcune logiche; chiedo venia)

Finalmente il Grattarola s’è deciso a passarmi la sua copia
Vabbè i difettucci ci sono. Alcuni fuori-sincrono, audio mancante, pixel a mosaico e accelerate di immagine.
Ma ho benedetto comunque questo dono.
Sul fogliettino allegato al dischetto il Franco mi scrive: Merdè (così mi chiama in onore della mia somiglianza che fu ad un noto e bellissimo attore francese), uno il coraggio non se lo può dare da solo. Guardatelo di giorno. Siedi ad un passo dalla finestra illuminata. Prenditi il cane, prenditi il gatto e piazzateli lì. Silenzia il cellulare che se suona durante la visione ti piglia uno strambotto. E fatti forza Merdè… Fatti forza!

Franco ti assicuro che i tuoi consigli li ho puntualmente seguiti alla lettera!

Ed è così, senza sapere nulla di nulla del film, del regista, degli attori o delle vostre opinioni (che in genere mi bevo sempre “dopo”), che ho attaccato il ballo.

Prime sequenze che già urlano fortissimo.
Non è il film che mi aspettavo.
Quel titolo che puzza esageratamente di b-movie ne depista i forti e raffinatissimi aromi.

Immediatamente incontro la protagonista del film.
La Morte di “rosso” vestita. Quel “rosso” che metronomicamente segna l’incedere dell’ineluttabile.
C’è il rosso della mantellina, il rosso della goccia di sangue, il rosso di un capo steso ad asciugare su per le calli, il rosso che sprizza dalla giugulare.

Ma che è?
Il paradiso della semantica?
Devo forse perdermi nell’oblio di tutti quei segni sparpagliati per ogni dove?

Evidentemente no.
Il film è tutto un continuo depistaggio.
Una sveglia impazzita che ci mostra le lancette correre e ancora correre verso l’ora in cui si metterà a suonare…ma l’ora della sveglia, in realtà, è già passata da un pezzo.

Il regista è maestro nel creare uno spazio fisiologico ove costringere lo spettatore. Una bolla di vuoto in cui chi guarda è confinato e torturato a piacimento. E’ una dimensione di gelo, meravigliosamente fotografata, che viene continuamente spazzata da un montaggio di rara efficacia.
Lo spettatore fa una fatica fottuta a riconoscere dove sta andando. Non si accorge che non sta realmente andando da nessuna parte.
Ed ecco perchè Venezia.
Perchè oltre a portarsi appiccicata addosso l’idea della morte, la città, con la sua architettura fatta di canali, cunicoli, ombre e ancora ombre esalta il gioco del regista.
Che per tutto il film ci fa credere di vedere. Credere di capire. Ci fa credere che ci sia un maniaco. Ci fa credere che le due sorelle siano. Che il commissario sia. Che la moglie sia. Che il vescovo sia. Che qualcosa, insomma, sia.
Roeg gioca con i clichè del genere. Ne sovverte le logiche. Pesca carte dal mazzo.
Ci mostra una risata incastonata in una sequenza di sciagura. Ci mostra due calzini dal colore diverso. Ci mostra dei cadaveri ripescati dalle acque. Ci mostra volti che sbirciano, nascosti. Bambole dimenticate. Personaggi torbidi. Arriva persino ad associare l’acqua alla morte (l’acqua, per tradizione massima significante di nascita e di vita).

Ma è un “giallo”?
Assolutamente no…
Questo difatti è uno dei film più “grigi” che mi sia mai capitato di vedere.
Di un grigio irrefrenabile. Il grigio di un dicembre che non è ancora diventato inverno. Un autunno della mente che ogni cosa miete e che non si vuole arrendere al bianco della stagione che verrà.

E se a thanatos viene riservata la piazza principale qui, ad eros si concede il beneficio della più bella scena di amore mai vista.
Mi sorprende che non ne abbiate parlato.
Un mirabolante esempio di montaggio alternato che non lascia prigionieri.
Quella scena meriterebbe, lei da sola, un attico nel palazzo del Grande Cinema.

Il film termina con un furioso inno al montaggio.
Ciò che gela addosso la paura non è quel volto finalmente svelatoci. Ma la vorticosa carrellata di momenti di vita che introducono la morte.

Così si chiude questo viaggio a ritroso nella mente di un uomo già morto.

Qualcuno qui ha ricordato “Chi L’ha Vista Morire?”.
Per le architetture della mente esibite, a me questo gioiello ha richiamato il Bazzoni de “Le Orme”.

