Elles - Malgorzata Szumowska, 2011

http://www.imdb.com/title/tt1549589/
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=55344

Bel film sul mondo della prostituzione con una splendida Juliette Binoche che interpreta una giornalista di Elle alla ricerca di una visione piu completa su quel mondo underground, rimarra sorpresa e e servira da riflessione sulla sua realta. Discretamente massacrato dai critici, soprattutto per le scene di sesso che sono state considerate troppo voyeristiche e gratuite, io non mi omologo alla critica bacchettona e dico che mi e` piaciuto, pur non essendo un capolavoro; bravi gli interpreti.

Ti dirò, non mi ha entusiasmato, a parte le formidabili tette della Kulig… No, a parte tutto, ritengo che l’idea di base fosse buona, ma purtroppo il film non osa fino in fondo, non decolla mai… inoltre a mio avviso è la storia in sé ad essere borghesuccia…

Personalmente l’ho trovato una tale montagna di stereotipi che non ci si crede.

[SPOILER]Le figure maschili del film sono tutte - dico tutte - risibili, mezzi uomini, deboli, pervertiti, eiaculatori precoci, prepotenti, violenti (psicologicamente e fisicamente), superficiali. In primis il marito della Binoche ovviamente. Scoperto dalla moglie col filmino porno sul portatile (altrettanto repressa ma evidentemente dotata di patentino per fare cazziatoni moraleggianti), invece di rispondere con un liberatorio “Embè? Sticazzi!”, farfuglia scuse ed incespicature stentate ed imbarazzate.

La contrapposizione tra la Binoche casalinga disperata e le lolite escort è marchiana, più urlata non si poteva: lei borghesotta upper class (bella casa, bella mobilia, praticamente da rivista di arredamento, pavimenti in parquet che rimbombano come quinte teatrali al passaggio di qualcuno, ampolla di pesci rossi), sempre scarruffata, con la faccia sbattuta, mise eleganti ma algide, scarsamente femminili, che si aggira come un’automa per casa facendo lavatrici, cuocendo minestroni, pesandosi sulla bilancia, facendo addominali e consumando frugali pasti a base di verdure crude, frullatini e yogurt bianchi. Naturalmente è astemia e ascolta solo musica classica. E’ sempre trattenuta, controllata, sulla difensiva, rigorosamente frenata in ogni sua manifestazione. Di contro le ragazze sono vitali, magnetiche, capaci di piegare con il prorpio sguardo penetrante gli occhi incerti ed indifesi di una Anna senza certezze, che annaspa nel vuoto cosmico, alla ricerca dei perché della vita. Le loro mamme a casa le aspettano in ciabattine, rassegnatesi al ruolo di angeli del focolare, loro no, loro vivono nel lusso, temono il puzzo della miseria e si autodeterminano a colpi di fellatio e pecorine. Sono il female power 2.0

E il figlio della Binoche? Ovviamente un fancazzista strafottente che (non) studia all’università coi soldi di mamma e papà, si fa le canne e ha il poster di Che Guevara in camera. Roba che manco Nanni Moretti. Tutta questa grande e sottile caratterizzazione dei personaggi un tanto al kg è incorniciata da tempi infinitamente lunghi, silenziosi, morti; da primi piani leziosi ed insistiti nei quali la Binoche può dar sfoggio della sua gamma espressiva, e lo stesso dicasi per le giovani (e brave) attrici che interpretano le due studentesse/prostitute. E dopo tanta fine psicologia arriva il finale: d’improvviso l’allegra famigliola, fatta di moglie repressa, marito pornomane ed egoista, figlio maggiore stronzo e moccioso dipendente dai videogiochi, si alza un bel mattino, illuminata dai raggi di sole che penetrano in casa dalle finestre, e fa allegramente colazione insieme, nella migliore tradizione del Mulino Bianco, anzi del Moulin Blanc. [/SPOILER]

Detto tutto ciò, sorge spontaneo il sospetto che anche le scene di sesso così “trasgressive” siano più una furbata che una urgente necessità narrativa del film. Siamo borderline insomma, alla Catherine Breillat. Non per nulla la Szumowska è stata allevata alla corte di Von Trier.