É caduta una donna (Alfredo Guarini, 1941)

Con Isa Miranda, Rossano Brazzi, Claudio Gora, Luigi Pavese, Anita Farra, Vittorina Benvenuti, Nietta Zocchi, Jone Frigerio


Scheda sito Anica

Drammone anni '40 tratto da Milli Dandolo. Lei (Isa Miranda, davvero eccessiva nella sua recitazione quasi da film muto) viene sedotta e abbandonata al suo paesello. Va quindi a Milano, dove trova lavoro e partorisce… trova anche un uomo che la accetta nonostante la sua condizione, ma - come sempre nel cinema italiano del periodo - il passato torna a perseguitarla… scordatevi il lieto fine, ovviamente.

Dvd Cristaldi, 68’20’’, con qualche disturbo audio. Come extra un breve (12’) approfondimento sul film e sulla sua società di produzione, la Scalera:


In realtà negli extra non viene spiegata la particolarità più importante del film: nel copione approntato da Guarini, il film doveva esser lungo il doppio, perché dopo la morte la Miranda sarebbe riapparsa sotto forma di fantasma per vigilare sul destino del figlio. La produzione, forse per motivi di risparmio, preferì abolire questa seconda parte, con sommo rammarico del regista, che a questo punto fu costretto a dilatare il primo tempo per farne un lungometraggio, rinunciando invece alla dimensione fantastica che gli interessava di più. Onestamente, così com’è il finale mi sembra funzioni poco, soprattutto perché arriva bruscamente, quasi ingiustificato (niente a che vedere, per dire, con il finale pure tragico di Stasera, niente di nuovo).

Sì il finale è senz’altro brusco… e anche un filo inaspettato. Certo seguendo il progetto originale - di cui non sapevo nulla - sarebbe venuto tutto un altro film.

Senza essere stato un grande regista cinematografico, Guarini è una figura importante, sia per l’attività di produttore che per il contributo dato alla ricostruzione del cinema italiano neorealista. Di sicuro i film che ha diretto nei primi anni Quaranta non sono propriamente riusciti, però almeno nelle intenzioni sono interessanti, proprio perché vorrebbero percorrere strade alternative rispetto alla produzione italiana tipica di quegli anni (vedi l’amazzonico Senza cielo). Del resto, Guarini e la Miranda erano appena tornati da Hollywood, dove la Paramount aveva cercato di lanciare l’attrice come una seconda Marlene, e questo gusto “internazionale” nei film di Guarini ogni tanto si avverte. Poi è vero, come giustamente dici tu, che la Miranda spesso recita un po’ troppo sopra le righe, con atteggiamenti da diva abbastanza eccessivi, ma lì c’entra il fatto che Guarini da bravo marito innamorato la lasciava fare senza metter bocca, anzi si può dire che abbia accettato di dirigere questi film soprattutto per valorizzare la dimensione divistica della moglie.