Hanzo the Razor: Sword of Justice
(Goyôkiba) Japan 1972 90 mins
diretto da Kenji Misumi
con Shintarô Katsu, Yukiji Asaoka, Mari Atsumi, Kô Nishimura, Kamatari Fujiwara
http://en.wikipedia.org/wiki/Hanzo_the_Razor
http://www.imdb.com/title/tt0068650/
http://eurekavideo.co.uk/classics/hanzo-the-razor-the-trilogy/
Visto stasera il primo capitolo della serie dedicata a Hanzo the Razor con Shintaro Katsu nell’ottimo dvd pubblicato in UK dalla Eureka!, inserito in un cofanetto contenente anche le due pellicole successive. Certo che a vedere come sono confezionate le edizioni in dvd di questi film giapponesi per poi compararle con le edizioni italiche dei nostri film di genere (e anche d’autore) piange il cuore davvero il cuore: packaging impeccabile che riproduce le locandine giapponesi originali, booklet interno a ciascun dvd, cofanetto rigido dalla grafica accattivante, master strepitoso nel corretto formato originale, con sottotitoli inglesi escludibili e colori talmente vividi che il film sembra girato ieri! Ma perché da noi questo trattamento di lusso viene riservato solo a pochissimi film? Vabbé… bando alla malinconia e parliamo di questo incredibile film ispirato al manga Lone Wolf and Cub di Kazuo Koike: Shintaro Katsu, conosciuto dai più come il ‘vecchio’ Zatoichi cinematografico, veste qui i panni di una sorta di Harry Callaghan nel Giappone del periodo Edo. Il compito che si è prefisso è quello di sradicare con ogni mezzo (anche il meno lecito) la corruzione all’interno della polizia e della pubblica amministrazione, in difesa dei più deboli e contrastando i potenti senza alcun timore reverenziale. Tuttavia il paragone con Dirty Harry regge fino ad un certo punto: è vero che il primo film della saga interpretata da Clint Eastwood è del 1971, ovvero l’anno immediatamente precedente a quello in cui è stato girato il primo film su Hanzo, ma le similitudini si fermano ai modi spicci e brutali nel contrastare i cattivi e i suoi superiori, dato che qui ci sono situazioni tipicamente giapponesi, alcune al limite dell’assurdo. Infatti il nostro è solito far confessare le donne ‘ingroppandosele’ fino a che queste non possano più fare a meno del suo pene, organo ovviamente sottoposto da Hanzo ad un trattamento/allenamento davvero speciale in modo da fortificarlo all’ennesima potenza: del resto lo ‘sword’ del titolo ha un significato sottilmente allusivo
Trattasi quindi di pura japan-exploitation ai massimi livelli, che, almeno in questo primo capitolo, non ha troppe affinità con i classici film dei samurai, dato che i combattimenti sono ridotti all’osso e le ‘coreografie’ poco articolate. Non mancano i momenti più ‘comici’ e quelli più ‘malinconici’ e riflessivi, come nel finale in cui viene affrontato anche il tema dell’eutanasia con Hanzo che aiuta due ragazzini ad alleviare le sofferenze del padre malato, evitando al contempo di fargli commettere un parricidio.Dopo aver visto questo film (e altri simili) c’è da dire che le tanto acclamate trovate ‘tarantiniane’ dovrebbero essere drasticamente ridimensionate visto che in Giappone (ma non solo) c’erano registi (e produttori) che osavano ancora più di lui sin dagli anni 60/70.
Probabilmente, stando anche ai commenti che ci sono in rete, questo primo capitolo non risulta il migliore della serie ma si configura più come una presentazione del personaggio, una sorta di programmatica dichiarazione d’intenti. In ogni caso è un film da vedere anche solo per l’ottima messa in scena e la resa visiva complessiva.
Dimenticavo… assolutamente geniale l’utilizzo di una (bella) colonna sonora “funk-jazz-lounge” anni '70 in un contesto di un film in costume ambientato in tutti altri tempi: ultimamente è una pratica abbastanza normale (mi ricordo Plunkett e McLeane o, più di recente, Marie Antoinette di Sofia Coppola) ma all’epoca non mi sembra lo facessero molti registi! :rolleyes:
Per chi fosse completamente a digiuno e volesse farsi un’idea prima di visionare il film ecco il trailer:
[flash]http://www.youtube.com/v/tzCmbNATnt8&hl=it&fs=1" type=[/flash]
P.S. il master ha due problemini in altrettante scene, ovvero la mancanza di alcuni secondi di audio e il salto di qualche fotogramma. Tuttavia non si tratta di un difetto del dvd ma di difetti risalenti al master originale, come segnalato alla fine dell’opuscolo contenuto all’interno della custodia amaray.