Europa (Haider Rashid, 2021)

Bizzarra coproduzione tra Iraq, Kuwait e Italia, che è stata mostrata a Cannes nella Quinzaine des Realisateurs.

Italiane sono tutte le maestranze tecniche nonché le locations: le foreste sul confine tra Turchia e Bulgaria sono in realtà i boschi della Toscana, come attesta la partecipazione della Toscana Film Commission.

Il film ci rende partecipi dell’esperienza di angoscia, paura, sofferenza, dolore e privazioni che viene provata da un ragazzo durante il disperato tentativo di penetrare all’interno della “fortezza Europa”.

È notte. Un gruppo di migranti paga dei passatori per venire accompagnati attraverso un percorso “sicuro” tra i boschi per entrare in Bulgaria, in Europa quindi, la fine di un viaggio estenuante pieno di violenze e traumi che è durato mesi se non anni.
Il gruppo parte ma qualcosa va storto, la polizia con un raid brutale e spietato li ferma, li blocca a terra, li riempie di botte, li trascina via.

Un ragazzo però, Kamal, miracolosamente riesce a scappare.

È solo, disorientato, affamato. Non sa dove sta andando. Procede furtivamente nascondendosi ad ogni minimo rumore perché i boschi sono battuti da bande di cittadini/vigilantes e di forze dell’ordine corrotte che, contro i pricipi del diritto internazionale, sono pronti a riacchiapparlo, riempirlo di botte e buttarlo fuori dal paese. O più semplicemente a sparargli a sangue freddo lasciandolo sul suolo a decomporsi.

Il film è quasi privo di dialoghi, trasmette il senso di disperazione, spossatezza, abbandono, deprivazione della dignità umana e dei diritti che i migranti della rotta balcanica si trovano ad affrontare. La camera pedina il protagonista, sbanda e traballa insieme a lui quando perde lucidità, quando viene aggredito e ferito. Trema e va fuori fuoco trasmettendoci la paura, i brividi di freddo, i mancamenti dovuti alla fame.
Un film che dovrebbe essere una storia di speranza ma che di fatto si risolve in una fuga disperata. Una fuga da tutti, verso non si sa dove.
La spietatezza umana, la mancanza di empatia, l’odio verso il diverso. In tutto questo la natura è aspra e non perdona.

Chissà se Kamal riuscirà a vincere la scommessa per una vita migliore e se la caverà. O se diventerà anche lui putrescente ammasso di carne umana, un bluastro volto gonfio senza nome e senza una lapide su cui piangerlo.

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