Eastern promises (La promessa dell'assassino)

A me sembra che lei prenda alla leggera la questione prima di capire con che gente ha a che fare.
Mi sembra anche abbastanza comprensibile che fino alla traduzione del diario lei, orfana di padre russo, sia affascinata dalla aparente bonomia del vecchio mafioso.

Esatto…

E’ tutto il conflitto del personaggio ad essermi apparso non adeguatamente drammaticizzato…

Cmq passi…

Ringraziando Andrea-La Belva (il Quale, proprio ieri, me ne decantava il Valore) e Scerba (il Quale, con il Travolgente Entusiasmo dei suoi post, m’induceva a vederlo presto), unitamente agli Altri Intervenuti nel Tread, Reduce dall’Odierna Visione (anche se poco incline, con Moglie al seguito, a lanciarmi in Classifiche o Classificazioni fors’anche per l’avanzare dell’età) non posso che dire tutto il Bene possibile di questo Splendido Film di cui sottolineo: la Compattezza del Ritmo (non ho riscontrato, infatti, un momento morto che sia uno), Crudezza e Nitidezza delle Immagini (con una Fotografia Particolarmente Livida a Raccontare Orrori, quotidianamente vicini e lontani al tempo stesso, con ogni Artificio Tecnico Possibile ed Immaginabile volto a sottolineare il Realismo della Vicenda Narrata), l’Essenzialità dei Dialoghi (con bando di tutto ciò che spesso, in casi analoghi, si usa al suono stonato di vuota retorica o moralismo di maniera), l’Ottima Scelta delle Location (in una Londra prodiga di Multiformi Universi Etnici).
E che dire degli Attori impiegati, ciascuno fornente Prove Magistrali di Recitazione: Mortensen (Indimenticabile Aragorn de “Il Signore degli Anelli”, qui Ritrovato Talento in Momenti in cui ricorda il Grande Humphrey Bogart), Cassel (Abilissimo e Convincente nel Ruolo, forse, più complesso da interpretare), Naomi Watts (Stella Brillantemente intuita, al tempo, da Lynch ed ora Brava e Senza Fronzoli in ogni Parte che Le si assegna)
…ma anche tanti altri Ottimi attori quali la Cusack (ancora una volta Madre Moderna, dopo “Balla coi Lupi”, Estremamente Vera ed Autentica), Stahl (in un Importantissimo Personaggio e, finalmente, in un Ruolo tutto per se volto ad accrescerne ulteriormente il valore qualitativo dopo tante Indelebili Performance anche televisive), Donald Sumpter (uno Zio Di Razza, d’Immensa Statura Teatrale prima ancora che Cinematografica)…
…e, udite udite (non credevo ai miei occhi sino ai, peraltro Straordinari, Titoli di Coda), persino una Parte (Breve, ma Significativa) per il Grande Regista JERZY SKOLIMOWSKI (Indimenticato autore de “L’Australiano”, premiato a Cannes e di molti altri bei film…dei miei tempi…).
Bravo Cronemberg: ha dimostrato, con Grande Intelligenza a mio avviso ed Ottimo Acume), che (se si vuole) Il Cinema d’Autore può (se si vuole e con, qualche, attenzione) benissimo essere inserito in contestti destinati (comunque) al grosso pubblico…
…e tale ultima notazione, auspico, lasci ben sperare per il Futuro…:wave:

