E se per caso una mattina... (Vittorio Sindoni, 1970)

Per me, film terribile, inconcludente e pretestuoso. Tra l’altro avevo la sensazione di una deriva omosessuale, perché sulle prime è piuttosto ambigua l’insistenza con cui il protagonista tenta in ogni maniera di abbordare il Cristo.

È tutto molto…così…i fatti accadono senza tanti fronzoli e con questioni, diciamo, irrisolte :

Ma questo come fa a sparire così dall’oggi al domani da famiglia e lavoro senza essere cercato? Poi, in due giorni cambia idea sulla società (le sparate dinanzi al commissario)? Lei col coltello in mano al commissariato (???)

Momento cult : “n’esce fora!”

Ti dico la verità, al termine del film ho avuto la netta sensazione che, pur mancando qualsiasi elemento che lo suggerisse in modo esplicito, ciò a cui abbiamo assistito fosse soltanto una fantasia del protagonista. L’incontro con la ragazza hippie sull’auto durante i primi minuti della pellicola lo ha portato ad immaginare come sarebbe la propria vita se, all’improvviso, decidesse di mollare tutto e seguire soltanto i propri desideri e la ricerca della realizzazione di sé stesso; una sorta di ribellione fantastica al suo essere asservito ad un senso del dovere e ad uno stile di vita nel quale si sacrifica senza poter vivere in modo autentico. Al termine delle sue elucubrazioni, però, si rende conto che anche la vita priva di regole, doveri, responsabilità non farebbe al caso suo e non lo farebbe sentire adeguato, allora sceglie di uccidere in modo simbolico “la propria anima rivoluzionaria” (mi pare che la Tiffin usasse queste parole, nella scena ambigua e apparentemente fuori luogo in cui per gioco il protagonista fingeva di assassinarla), simbolizzata dalla ragazza e dal suo alterego calzolaio cristologico.
Questo spiegherebbe anche la presenza di quelle scene apparentemente prive di senso, come appunto quella della ragazza che maneggia il coltello in questura oppure del ritorno del protagonista in famiglia senza riferimenti né conseguenze relative alla sua parentesi boema.

Mi piacerebbe incontrare il regista e potergli chiedere se questa interpretazione sia corretta o se si tratta solamente di un’ipotesi priva di fondamento.

Comunque, ora che ci penso, già solo il titolo lascia ad intendere che si tratti dell’esposizione di un’ipotesi (le fantasie del protagonista), più che della narrazione di una storia tradizionale, fatta di fatti e vicende (che per quanto inventate solitamente vogliono risultare verosimili e coerenti)

Io peraltro non ho capito se lui i 2 ragazzi li ammazza oppure no… la scena del duplice omicidio, peraltro ridicola, è virata in seppia, come se fosse un sogno o una fantasia. Poi quando se ne va dall’appartamento, i ragazzi sembrano dormire. Voluta ambiguità?