Grande cult diretto da Andrea Bianchi, praticamente inedito, sul mondo dell’automobilismo, del 1993.
Si comincia subito alla grande con Carmen Di Pietro che all’interno di un box dell’autodromo di Vallelunga fa uno spogliarello con tuta e casco in testa per poi concedersi a colui che scopriremo essere il cattivone del film. L’amplesso è però improvvisamente interrotto dall’arrivo dell’eroe della pellicola che incurante della situazione chiede di punto in bianco di poter dimostrare in pista quanto è bravo risultando subito al cattivone poco simpatico e la risposta sarebbe un no se “l’intuito femminile” della Carmen (che fin dall’inizio lo fissa con sguardo da porca) non intercedesse per permettergli di fare il test, che va benone tanto che un ex pilota che per caso si trova lì decide di affidare al nostro eroe una favolosa monoposto che da una quindicina d’anni attende nel garage di essere portata alla vittoria. Il vecchio campione ha anche una figlia verginella e bonazza, che si concederebbe volentieri al novello pilota se non avesse paura che “in un attimo finisca a pezzettini”. Da qui la trama si fa avvincente, in una girandola di esposizioni di tette al silicone, perizomi, tastate del lato b, riprese tremolanti o mal fotografate, battute stracult del tipo “la prossima nuotata la farai nella merda”, sabotaggi, colpi di scena (la povera carmen che da “tesoro” e “cara” passa improvvisamente ad essere apostrofata ripetutamente con il nome di una città del passato di 5 lettere che comincia per T).
Da riscoprire.
2 Mi Piace