Exeter (M. Nispel, 2015)

http://www.imdb.com/title/tt1945044/?ref_=nm_flmg_dr_1

Marcus Nispel per me è sempre stato un regista misterioso. Tecnicamente non è nemmeno male (vabbeh, è molto videoclipparo ma mica è per forza una cosa brutta) ma si è sempre impelagato in remake senza senso e oggettivamente brutti forte.
Il remake di Non Aprite Quella Porta mi fece pena quando lo vidi la prima volta e quando lo vidi la seconda volta invece mi fece schifo. Fatto anche bene, per carità, c’era la Biel ancora di una bellezza esagerata che restava in canotta per tutto il film ma l’aria patinatissima delle immagini e la totale non necessità dell’operazione mi hanno indisposto pesantemente.
Il remake di Venerdi 13 è di una bruttezza apocalittica. Anche questo è fatto pure bene, con un sacco di tette sballonzolanti (il maggior merito del film) ma per il resto è una zozzeria inqualificabile.
Il remake di Conan invece va oltre il bene e il male, oltre la decenza, oltre tutto. Una cagata pazzesca sotto tutti i punti di vista. Non si può nemmeno dire che è girato bene perché tutto quello che di buono è stato fatto viene mortificato e annullato da un montaggio da veri psicopatici.
Pathfinder è l’unico suo film che ricordo vagamente guardabile. Anche questo fatto molto bene ma assolutamente dimenticabile, un film usa e getta, il cui ricordo inizia a svanire appena partono i titoli di coda (ma pure prima).

Così quando su Netflix ho trovato un suo nuovo film, tratto da una sua storia, non ho esitato e l’ho subito guardato, curioso di capire se con un piccolo film come questo Nispel poteva davvero liberarsi dal ricordo dei suoi fetentissimi remake e rivelarsi come uno capace di fare film come si deve o se invece è solo un miracolato che ha avuto la grande fortuna di avere grandi occasioni per mettersi in mostra buttandole sistematicamente alle ortiche.

La risposta è “BOH?”, mica ho capito come inquadrare questo Nispel…

Il film è una sciocchezzuola divertente, un horror estremamente derivativo, con attori sconosciuti (e abbastanza cani), un ritmo sempre su livelli medio/alti, un po’ di splatter ben fatto (quando si capisce qualcosa perché, specialmente nella seconda parte, il montaggio epilettico prende un po’ il sopravvento) e una storia che più classica non si può.

Ci sono dei ragazzi che organizzano una mega festa in un manicomio abbandonato (uno di loro ha le chiavi perché sta lavorando alla sua bonifica) e alla fine rimangono intrappolati dentro perché ovviamente il posto è infestato e uno di loro viene posseduto e bla bla bla… Tutta roba stravista, però almeno è fatta abbastanza bene anche se il look patinato c’è sempre e lo squallore della location (che è un vero cacatoio) non viene reso quasi per nulla.

Non ci si annoia, ci sono anche parecchie assurdità che mi piace pensare siano volutamente ironiche (il tutorial preso da google per fare un esorcismo casalingo…) e un paio di colpi di scena che funzionano abbastanza, quindi alla fine è meno peggio di tanta altra fuffa che circola e che viene pubblicizzata con immotivato entusiasmo.
Poi è davvero un piccolo film, costato appena un milione (ma alla fine sembra più ricco) e con uno spirito indie che a me fa sempre simpatia.

Purtroppo credo che il titolo sia completamente sbagliato (sarebbe il nome della location, ma non funziona per nulla, il nostro Enzo G. nazionale esploderebbe in un sonoro “… e sticazzi?”) e non penso che il film abbia avuto grande successo. Ha però avuto altri titoli un po’ più accattivanti per il pubblico tipo “The Asylum” in UK o il cretinissimo “Projet 666” in Francia. Il titolo originale era “Backmask” ma poi hanno abbandonato l’idea perché quasi nessuno sa cos’è il backmasking (o meglio: tutti lo sanno ma in pochi sanno che si chiama così). Ci sono comunque modi molto peggiori per ammazzare 90 minuti del vostro tempo (fermo restando che questo film non è davvero nulla di che)