Halley [S. Hofmann, 2012],

http://www.imdb.com/title/tt1890417/

Questa pellicola messicana me l’ero segnata tanto tempo dopo aver visionato il trailer, mostrava delle immagini molto interessanti ed anche il resto aveva stuzzicato la mia curiosità. Ho cercato invano un’edizione DVD, sembra che sia uscito qualcosa in Messico, una bella confezione digipack molto ricca che ancora non sono riuscito a capire dove acquistarla. Comunque… dopo varie vicissitudini sono riuscito a portare a termine la visione di questa pellicola di Sebastian Hofmann al suo primo lungometraggio.
L’opera ruota attorno alla figura di Alberto, un’emaciato vigilante notturno di una palestra. La sua vita scorre triste ed in completa solitudine, senza contare che il suo corpo secco e privo di vita si sta consumando e decomponendo pezzo dopo pezzo. E’ un lavoro molto malato, sporco e freddo. I colori sono metallici, esangui e grigi, c’è un disagio anche fisico che non abbandona un attimo lo spettatore. Si ammorba ad un certo punto (dopo la metà per poi riprendersi nell’ultimo quarto d’ora) ma nel complesso il senso di disgusto e malessere la fanno da padrone. Ci sono delle scene che nella loro freddezza mi hanno lasciato un senso di inquietudine molto elevato nonostante non siano così estreme e viene mostrato poco. Molto azzeccata la scelta di ambientare parte della storia all’interno di una palestra, il divario tra ricerca eccessiva della perfezione fisica ed il disfacimento muscolare di Alberto è molto azzeccato così come gli interni illuminati in una maniera irreale da una eccessiva fonte luminosa che proviene dall’esterno, quasi come se il mondo stesse prendendo fuoco. Finale non riuscitissimo, a mio avviso andava sviluppato in una maniera diversamente criptica.

In ogni caso, film molto bello e doloroso. Fa stringere lo stomaco e serrare i pugni.