Freaks Out (Gabriele Mainetti, 2020)

E’ stato appena rilasciato il trailer del secondo film di Gabriele Mainetti in uscita, salvo ulteriori rinvii, il 16 dicembre di quest’anno.
E’ la storia di un gruppo di circensi ai quali sparisce misteriosamente il proprietario del circo e che allora cerca di scappare dalla Roma occupata dai nazisti durante la fine della seconda guerra mondiale.

Il trailer sembra rivelare la presenza delle stesse caratteristiche del predecessore Lo Chiamavano Jeeg Robot: romanità e fantascienza. Non mi ha fatto saltare dalla sedia e nella mia statistica personale lo considero un buon segno. Troppo spesso a trailer fantasmagorici sono seguiti film piatti e viceversa.
Vedremo.

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Visto a Venezia78: IMHO una grossa delusione, lo paragono al Pinocchio di Benigni per quantità di mezzi usati inversamente proporzionali alla qualità del risultato finale… Il film è troppo lungo e IMHO non trasuda vero amore per i monsters, i diversi. E rischia di essere irrispettoso per come gioca col nazismo, e i partigiani… Nel finale diventa un cinecomic, ma è davvero debordante, frastornante… senza senso della misura. Poi, un impianto così grosso, scenografie enormi, costumi sfarzosi, CGI a profusione, sembra di volare… per poi tornare sulla terra col provincialismo del dialetto in bocca ai protagonisti…

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a me e’ piaciuto molto, poi la scena iniziale Viterbo la faggeta come rifugio dei partigiani, dai simpatico

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Mi ha divertito, non pretende altro che di essere un bel film d’intrattenimento. Che ci montino sopra peana vs polemiche perché una tantum il cinema italiano si ricorda di produrre qualcosa di popolare che non sia commedia senza doverlo infarcire con menate “d’autore” per giustificare l’operazione è il segno dei tempi. Del resto, era successo anche con Jeeg Robot.

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Comprendo perchè possa non essere piaciuto. E’ un film difficilmente incasellabile in un genere preciso. Secondo me vive in una dimensione “sui generis” che alla fine si può ricondurre a quella delle favole. Una spruzzata di splatter, di sesso e di comicità (bravo Castellitto) contribuiscono a confondere ulteriormente lo spettatore che si aspettava forse un cinecomic ambientato nella seconda guerra mondiale.
Io l’ho apprezzato anche se a mio avviso doveva durare almeno una ventina di minuti in meno. Il cast funziona alla grande ed in particolare mi ha toccato la prestazione di Tirabassi.
Buona regia anche nelle scene più frenetiche, mi è piaciuta un po’ meno la fotografia che ho trovato un po’ manieristica.
Secondo me è stato snobbato troppo frettolosamente.

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Film meraviglioso che a tratti mi ha persino commosso

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Bellissimo, mi era scivolato nel dimenticatoio, ma me lo ha rispolverato prime.

Bellissima fiaba nera, uno di quei rari momenti dove il cinema italiano ritira fuori timidamente i testicoli, palese e sincero debitore del cinema di Guillermo del Toro, ma nonostante qualche piccola sfacciataggine il film brilla di luce propria, funziona e si arriva al finale in sazietà.

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Un film che a me è piaciuto parecchio (anche se meno rispetto a “Lo chiamavano Jeeg Robot”). Non mi sento di avanzare critiche particolari, soprattutto perchè penso che questo secondo lungometraggio di Mainetti vada apprezzato e premiato anche solo per il coraggio di voler sperimentare qualcosa di più grande. Provare a sfornare un film che segua un po’ la scia dei blockbuster americani ma che è a tutti gli effetti un prodotto nostrano. Il progetto era grande e mirava in alto. Il risultato è stato più che dignitoso secondo me.

Per i più attenti: avete notato le molteplici citazioni nascoste da Gabriele Mainetti all’interno del suo film? Ci sono riferimenti a tantissimi altri film famosissimi, e non solo.
A tal proposito:

Piccola curiosità per i più cinefili

In “Django” (1966) Sergio Corbucci mette in scena un sadico taglio dell’orecchio, una sequenza molto cruenta per quei tempi e che diventerà uno dei momenti clou del film con protagonista Franco Nero.

Molti anni dopo, Quentin Tarantino, grandissimo amante del cinema italiano, decide di omaggiare il maestro Corbucci rivisitando il taglio dell’orecchio in una versione forse ancora più impressionante. La scena di cui stiamo parlando è tratta dal film “Le iene” (1992) e viene magistralmente eseguita da un iconico Michael Madsen. Madsen improvvisa anche il momento topico in cui parla dentro all’orecchio mozzato, rendendo l’intera sequenza ancora più cruenta e condìta con un po’ di sano black humor.

Ebbene, siamo nel 2021, e questa volta è un regista italiano a regalarci un ulteriore omaggio in stile scatola cinese ai due registi che lo hanno preceduto. In Freaks Out (2021) diretto da Gabriele Mainetti vediamo un forzuto e peloso Claudio Santamaria strappare l’orecchio ad un nazista e riproporre, in chiave forse più comica rispetto ai predecessori, il siparietto della conversazione con l’orecchio mozzato.

Un bellissimo meccanismo ad intreccio di citazioni su citazioni. :clapper:

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Nuovo titolo per l’uscita nelle sale in U.K.:

Freaks vs the Reich