Franco…io mi son fatto pure un paio di Mint Juleps prima di andare a letto, che mi infondessero la giusta sonnolenza no?..ma Franco!, continuavo ad accendere la luce per vedere se c’era veramente il mio inconscio incappucciato di rosso, lì fermo ad osservarmi nel buio.

capolavoro ! l’anno scorso ho avuto la fortuna di vederlo in pellicola in una copia in ottime condizioni e prima della proiezione mi trovai praticamente da solo a difendere il film dagli strali dei 2 critìci che lo presentarono stroncandolo completamente !

Niente di strano che fossero due. I coglioni girano sempre in coppia…

Ma chi erano questi due signori?
Bracco & Baldo?
Presentano un film per stroncarlo poi?
Sarei davvero interessato a conoscere le loro argomentazioni. Così probabilmente imparei cose che non so o che non ho visto.
Quindi ti prego, se le rammenti, di tratteggiarle almeno sommariamente in modo che ci possa cagionare sopra (tanto la notte non dormo più dalla sgaggia che m’ha preso…).
Che sia piaciuto o meno, questo lavoro insegna un bel po’ di cosette. E sicuramente non solo a mio dire.
La fotografia, il montaggio, lo straniamento brechtiano, le interpretazioni, gioiellini di intuizione creativa sparsi qua e là, puro divertissement popolare, fascino grafico, raffinatissimi richiami morbosi…
Dopo la mia visione ho letto tutte le critiche che son riuscito a raccogliere.
Non ho trovato stroncature (nemmeno il Tullio del Corriere che fu riuscì del tutto a soffocarlo…).
Ho trovato letture differenti rispetto alla mia e pure qualcuno che ha davvero creduto di assistere ad un film che parla di omicidi e di un’indagine (questo dimostra solo che Ron Hubbard Il Magnifico già lavava le zucche con lo shampoo alla lanolina nel lontano '73 ma io, rammento ai più sbadati, uso solo delicatissimo olio per detergere la mia preziosa lanuggine).
Di qualche difettuccio si può parlare senza remore. Sì.
A mio dire c’è un leggero calo qualitativo fra la prima parte e la seconda. Roba leggera. Nulla in grado di inficiare il peso finale.
Altri zoppicamenti li si trova altrove (e con questa frase ecco che vi do concreto esempio del cosiddetto “vuoto pneumatico” in letteratura. La fisica non è in grado ma io con il mio uso della lingua scritta posso l’impossibile).
Ma dire che questo film sia un fallimento di regia, questo no. Non direi proprio si possa.
Pressoché unanime, invece, il giudizio - più che benevolo - degli appassionati di cinema del passato.
Il film compare pure (in diciottesima posizione) nell’elenco dei film più inquietanti di tutti i tempi di una nota “bibbia” cinefila più che conosciuta.

Allora Giovanni B, caccia fuori i nomi dei due bucolici e le fior di argomentazioni che sono andati spernacchiando.

Se non lo fai…preparati!

Ti mando qui il Franco in Persona e vedrete che Carosello vi sciroppa!
(Da quando se n’è andato in esilio forzato s’è fatto una tale collezione di figurine di quadrupedi che spesso pure quelli del National Geographic ne richiedono le preziosissime illustrazioni, statistiche del raglio, retrogusto dell’afflato mulesco, gittata dell’immonda tortilla, teoria e tecnica dello scalcio)

Ecco!

Ciuccia!

Auspico un remake ancora più agghiacciante dell’originale, con Brunetta (non doppiato!) nel ruolo che ben sappiamo.

i nomi non li rammento, comunque uno era uno scrittore di romanzi gialli, autore del personaggio dell’ispettore Sarti portato sul piccolo schermo da Gianni Cavina (e giù critiche al lavoro televisivo, a Cavina, alle musiche di Donaggio appena l’ho nominato come autore della colonna sonora del film di Roeg), l’altro invece era uno della cineteca di Bologna.

Allora lo scrittore era Loriano Macchiavelli… uno dei più famosi giallisti italiani

Nonchè uno dei più ottusi, se stronca un gioiello come questo.

Mi è capitato di trovare in bancarella il libro di Daphe du Maurier. Il libro raccoglie oltre “A Venezia…” altri quattro racconti all’insegna del fantastico.

Du Maurier ha scritto anche Gli uccelli, da cui Hitchcock trasse il celebre film. Il libro che hai visto è edito da Sellerio?