Hammamet (Gianni Amelio, 2020)

In uscita giovedì il nuovo film di Gianni Amelio su Bettino Craxi, o meglio sul suo ultimo periodo italiano e susseguente fuga all’estero. Fuga che i craxiani più ortodossi chiamano ancora oggi “esilio”.

Favino è impressionante già dal trailer:

Dico subito che la prova di Favino pare notevolissima. Come riesce a riprodurre il timbro vocale di Craxi è incredibile. E il trucco è davvero stupefacente, a livello dei migliori film hollywoodiani. Anche perchè di per sè l’attore non c’entra nulla col defunto cinghialone: faccia lunga, folti capelli, bocca stretta, accento romanesco. E dopo i patetici accenti sfoggiati nel film sui moschettieri, e in quello su Buscetta, cominciavo ad avere seri dubbi sulle doti artistiche di Favino. Ciò detto, il film lo guarderò in br. Trovarmi sul grande schermo Craxi redivivo mi fa tornare in mente ricordi sgradevoli: la sua insopportabile aria di superiorità e arroganza, anche durante i processi, era paragonabile a quella di un boss malavitoso, non certo un leader politico. Semplicemente ripugnante. A prova di qualunque “rivalutazione”…
P.S. Sì, è morto da latitante, come un mafioso o un terrorista. Non certo da “esiliato”…

Non scherziamo, via…

Secondo me, Favino è tra i migliori attori della sua generazione a livello mondiale. il suo accento nei panni di Buscetta e la sua interpretazione in generale era da Oscar…

Favino, fosse un attore americano, sarebbe da tempo fra i “pezzi grossi” dell’industria cinematografica: talentuoso, versatile, a suo agio in vari generi, credibile come buono o cattivo, con la pistola in mano o una donna fra le braccia. Purtroppo per lui, lavora in Italia, e quindi non sempre “c’azzecca”. Un po’ per colpa delle regie, o delle sceneggiature, o appunto di accenti dialettali che non coglie. E non parliamo dello sciagurato doppiaggio del sommo Daniel Day-Lewis in “Lincoln”, anzi facciamo finta che non esista. Ciò premesso, la stima che ho nei suoi riguardi resiste, e anzi l’interpretazione nel lavoro di Amelio sarà certo una conferma della sua bravura. A prescindere dalla riuscita del film. Tutto qui…

Concordo con entrambi, un grande attore.

Che peccato non poter vedere “Hammamet Village” di Ninì Grassia con Pierluigi Zerbinati nella parte di Craxi…

Tranquillo, a breve forse potremo gustarci la versione di Calvagna con Enzo Salvi nei panni del cinghialone.

Ma quale Salvi. Calvagna, per fare Craxi, prenderebbe Martufello…

A me il film è piaciuto molto e per certi versi mi ha commosso. Non mi riferisco a Craxi evidentemente e/o alla sua presunta riabilitazione (che non c’è), ma al fatto che durante la visione mi è venuto da pensare a mio padre, e mi sono ritrovato con le lacrime agli occhi. Al netto dell’analisi politica, si respira un’intensità pazzesca, che evidentemente ha molto altro da dire e da offrire allo spettatore oltre alle strette vicende giudiziarie del fu Bettino. Questo ponte emotivo - per quanto mi riguarda - è dovuto in particolar modo al rapporto che Amelio mette in scena tra Bettino e sua figlia Anita (Livia Rossi), che sarebbe Stefania Craxi. Non è un caso che il nome venga cambiato, Amelio spersonalizza scientemente tutto. Bobo diventa “il figlio”, il democristiano che va a trovare Craxi ad Hammamet diventa “il politico”, la Gerini diventa “l’amante”, sintesi complessiva di tutte le donne amate da Craxi fuori dal matrimonio. Craxi stesso è meramente “il Presidente”. Il rapporto - affatto semplice - tra padre e figlia è davvero una delle chiavi del film, se non il momento più importante.