Se è vero che il titolo italiano “La promessa dell’assassino” poco si adatta alla natura del film, è anche vero che “La promessa del marinaio”, per quanto egualmente imbarazzante, avrebbe rispecchiato meglio quello che il film di David Cronenberg rappresenta.
Le promesse non mantenute in questo film sono molte. A cominciare da quella di rappresentare il capolavoro del regista canadese. Siamo lontanissimi non solo dalle genialità stilistiche di “Scanners” e “Videodrome”, ma anche da lavori meno inspirati ma comunque personali come “La mosca” e “eXistenZ” (senza parlare di “Spider” e “Crash”).
Il problema di Eastern Promises, oggettivamente un buon gangster movie, è che di Cronenberg non ha quasi nulla. Meno ancora di quanto non ne avesse “A history oif violence” dove almeno un paio di scene portavano la firma inconfondibile dell’autore di Shivers.
Altra promessa non mantenuta, o meglio sarebbe parlare di leggenda metropolitana, è la bravura di Viggo Mortensen, del quale si dirà che l’inespressività era una prerogativa del ruolo, ma a ben vedere il confronto col sempre più fastidioso Vincent Cassel non sempre gioca a favore dell’attore americano. Anche gli altri attori, Naomi Watts e Armin Mueller-Stahl sono molto sulla loro media senza particolari picchi e molto fuori dell’atmosfera cronenbergiana.
Anche la fantomatica Londra dei sobborghi, che il maestro, a detta di molti, sarebbe riuscito a dipingere con occhio freddo e realistico, in realtà di vede davvero poco. La vicenda potrebbe benissimo aver luogo a New York o Madrid, dal momento che al centro della scena è soprattutto la contrapposizione tra la cultura della malavita e quella delle persone comuni (così chiamate nel film) che ha tratti simili in tutto il mondo a prescindere dalle etnie.
Infine, ma forse qui è stato un bene, questo film avrebbe dovuto disturbare per la crudezza delle scene violente, mentre dobbiamo constatare che il maestro ci ha abituati a ben altro, anche dal punto di vista dell’estetica, con “Crash” e “Inseparabili”.

seee… sempre la stessa storia!
al prossimo film di Cronenberg tutti a scrivere “non è più lui, distante eoni da Videodrome e Inseparabili… è un pirla… rimpiangiamo i bei tempi di Eastern Promises… lì, sì che era un fico!

Non mi sognerei di dire che è un pirla nemmeno se girasse davvero “Io uccido”.

si disse così anche per M. Butterfly che invece era, ed è, un film cronenberghiano al 100%. così come lo è “A History of Violence”, almeno per quanto riguarda il mio modesto parere.

Infatti sia M Butterfly che The dead zone che gli ultimi film diretti da Cronenberg sono gli unici della sua filmografia non scritti da lui stesso ed è anche per questo che possono apparire meno personali.

hai perfettamente ragione.
non discuto minimamente sul fatto che questi titoli possano,
appunto, “apparire” meno personali.
ma ciò può accadere, credo, ad una prima e superficiale fruizione dei “testi” in questione.
scavando ci si rende conto invece che film come M. Butterfly rappresentano forse perfino l’essenza più vera del cinema cronenberghiano.

se il regista canadese ha deciso di “trattare” certi romanzi, perfino un testo teatrale, credo l’abbia fatto perché mezzi adatti a continuare ed approfondire la sua personale “ricerca”, la sua personale poetica… e infatti dalle primissime origini del suo cinema fino ad oggi (l’ultimo lavoro purtroppo ancora non l’ho visto dunque mi esprimerò meglio prossimamente) ha tracciato una parabola di rara coerenza concettuale e stilistica; certo di volta in volta evoluta e impreziosita (mio parere personale eh).

Crash non è stato scritto certamente da lui, tuttavia io credo che questo film sia un immenso manifesto del suo stile e del suo cinema.
[e d’altronde riconosciamo da una singola inquadratura il cinema di Kubrick malgrado nessuno dei suoi film sia stato scritto da lui].

e non è forse il protagonista di Dead Zone l’ennesimo “eroe” che ad un certo punto della sua esistenza si ritrova nel bel mezzo di una “rivoluzione” che sovverte l’antico ordine delle cose?
dovrà reagire alla sua nuova realtà, affrontare prospettive diverse, e lo farà, anche se in modi differenti da quelli che sceglierà Revok, altro eroe cronenberghiano costretto alla consapevolezza della mutazione che rappresenta.
non mi dilungo più anche perché questo potrebe essere un OT, e se così fosse mi scuso fin da adesso e prego il Moderatore di eliminare il mio post.

era solo per dire che, sì, La Zona Morta è stato scritto da King… ma il film che ne ha tratto Cronenberg è assolutamente in linea con la sua intera filmografia.
:wink:

