Francesco e l'infinitamente piccolo

Il giovane partì insieme con l’angelo e anche il cane li seguì.
E’ una frase che sta nella Bibbia. E’ una frase del libro di Tobia, nella Bibbia. La Bibbia è un libro fatto di molti libri, e in ciascuno di questi libri vi sono molte frasi, e in oguna di queste frasi molte stelle, olivi e fontane, asinelli e alberi di fico, campi di grano e pesci ___ e il vento, dovunque il malva del vento della sera, il rosa della brezza mattutina, il nero delle grandi tempeste.
I libri d’oggi sono di carta. I libri di un tempo erano di pelle.
La Bibbia è il solo libro d’aria: un diluvio d’ inchiostro e di vento.
Un libro insensato, che ha perduto il suo senso, perduto nelle sue pagine come il vento nei parcheggi dei supermercati, fra i capelli delle donne, negli occhi dei bambini. Un libro impossibile da tenere fra le mani tranquillamente, per una lettura calma e distaccata: spiccherebbe immediatamente il volo, spargerebbe la sabbia delle sue frasi fra le dita. Si prende il vento fra le mani e istantaneamente ci si arresta, come al principio di un amore, appagati: ho trovato - ci si dice -, era ora finalmente, qui mi fermo, a questo primo sorriso, a questo primo incontro, a questa prima frase che per caso era là. [i]Il giovane partì insieme con l’angelo e anche il cane li seguì./i

Dall’ultimo libro che ho avuto l’immenso piacere di leggere:
“Francesco e l’infinitamente piccolo” di Christian Bobin

Le trasformazioni di Francesco d’Assisi

il Liocorno
“(…)L’esistenza dell’anima è favolosa, proprio come quella di un liocorno. Non richiede maggiori cure. L’anima è della famiglia degli uccelli. Prima di raggiungere questa famiglia, Francesco appartiene a quella dei liocorni, così descritta in un bestiario medievale: “Ha un tale gusto a fiutar l’odore di pulzella e di verginità, che quando dei cacciatori vogliono catturarlo pongono sul suo cammino una giovane vergine. Come la vede, il liocorno va ad assopirsi sul suo seno, ed eccolo catturato”. Ma non è ancora nato il cacciatore che prenderà il bel Francesco. Se fa la corte a tante donne non si addormenta accanto a nessuna(…)”

la Salamandra
“(…)Il denaro che entra in bottega lo spende nel gioco. L’amore che gli entra nel cuore lo spende in feste. Ciò che ha, ciò che è, lo brucia. C’è in lui un che di liocorno, e un poco anche della salamandra: “La salamandra vive solo di fuoco. Con la sua pelle si fa un drappo che nessuna fiamma può bruciare”.
Il figlio di Pietro di Bernardone è vestito di questa stoffa, che nn ha prezzo. Gli amici vanno e vengono. Le fanciulle vanno e vengono. Il denaro va e viene. La madre sospira, poi sorride. Il padre borbotta, poi tace.(…)”

il Grillo
"(…)Catturato, rinchiuso in prigione, ne uscirà fiaccato da una malattia. Ma gioioso, sempre, consolando i suoi compagni di prigionia, cantando come un uccello sul ramo, più forte di prima. Fino ad allora la sua gaiezza poteva sembrare il privilegio di una gioventù dorata, sicura del proprio avvenire perchè padrona del mondo. Ma ecco che questo umore si mantiene e si rafforza nel buio di una prigione, lontano dai suoi. Era dunque un’altra l’origine di questa gioia, veniva da ben più lontano che da una semplice ebrezza del mondo. E’ in questa prigione come Giona nel ventre della balena: nessun chiarore gli arriva. Allora canta. Allora trova nel suo canto più che una luce, più che un mondo: trova la sua vera casa, la sua vera natura e il suo luogo d’elezione.

Noi viviamo nelle città, nel lavoro, nelle famiglie. Ma il luogo in cui viviamo, in verità non è un luogo. Il luogo in cui viviamo veramente non è quello in cui passiamo le nostre giornate, bensì quello in cui speriamo, senza conoscere ciò che speriamo, quello per cui cantiamo, senza capire cos’è che ci fa cantare. Prigioniero nel 1202, liberato nel 1203, malato nel 1204.
Fra il 1202 e il 1204 comincia la metamorfosi del liocorno e della salamandra in grillo:
“La natura del grillo è d’ amare il suo canto e di gioirne a tal punto da non cercare più cibo e morire cantando”.
(…)"

Dal libro “Francesco e l’infinitamente piccolo” di Christian Bobin

Mi sta già sul cazzo.

e come mai? :smiley:

“Francesco D’Assisi va in Palestina a parlare di un Dio che le folle sgomentano e le chiese tediano. Egli racconta ai guerriei le stesse cose che ai passeri. NON PARLA PER CONVINCERE: CONVINCERE E’ COME VINCERE, ED EGLI ALTRO NON CERCA CHE IL TRIONFO DEL CANTO LIEVE, SENZA ARMATURA DI FERRO NE’ DI LINGUA.”