Est di notte (Arduino Sacco, 1992)

Saltato fuori! :star_struck:

A breve arriva un commento :stuck_out_tongue:

3 Mi Piace

Un film improponibile, ai limiti dell’assurdo, il nulla sotto forma di celluloide.
Il film più maturo ed impegnato di Arduino oltretutto, che si concede il lusso della narrazione autobiografica cimentandosi anche come protagonista.

La storia è quella di un regista italiano che nel '92 arriva a Bucarest con una sorta di canovaccio improvvisato sotto il braccio, con l’obiettivo di girare una non meglio precisata storia che però cozza con la realtà che si trova di fronte. La Romania post socialista che si era immaginato non è quella che ha incontrato una volta sbarcato dall’aereo (ma cosa si immaginava di trovare? Non poteva leggersi un paio di articoli prima di partire?). Ne consegue un vuoto creativo, una crisi artistica. Il produttore da Roma lo rimbambisce di parole al telefono, chiedendogli di inventarsi qualcosa per rientrare almeno dei soldi già spesi. Arduino non trova di meglio da fare per cercare l’ispitazione che rintanarsi in un night club nel quale spende la maggior parte del suo tempo. È il pretesto per infarcire il film con una serie di inutili numeri sexy da avanspettacolo, che costituiscono almeno i 3/4 del metraggio della pellicola: spogliarelli, cantanti stonati, spogliarelli, mimi poco dotati, spogliarelli, fachiri, spoglarelli, ballerine, spogliarelli, contorsioniste, spogliarelli e via così, nella miglior tradizione del filone “sexy di notte” degli anni 60 (qualcuno avrebbe potuto informare Sacco che quel filone era morto e sepolto da più di 20 anni!!!).
Tra un numero e l’altro assistiamo al dipanarsi della crisi cretiva del regista, che se non è al night si trova chiuso in albergo con un quaderno ed una penna in mano, che si spreme le meningi nel tentativo di buttare giù dei dialoghi e delle situazioni estemporanee per il film che dovrebbe realizzare. Appare ad un certo punto una aspirante attrice rumena che si scopa due o tre volte il regista nel tentativo di ottenere il ruolo principale del film ma poi, resasi conto che l’uomo è un buono a nulla dal quale non si riesce a cavare un ragno dal buco, lo sfancula e se ne va. Da parte sua il regista asserisce di aver approfittato della ragazza scopandola come se fosse “una puttana” per costringerla a confrontarsi con sé stessa e trovare il suo vero io, la propria vera strada. Dopo un’altra serie di insostenibili spettacolini del night club il regista riparte per Roma senza aver combinato nulla, il film non è stato realizzato e il produttore ha buttato via i suoi soldi. La colpa è ovviamente di Bucarest che non ha saputo fornire l’ispirazione adeguata al Maestro. La ragazza, che il regista ha riavvicinato a sé attraverso alcuni ricatti morali e alcune promesse non mantenute, lo accompagna in aeroporto e lo guarda partire con le lacrime agli occhi ed il cuore infranto.
Un film inutile che ben rispecchia la grottesca parabola artistica del suo autore ed il suo immaginario tanto distorto quanto patetico e pauperistico.
La morte della fantasia.

Come nei suoi peggio pornazzi anche qui Sacco si avvale di un’estenuante camera a mano da maldimare, tanto durante i goffi amplessi simulati quanto durante le esibizioni canore e coreutiche degli scalcagnati artisti del night club rumeno.
Pochi i dialoghi, ma come al solito involontariamente esilaranti.

Un vero film scult che non può mancare nella cineteca dei trashofili più esigenti.

3 Mi Piace

Praticamente, una versione MALriuscita di “Un gatto nel cervello”. Con Sacco al posto di Fulci, e f*ga al posto dell’horror. La sola idea è talmente inquietante, che forse una visione la meriterebbe. Così, per masochistica curiosità… :blush::thinking::grimacing:

2 Mi Piace