E’ quello che penso anch’io,non a caso ho usato il verbo apparire.Comunque per scrittura io intendo la sceneggiatura e non il soggetto,per esempio Crash pur essendo tratto dal famoso romanzo di Ballard è stato sceneggiato dallo stesso Cronenberg come quasi tutti i suoi film tranne quelli da me già citati.Il discorso che fai Per M Butterfly e The dead zone(che è uno dei miei Cronenberg preferiti oltre ad essere una delle migliori riduzioni cinematografiche kinghiane in assoluto) si può benissimo adattare agli ultimi film e a Eastern promises in particolare.

perdonami, avevo frainteso:oops:

No problem,i fraintendimenti capitano.L’importante è che siamo d’accordo sulla sostanza,ossia che Eastern promises non è quella bischerata che qualcuno vuol far credere.Magari fossero tutte così le bischerate cinematografiche,starei tutti i giorni al cinema.

io E.P. purtroppo ancora non l’ho visto, quindi ne scriverò dettagliatamente appena avrò la possibilità di vederlo.

resta il fatto che condivido ciò che hai scritto, e considero “bischerate” ben altri film. fino al penultimo lavoro Cronenberg non mi ha mai deluso, e francamente non credo che ciò accadrà adesso.
ma ne riparleremo presto;)

l film è esattamente in linea con l’estro di Cronenberg.
Già da History of violence, che giudico stupendo e perfetto nella sua linearità, si capiva l’evoluzione di David che propendendo ancora di più verso un altro io all’interno di ognuno di noi, delinea, seppur diversamente da Il pasto nudo o da La mosca, che erano assai più fisici e gore, un universo parallelo e mai dimenticato del peggio di noi che, seppur alienato e sepolto sotto la memoria, ritorna pulsante e fiero al momento giusto.
Una specie di paladino di noi stessi che inconsapevolmente, seppur in maniera anticonformista e violenta, ci protegge e ci vivifica rendendoci degni di essere redenti dalla parte buona di noi stessi.

Ma in Eastern questa parte cattiva sopita in chi e dove è Gianlu?!

Visto 2 settimane fa con Belva e Scerba mi unisco al coro dei soddisfatti.
Molto bello il dipinto della famiglia mafiosa russa trapiantata a Londra con le usanze e i costumi duri a morire anche se corrotti. Ho apprezzato molto anche il vecchio Zio Ubbriacone della vecchia scuola, che sa mantenere i segreti. Inquietante il vecchio boss specie nelle scene iniziali.
Le esplosioni di violenza da sole valgono la visione.

Bella la pensata della infermiera-motociclista che gira su una URAL (Moto sovietiche rare a vedersi…)

Bhè direi che il nostro Viggo senza scendere troppo nel dettaglio, incarna perfettamente cioò che dico, specialmente nel finale dove seppur passibile di duplice interpretazione, indugia ancora sulla dicotomia buono cattivo in maniera magistrale.

Visto ieri sera all’UGC Toison d’Or, in una piccola e fetida sala (grrrr, io odio i multisala!). In buona sostanza son d’accordo con Milanoodia, anche se con un punto di vista finale diverso: è vero, la storia alla fine è poca cosa, viste le premesse avrebbe forse potuto fare di più, l’elefante ha partorito un topolino. Epperò, con queste riprese, con queste interpretazioni…insomma, avercene di film così. E gli perdono il fatto che alla fine la storia sia esile (ma lo era ancora di più sulla sceneggiatura), che la fine mi abbia lasciato con la bocca ancora affamata, come un coitus interruptus cinematografico, che non fosse più lungo e la storia non andasse avanti; mi è piaciuto e basta, e alla fine il possibile punto interrogativo finale mi soddisfa (e più ci penso più mi piace). Bravissimi tutti, una menzione speciale per Armin Mueller-Stahl, perfetto nella parte, mi ricordava molto il suo doppio ruolo babbo-affettuoso/nazista-bastardo in Music Box.

Oh, ma mi pare quando guardavo i film in tv con mia nonna…
Tutte le volte se ne usciva a chiedere se poi il colpevole lo avevano arrestato, se poi i protagonisti sarebbero tornati insieme, e se si sposavano, e quanti figli avevano, ecc, ecc, gli sarebbero serviti per ogni film almeno un paio di anni di supplemento di storia per capire cosa sarebbe successo :slight_smile:

Eqquestatelaquotosenzaltro!