Ovunque abbia letto di Hammamet, la domanda costante è stata: “Craxi colpevole o vittima?” Il metro col quale misurare la bontà dell’opera, l’unico parametro preso in considerazione, Un approccio critico tutto politico, suddiviso tra punitori e revisionisti. Così facendo si è perso completamente di vista il film, che è un’opera d’arte e non un pamphlet di scienze politiche. A mio parere non si dovrebbe stare col bilancino a misurare cosa sia vero e cosa no, cosa sia effettivamente andato così e cosa no, cosa sia giusto e cosa sbagliato, dove troppo e dove troppo poco, il film non è quello e non vuole essere quello. E’ un disegno, un quadro, una veduta, una visione complessa e non semplificabile, tutta da ascrivere all’Amelio autore (che cura anche soggetto e sceneggiatura). E per pietà, non evochiamo imbarazzanti paralleli con Sorrentino e con il suo divo andreottiano. Amelio è di un’altra pasta, corre a cento all’ora rispetto al teatrino glamour autocompiaciuto e “weirdo” di un Sorrentino, il quale non affonda ma il coltello perché non ha niente da dire (se non bearsi della composizione estetica del suo fotogrammi). Amelio ha ben altro da dire, siamo agli antipodi proprio.

Al termine dei titoli di coda c’è scritto che i personaggi sono realmente esistiti ed a loro ci si è ispirati per narrare fatti romanzati e drammatizzati (come sempre del resto si fa al cinema ed in letteratura). Amelio racconta una vicenda che naturalmente non può prescindere dalla cronaca storica del nostro Paese, ma che al contempo non fa di quella la raison d’etre della sua opera. Peccato per il finale, o meglio il secondo finale, quello del dopo Craxi per capirci, io lo avrei evitato, non aggiunge nulla ed anzi sporca un po’ tutto quello che si è visto prima.

1 Mi Piace

Non essendo italiano, non sapevo nemmeno chi fosse Craxi, prima di vedere questo film. Favino in questo momento è forse l’attore più in forma a livello mondiale. Ha creato un personaggio in modo molto concreto preciso e ben definito, senza lasciare niente al caso. Sembra che abbia immaginato ogni secondo della vita di questo personaggio, ogni suo pensiero, ogni sentimento, e che abbia trasferito tutto quello sullo schermo. Anche se ci sono delle scene interessanti, in complesso, il film non mi è piaciuto, l’ho trovato poco interessante. Sono d’accordo con D-Fens per quanto riguarda il secondo finale, secondo me è la scena più debole di questo film…

Visto ora.
Nel complesso sotto la sufficienza, con ampie parti imbarazzanti , senza senso e prolisse (Tutte quelle con il figlio di Vincenzo Sartori, praticamente agghiaccianti).
Sarà che Amelio non incarna proprio il mio ideale di cinema ma non ho visto nessuna bravura, nessuna poesia, nessuna particolare abilità in questo film.
Tanto per capirci Lamerica a confronto è da Oscar.
Mi aspettavo molto di più da un film sugli anni dell’esilio di uno dei piu importanti politici italiani del secolo scorso.
Film tenuto in piedi dal suo protagonista assoluto, praticamente sempre in primo piano, un immenso Pierfrancesco Favino (e dal suo truccatore) e da poche sporadiche scene in cui Favino/Bettino ricorda i tempi che furono.
Peccato.

Visto ieri sera, concordo quasi in toto con DFens (a parte il cappello su Sorrentino), l’occhio di Amelio è non dico comprensivo né assolutorio, ma riesce a cogliere molte (se non tutte) le complesse sfaccettature del personaggio C senza andare nell’apologia né nella denigrazione, tangendo svariati eventi (Sigonella, le monetine all’Hotel Raphael, la Piramide all’Ansaldo, la corte di nani e ballerine) per fornire, sia pur con tutte le licenzie letterarie, un ritratto pressoché onesto e oserei dire affettuoso di quello che è stato, a prescindere da ombre (molte) e luci, un grande statista italiano, probabilmente l’ultimo. Ho letto tempo fa il libro “Route El Fawara, Hammamet” scritto dal figlio, e penso che il capitolo C sia stato archiviato fin troppo presto e in maniera comoda, senza una necessaria e più approfondita analisi. Tra gli extra nelle scene tagliate c’è anche un bellissimo balletto della Gerini, che come dice Amelio è l’unica attrice in Italia “a tutto tondo” come le attrici americane. Favino…un mostro di bravura, non riesco a capire come abbia fatto a fare alla perfezione il timbro vocale di Craxi.

Comunque, per non dimenticare:

image

2 Mi Piace