Ho un dubbio atroce che mi assilla tutte le volte che rivedo questo film, a mio parere il migliore di tutta la serie dei film di spionaggio di James Bond.
Sarà una cazzata ma in 10 anni minimo che vedo e rivedo sto film non l’ho ancora capito…
Quando parlano all’inizio nell’ufficio del Club(o della banca non ricordo) a Londra e gli viene affidato il lingotto, a James Bond il proprietario del lingotto offre ciò che lui stesso definisce “Dell’altro deplorevole brandy”, poi subito dopo il capo di james Bond chiede “Bè cosa c’è che non va?” E James annusa e analizza la composizione del Brandy, mescolato con altra mistura.
La mia domanda è ovviamente superflua ai fini del film ma è una pura curiosità…
Ma allora a James Bond non piaceva quel brandy e, nella parte di dialogo(che non è nel film) l’aveva bevuto e non gli era piaciuto e il banchiere glielo offre di nuovo apposta?
O chi offriva il brandy sapeva che era deplorevole e ha voluto mettere alla prova l’abilità e l’esperienza di Bond x gli alcolici?
Provo a dare un’interpretazione senza avere rivisto il film (in caso lo rivedrò in lingua originale). Anzitutto il “deplorevole” è sicuramente da intendere in senso scherzoso: in realtà, visto chi è che lo offre, si tratta sicurmente di un prodotto di alta classe.
Sapendo poi di quali conoscenze dispone Bond in campo voluttuario, M chiede incuriosito se ha trovato per caso da ridire su un prodotto che lui ritiene eccellente.
Sai, ci avevo pensato anche io, la conversazione era sicuramente di e tra persone di altissimo livello culturale…
Sapendo poi di quali conoscenze dispone Bond in campo voluttuario, M chiede incuriosito se ha trovato per caso da ridire su un prodotto che lui ritiene eccellente.
Vero, VERISSIMO, ma ciò non spiega allora il “bè cos’ha che non va” detto seriamente e incazzosamente dal capo dell’ufficio spionaggio e l’analisi del brandy che fa Bond…(è mescolato…e (meravigliato) con una quantità eccessiva di…) A tal proposito il termine “eccessiva” mi dà da pensare…
Sono d’accordo con quanto esposto sopra e aggiungo solo una mia personale postilla.
Questo “descrittivo” è uno dei tanti ai quali si può assistere soprattutto nei Bond d’annata e fa il paio con le altre “disseratazioni culturali” su i Beatles, sul profumo femminile (la prima sempre in “Gold”, la seconda in “Al Servizio…”) e via dicendo che gli sceneggiatori piazzavano puntualmente in ogni episodio per cementificare la fama di esperto tuttologo (una sorta di D’Agostino degli anni sessanta!) che lo spettatore doveva attribuire all’eroe.
Non solo “licenza di uccidere” quindi per il nostro preferito ma pure una bella patente di “sparasentenze” calibro 7,65!
Io dico che dopo 007-Bersaglio Mobile del 1985 non ho mai più visto uno 007 di quelli che sono usciti e ho fatto bene…una cagata dopo l’altra, soprattutto con quell’odioso di Pierce Brosnan.
Per cui anche quest’ultimo casino royale sarà snobbato come i suoi 6 predecessori.
Sean Connery, al massimo Roger Moore. Questi gli unici degni di interpretare l’agente segreto 007!
Hai fatto male invece. I film con Timothy Dalton non sono affatto male, ritornano molto sulle tracce del vero 007. Come d’altronde quel capolavoro di “Al Servizio Segreto Di Sua Maestà”, col perfetto Lazemby, il film che più si avvicina all’opera di Fleming. Mi piace ance Pierce, e i suoi film sono divertenti, ma siamo più dalle parti (commerciali) di Moore. Con Dalton si è tornati al Bond vero, quello più cattivo.
“On Her’s Majesty” è il più lounge&swinging di tutta la serie.
E’ un film che, oltre a rappresentare un “interregno” nella produzione bondiana, si ricorda anche per la partecipazione, oltreché del Ferzetti e del Savalas, della splendida e leggendaria Diana Rigg.
Direi che per i motivi di sopra, l’ottima regia, la sceneggiatura notevole, alcune certe allusioni “piccanti”, la giuggionevolissima presenza del Lazenby, le location, le acrobazie su neve, il matrimonio di Bond e il finale “nero” (il più fascinoso finale che si ricordi in tutta la serie!), questo è il “Bond” che più di tutti, forse, andrebbe “cultizzato”.
Per Dalton vale tutto quello scritto sopra da quel lì.
Era un ritorno alle origini ma non è stato capito.
Il pubblico ha condannato il sentimentalismo trasmesso dall’attore al personaggio e le donne non han gradito il genere di maschio (poco “dominante”…ed eravamo negli anni ottanta).
Da vedere pure “Goldeneye”.
Il più bello fra tutti gli 007 “moderni”.
Vanta un inseguimento automobilistico di tutto rispetto oltre ad un Brosnan in forma più che smagliante, un cattivo “giusto” e l’ottima “numero 1” che col suo “fascino lesbico” da subito si pone in contrasto con il carisma-maschilista-demodè del nostro eroe.
La palma del più brutto Bond di sempre spetta (a casa mia) senza dubbio a “Il Mondo Non Basta”.
Anche se siete patiti di Sophie Marceau, di Robert Carlyle o della Cucinotta, il lavoro del regista e quello degli sceneggiatori è talmente penoso e avulso da qualsivoglia eccitamento che nessuno vi salverà dall’insopportabile tedio che questa pellicola trasuda dall’inizio alla fine.
Più insipido del brodino che cucino io.