Fuocoammare (G. Rosi, 2016)

Sacro Gra per me era già una solenne schifezza ma ho deciso di dare una chance a questo (pompatissimo) Fuocoammare, nella speranza di riappacificarmi con il regista Gianfranco Rosi.

Nulla da fare: l’ho trovato davvero atroce, una robaccia presuntuosa e fintissima, inutilmente lungo ed estremamente irritante.

Se qui c’è qualche estimatore del regista e di questo documentario vorrei proprio sapere cosa ci ha trovato di buono.
Per me è un polpettone fighetto per un pubblico di snob fuori tempo massimo, l’ho trovato assolutamente indigesto e mi stupisce che abbia tutta questa considerazione (la nomination all’Oscar mi sembra davvero incommentabile).

L’ho visto dalla versione trasmessa dalla Rai mesi fa, che registrai allora.

Aggiungo che, in tutte le interviste che ho visto, il regista Rosi mi ha dato una pessima impressione, quella di un pallone gonfiato dai modi sgradevoli.

Su “Sacro gra” c’è un thread apposito. Già quello conquistò un discutibile Leone d’oro a Venezia. Ora questo “Fuocoammare”, a quanto pare non meglio, anzi. Ma Rosi è tanto “paraculato” dalle giurie? E perché?! Sulla figura umana, poi, quoto Brass: in un’intervista durante il festival veneziano, mi diede l’aria di un fetentone, coinvolto nei peggiori traffici criminali immaginabili…

Domani notte farò il tifo per Rosi. Non perché abbia rivalutato la sua persona o le sue opere, ma giusto in quanto il film, a Hollywood, rappresenterà una bella sputazzata in faccia a quell’emerito stronzo di Trump, che come presidente si sta rivelando ancora peggio di quanto temessi. Il nemico del mio nemico, almeno stavolta e per alcune ore, è di certo mio amico…