Seiyûgi - Gioco sessuale (Masao Adachi e Koji Wakamatsu, 1969)

Sulla scia dei film che non riuscivo a scaricare da Youtube perché soggetti a limiti di età sono andato a ricercarmi l’opera in questione, che passò all’epoca su fuori orario e che appunto era stata messa su Youtube ma non riuscivo a scaricare.
Ora ovviamente il canale è stato chiuso ed il film non è più disponibile. :sweat_smile:

Mi interessava molto, sia perché sottotitolato in italiano, sia perché sono un grande estimatore di Wakamatsu e questa opera non è stata compresa nei 3 magnifici cofanozzi dvd francesi.

Inoltre non ho capito bene, forse in realtà Wakamatsu ufficialmente non è regista ma è accreditato solo come produttore.

Qualcuno l’ha visto e vuole spendere due parole?

E questo Adachi, che ha una filmografia sterminata da sceneggiatore (meno da regista) con temi simili a quelli sessual/eversivo/politici di Wakamatsu? Io non ne so nulla né di lui né della sua opera.

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Io ne so pochissimo e ho visto solo un suo film, ma Adachi (se non lo confondo con qualcun altro, cosa possibilissima) è un personaggio interessante che ha - tra le altre cose- fatto parte dell’“Armata Rossa Giapponese”, prima di rifugiarsi in Libano per parecchi anni. Tornato in patria ha avuto altri problemi con la giustizia ma adesso continua a fare film.

Ciao!
C.

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Hai ragione! Qui Ghezzi parla della vicenda di Adachi, praticamente non ha il passaporto e non può uscire dal giappone:

Ciao!

Tra l’altro, il film sull’armata rossa giapponese di wakamatsu lo trovo bellissimo!

Ciao!
C.

Si, ricordo anche io molto bello United Red Army.
Segnalo anche che su UbuWebFilm c’è Sekigun-PFLP: Sekai Senso Sengen (The Red Army/PFLP: Declaration of World War), film realizzato nel 1971 sempre dalla coppia Wakamtsu-Adachi, incentrato sulla collaborazione tra armata rossa giapponese e fronte di liberazione popolare palestinese.
https://ubu.com/film/adachi_red.html

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Visto finalmente.

Film stranissimo ed estremamente militante, girato in parte nell’università di Tokyo occupata, in mezzo alle vere barricate della protesta studentesca.

Purtroppo il film prende le fila da un discorso che non è condivisibile e sostenibile nella società odierna, ovvero lo stupro inteso come gioco, un atto che consente anche alla vittima di liberarsi da resistenze morali e culturali per librarsi verso la propria autodeterminazione individuale.

Nel mostrarci questi ragazzi perdigiorno che vivono borderline, tra stupri verso amiche consenzienti e verso ragazze recalcitranti ma che alla fine ci stanno sempre, Adachi e Wakamatsu fanno in realtà un confronto coi giovani politicizzati del movimento studentesco, i quali hanno un obiettivo valido da raggiungere ma non riescono a perseguirlo con la giusta determinazione, libertà, serenità, spensieratezza, carica eversiva.

Quella dei due autori è una denuncia vibrante fatta dall’interno del movimento, ed è un peccato che come atto sessuale catartico e liberatorio sia stato scelto proprio lo stupro invece che l’amore libero, ad esempio. Non riesco a capire se questa faccenda dello stupro derivi da dei riferimenti culturali: forse la mentalità giapponese, che come è noto è piuttosto incline alla perversione sessuale, interpreta queso atto in modo diverso da noi? Oppure è proprio la violenza insita nello stupro ad essere considerata dagli autori essenziale e liberatoria nel parallelo tra dimensione sessuale dell’individuo e lotta di classe?

Come in altri film di Wakamatsu (ma non solo, è una caratteristica comune a molte cinematografie povere, vedi i film di Zé do Caixao) dalla scelta obbligata del b/n può scaturire un elemento stilistico di impatto, ovvero la decisione di girare le sequenze più significative o emblematiche dell’opera utilizzando della pellicola a colori.

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