Good Kill (A. Niccol, 2014)

A distanza di un paio di giorni dalla visione non ho ancora capito se mi è piaciuto o se l’ho trovato una scemenza. E ancora non capisco se questo sia un buon segno o meno.

Sicuramente lo spunto iniziale è interessante perché si parla dei piloti dei droni che bombardano Afganistan e dintorni e ci vengono mostrati mentre sono davanti a un monitor con un joystick in mano, nella comodità di Las Vegas. Gente che bombarda case e mercati (spesso causando la morte di civili, donne e bambini) e poi la sera tornano a casa dalle famiglie e dei figli, come se fossero andati a lavorare in ufficio.
Il protagonista è un ex pilota (Ethan Hawke) che soffre terribilmente il fatto di non volare più e la cosa particolare è che sembra soffrire molto di più questa cosa che non il fatto che va a bombardare la povera gente nel modo più vigliacco che esiste. Questa condizione lo mette in crisi e mette in crisi anche il rapporto con la moglie.

Il film, in fondo, è tutto qui ed è strano perché non capisco bene che direzione prenda, sia per quello che riguarda la storia raccontata nel film che per quello che concerne la presa di posizione del regista.
Alla fine sembra che questa guerra sia giusta solo quando sono i militari a gestirla, quando invece entrano in ballo i servizi segreti (in questo caso la CIA) diventa una porcata.

Poi c’è anche una roba che ho trovato sconcertante (ma prevedibile). Mi riferisco alla scena in cui Ethan Hawke bombarda uno stupratore.

Nel cast c’è anche la figlia di Lisa Bonet e Lenny Kravitz, brava e anche molto bella.

Il blu ray italiano è buono, contiene una featurette di 15 minuti e il trailer come extra.