Happy Family (Gabriele Salvatores, 2010)

Ieri sono andato al cinema pieno di aspettative: Abatantuono, Bentivoglio e Salvatores insieme dopo tanti anni, Il protagonista (Fabio De Luigi) mio concittadino, l’idea di farsi 2 risate…
Alla fine il film è stato un po’ sotto alle mie aspettative. In diversi momenti è divertente, il tempo passa che è un piacere, belle inquadrature, bella la musica (Simon & Garfunkel) ma ho avuto l’impressione che Salvatores volesse stupire, volesse metterci dentro di tutto e ha esagerato con l’espediente di far parlare i personaggi col pubblico e con il loro autore (De Luigi) in stile “6 personaggi in cerca d’autore” di Pirandello. Può starci come cosa, un pochino, ma alla fine queste parti sovrastano quasi la storia principale e questo l’ho trovato quasi come se fosse un modo per aggiungere minuti al film e che con la storia principale non ce la poteva fare.
La sceneggiatura non ha lo smalto dei film che più amo (Turnè e Marrakech, perfetti da quel punto di vista). Non ha nemmeno lontamente la brillantezza dei dialoghi di Woody Allen (ho letto che questo film era la versione italiana di Woody, proprio a livello di dialoghi e battute). Se togliamo tutte le parti “inutili” in cui i personaggi sono fuori dalla storia, se togliamo il pur bello omaggio a Milano che c’è verso la fine (bello, ma… utile? sono altri minuti tolti alla storia. tra l’altro Milano secondo me era già stata omaggiata dalle bellissime inquadrature che si vedono quando De Luigi va in bicicletta all’inizio del film).
I personaggi di Abatantuono e Bentivoglio sono la versione più anziana e malinconica dei 30-40enni dei vecchi film. Più tristi, appunto…
Non so, non mi ha convinto del tutto forse perchè avevo troppe aspettative. La sufficienza comunque gliela devo riconoscere, perchè in certe scene mi ha convinto.

Alla fine del film c’è anche lo spazio per un’auto-omaggio-citazione. Ma quelli erano altri tempi e aveva un’altra mano.

io non l’ho ancora visto, ma è uno dei film papabili per le mie prossime visioni al cinema…
spiegami meglio, senza spoilerare, che cosa ti ha messo tristezza di Bentivoglio e Abatantuono?Forse emerge un po’ il fatto che siano invecchiati?

non è che mi abbiano messo tristezza, perchè in fondo la loro parte è molto positiva. il fatto è che sono gli stessi personaggi di una volta, invecchiati ma ancora con quello spirito, solo più rilassati e meno chiassosi. ho trovato la loro parte un po’ troppo scontata, come se Salvatores avesse detto “guardate! Abatantuono e Bentivoglio di Marrakech Express sono ancora lì, ancora come una volta, ancora con le stesse abitudini, sogni e voglia di fuggire”. il tutto è malinconico, non so spiegarlo. forse troppo autocitazionismo… ma con la consapevolezza di essere nella fase finale. troppo nostalgici come personaggi.

Mi hai messo curiosità…del resto Salvatores nei suoi film sembra sempre seguire un suo filo conduttore, come se ogni film avesse uno strascico di serie…ecco perchè sono del parere che l’apice l’abbia toccato con Io non ho paura, in cui Abatantuono c’è, ma non è il solito personaggio…mentre Quo vadis Baby…no comment…

De Luigi, però, credo che se la cavi bene, si sta spostando verso un filone un pò cinico,confermi?

Io amo Salvatores, per questo sono partito con le migliori intenzioni. Che sono state però parzialmente tradite. La storia è davvero esilissima, i personaggi volutamente stilizzati, e il film si fonda su quelle dieci quindici battute che oggettivamente fanno ridere. Questo, se si aggiunge Valeria Belillo, sarebbe tutto quello che si chiede ad una commedia di transizione come Happy Family. Il problema è l aggiunta della componente metacinematografica e metateatrale, quell’inserimento pirandelliano per il quale alcuni giornalisti in conferenza stampa lodavano il regista. Non capendo che la debolezza è insista proprio nel tentare di elevare il film, di dargli spessore intellettuale quando non ne ha e non ne necessita. Bisogna avere il coraggio di fare una semplice commedia, di venderla come tale e di farla pure bene. Se la si vuole mascherare da altro il rischio della pretenziosità è dietro l’angolo.

