Garage (Vilgot Sjöman, 1975)

https://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/garage/15155/

Dall’autore dei due Io sono curiosa e di Taboo.

Un mondo totalmente amorale, nel quale la dimensione dei rapporti interpersonali si basa unicamente sull’esteriorità, su una facciata da tirare a lustro per farne sfoggio in società. Ciò che sta sotto invece è marcio e purulento, non ci sono valori, non c’è etica, non la possibilità di un contatto autentico e sincero tra le persone. Solo un coacervo di ipocrisie e vantaggi individuali, sui cui si regge la stuttura attarvarso la quale i protagonisti danno una direzione e una concretezza al proprio vivere sociale. L’unica relazione potenzialmente sincera, l’affetto che intercorre tra il professore e la sua ex studentessa, viene soffocato sul nascere dalla ragnatela di sordidi individualismi in cui questa umanità malata si trova a vivere, determinando di fatto impotenza ed ulteriore sofferenza. In tutto ciò la morale cattolica non fa altro che generare sensi di colpa senza di fatto innesscare processi etici o percorsi catartici, rendendo di fatto impossibile la via del cambiamento. Un altro affondo, un altro mattone che va ad aggiungersi all’edificio di feroce critica e denuncia che il regista Sjöman andava in quegli anni costruendo, con lucido e calcolato cinismo, nei confronti della società svedese. Un film duro e scomodo, ma al contempo profondo e sincero, qualità queste ultime estranee all’etica dei personaggi che popolano la pellicola.

Visto in una copia della vhs Polar film, penso l’unica versione circolante del film (non solo in italiano, forse in assoluto).