Dupa Dealuri / Oltre le colline [C. Mungiu, 2012]

Due orfane ormai adulte si rivedono dopo anni per ricongiungersi e cominciare una vita insieme sotto tutti i punti di vista. Voichita ed Alina sono legate da una amicizia profonda anche dal punto di vista sessuale, la loro storia è nata all’interno delle mura di un orfanotrofio e se Alina ha preso la strada più occidentale di una vita in Germania, Voichita ha scelto una via più dura entrando in un monastero cristiano ortodosso dettato da regole molto rigide e severe sotto il comando duro di un monaco che lei chiama papà.
Le loro due vite si scontreranno e questa unione finirà per scatenare una serie di eventi che porteranno il monastero e le sue occupanti in un contesto di repressione, disperazione, violenza e morte.
Il racconto parte da un evento realmente accaduto in Romania, la narrazione avviene con un rigore severo che ben si presta alla rigidità dell’atmosfera che si respira all’interno del grigio istituto religioso, la camera riprende tutto ad altezza d’uomo senza squilibri per ottenere una visione più in lineare e partecipe. Non c’è spazio per condanne, il moralismo di Mungiu è pura cronaca dettata dagli eventi, non si cercano colpevoli o vittime e tutto scorre all’insegna di una trama violenta e senza appigli.

Molto brave ed emotivamente coinvolgenti le due ragazze, per queste interpretazioni hanno vinto entrambe la palma d’oro a Cannes così come Mungiu si è aggiudicato il premio per la miglior sceneggiatura.

Visto nell’ottimo DVD Artificial Eye, è uscito anche in italiano ma ho amaramente constatato che è privo del doppiaggio originale.