Quello che ricorderò di questo film tra un paio di mesi sono esclusivamente le zinne della Bilello, fugacemente intraviste in una sequenza di sesso con De Luigi (argh…). Per il resto è un film con una storia che sembra improvvisata in due pomeriggi davanti ad un paio di birre, con troppi irritanti luoghi comuni messi lì forse apposta per far sorridere, tipo il figlio culattone a 16 anni che finisce con “l’amico”, solo per dirne uno.
Insomma un filmetto da dimenticare, comunque molto curato sul piano visivo e con una Milano “da fiaba” che mi ha ulteriormente messo a disagio.
E Abatantuono per far ridere ormai ha bisogno di fare il fricchettone che si fa ancora le canne a 55 anni… tristezza.

Visto ieri sera, a me è piaciuto assai, forse è un po’ l’8 & 1/2 di Salvatores, non riesco a scrivere una storia e faccio un film su uno che non riesce a scrivere una storia, anche se in realtà la storia è tratta da un libro. E quindi una storia finta, con personaggi finti e stereotipati apposta, con una Milano irreale e patinatissima, da pubblicità del Mulino Bianco (altro che omaggio, è una presa per il culo, il vero omaggio a Milano è in quella sporca in B&N). Un divertissment con i vecchi compagni di sempre, con comparsate di Ugo Conti (che se la prende con le bici. grande!), Sandra Milo, battute su vecchie situazioni (“non ci siamo già visiti in Marocco?”) e De Luigi mattatore a tutto tondo che quell’aria stralunata strappa la battuta da subito. Che bello, meno male che c’è Salvatores.

Visto nel suo passaggio su Sky di qualche sera fa. Devo dire che, da non amante di Salvatores, il film complessivamente non mi è dispiaciuto. Mi ha fatto un effetto strano, è molto meno di quello che sarebbe potuto essere, ma è molto di più di quello che mi aspettavo, e quindi, tirando le somme, sono rimasto come “piacevolmente interdetto”. La confezione del film mi pare sia ben più significativa del contenuto, e alla fine è ciò che tiene in piedi la baracca, a parer mio; tutto di gran gusto e mestiere. Qualche battuta fa ridere, ma gli stereotipi abbondano, alcuni “baroni” gigioneggiano vistosamente (Abatantuono, la Buy) e la trama è esilissima. Ottima, come sempre, la Signoris.
Tra l’altro proprio ieri ho rivisto Manhattan, e se, anche lontanamente, il paragone doveva essere Woody Allen …:evil_lau:

indubbiamente non avrei mai sospettato tanta salute…

Visto l’anno scorso in tv, meno male altrimenti sarei scappato dalla sala in cui lo proiettavano. Non che sia brutto o mal girato, ma vedere Salvatores che SCOPIAZZA (non parlatemi di omaggio, o peggio ancora “citazioni”) il cinema di Wes Anderson (“I Tenenbaum” su tutti) è ridicolo, inutile e irritante. Degli attori, quelli che tengon su la baracca sono Abatantuono e Bentivoglio, mentre De Luigi è il solito cazzone, e il ragazzotto che “rifà” Jason Schwartzman è da prendere a calci da qui a Timbuctù. Torna alle cose che sai fare meglio, Gabriellino…

Rivisto durante le feste e devo dire che sono ancora d’accordo col mio commento di 13 anni fa, pare un divertissment di Salvatores e invece è molto di più, film invecchiato bene come del buon vino.

Parafrasando “Pulp fiction”, più che vino è aceto. E puzzolente… :laughing::smiling_imp::roll_eyes: