Gli Uomini d'Oro (Vincenzo Alfieri, 2019)

Nella Torino degli anni '90 tre impiegati delle Poste decidono di cambiare le loro vite compiendo un furto ai danni del portavalori che due di loro portano quotidianamente. Ispirato ad un fatto di cronaca reale.

Sono andato alla ricerca di questo film sulle piattaforme streaming per parecchio tempo fino a quando l’ho trovato su RaiPlay ieri sera (se interessati vi faccio presente che resterà solo fino a stasera). Il motivo non risiede nel fatto che avessi letto buone recensioni ma banalmente nel fatto che il regista è il figlio di un mio ex collega ed ero curioso.

Mi ci sono accostato al buio, senza informarmi. Questo mi ha regalato la prima sorpresa. Con un cast composto da Morelli, De Luigi e Leo mi aspettavo una commedia alla “Smetto quando voglio” ed invece mi è stato sbattuto in faccia un noir intenso, crudo con un montaggio tutt’altro che banale (a cura dello stesso Alfieri). La vicenda è divisa in tre capitoli che rappresentano il punto di vista dei tre protagonisti, prospettive che s’incrociano man mano che il film procede e solo alla fine danno compiutezza all’esito della rapina che tutto sommato ti rendi conto non essere il cuore del film.

Stupefacente a mio avviso la prestazione di De Luigi, un travet frustrato e prostrato da una cardiopatia che non recede e da una moglie grigia, che s’illumina solo davanti alla figlia per la quale farebbe tutto. Ho apprezzato tanto anche l’interpretazione di Gianmarco Tognazzi nel ruolo di un viscido stilista-strozzino.
Morelli fa il napoletano senza guizzi e Leo fa un po’ troppo il Renatino di “Non ci resta che il crimine” ma comunque sono funzionali.

Da antologia a mio avviso la scena del litigio per motivi calcistici tra Fabio De Luigi, tifoso del Toro, e Giuseppe Ragone, juventino, che scatena gli istinti omicidi del primo.

Un film che per quanto mi riguarda lascia il segno.

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Ottima segnalazione, appena in tempo :+1:

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Il tricefalo colpisce anche questa volta. Di mia sponte non avrei mai guardato un film con De Luigi che personalmente mi è repellente, ma qui tira fuori un estro davvero notevole e finalmente dimostra di non sapere interpretare l’ennesimo ragazzo di mezza età maldestro e innamorato.
Una volta che si entra nel meccanismo dei capitoli la storia prende forma anche se sul finale non so se per distrazione mia o cosa sono rimasto con un paio di dubbi, soprattutto:

Ma i due napoletani alla fine erano morti o no?

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Si, erano morti. L’ultima scena è un flashback che tra l’altro si riaggancia alla sfuriata di Leo sul conteggio dei soldi che sembravano pochi.

Si infatti mi è venuta in mente dopo che avevo scritto, mi ha scombussolato un attimo la questione dei capitoli.

Comunque ribadisco, gran segnalazione.

Davvero un bel film!
Pellicola che comincia con un derby Juve-Toro finito 5 a 0…
Altra scena clou il litigio tra due dei protagonisti sempre per motivi relativi all’antagonismo calcistico tra le due squadre torinesi… @Manzotin non può perderselo!!!
:rofl:

Film che si riallaccia alla tradizione dei “colpi all’italiana”, in partenza sintonizzandosi sul mood commedia ma trasformandosi, col procedere della vicenda, in una pellicola sempre più noir e cupa.

Ho apprezzato molto l’attenzione ai dettagli, soprattutto per quanto riguarda la scenografia e gli oggetti scenici: l’obiettivo di proiettare lo spettatore nel 1995/96 viene perseguito con puntigliosa attenzione, inserendo un sacco di elementi caratteristici di quel periodo che fanno scattare delle sinapsi in chi quegli anni li ha vissuti.
Per ciò che mi riguarda, devo dire che gli elementi che più mi hanno attivato sono:

  • Il telefono di casa di De Luigi bloccato con un mini-lucchetto: avevo una fidanzatina con il padre ossessionato dal risparmio, che doveva telefonarmi dalla cabina telefonica perché in casa il telefono era bloccato dal lucchetto e poteva essere utilizzato solo in ricezione, a meno che non ci fossero motivi estremamente validi per inserire la chiave nella serratura
  • La mitica Novelle Cousine by Grazioli Giochi, con un jingle pubblicitario che ti si inseriva nella mente con la violenza con la quale un cuneo penetra nel tronco di un albero
  • La polizia di stato che nel 1995 utilizza per registrare le deposizioni un Akai GX-260D (anno di produzione 1973), a simboleggiare l’arretratezza tecnologica con la quale le forze dell’ordine italiane (ed in generale tutto l’apparato statale) da sempre si sono dovute confrontare (soprattutto allora, quando la tecnologia era cara e non esisteva l’alternativa cheap made in china).

https://www.hifiengine.com/manual_library/akai/gx-260d.shtml

E voi su quali dettagli cronologico-tecnologici (ce n’è diversi altri) siete andati in fissa?

Carina la citazione finale da Pulp fiction, con il fascio di luce dorato del cash che esce dalla scatola della Nouvelle Cousine invece che dalla valigetta.

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Visto anch’io, il King de Roma c’azzecca ancora, gran film basato su un fatto a me ignoto, addirittura scopro che la birreria del “Lupo” era a Susa… e i due tizi furono ritrovati vicino a Bussoleno. De Luigi, che apprezzo nelle commedie anche se ormai fa sempre la stessa parte, qui rivela insolite doti di attore drammatico, e risulta perfetto. La storia, come d’altro canto il primo film, si concentra su alcuni fatti e sfuma gli altri. Piacevole la struttura alla Rashomon, belle le location, buono il montaggio e tutti i dettagli “storici”, unico dubbio il perché hanno usato quel logo per le Poste, immagino non avranno avuto il permesso. Per Frank, ovviamente ero in fissa sulla 155…e sull’accento piemontese del poliziotto.

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