Hell or high water (D. Mackenzie, 2016)


https://it.wikipedia.org/wiki/Hell_or_High_Water

Visibile in questo periodo su Netflix l’ultima fatica del geniale David Mackenzie, di cui ho apprezzato molto Starred up-il ribelle.
Anche in questo caso siamo di fronte a un gran bel film, un heist-movie ambientato come un western nel cuore del profondo Texas.
Due fratelli, Toby e Tanner, uno bravo ragazzo (Toby, Chris Pine) l’altro ex-detenuto (Tanner, Ben Foster), si mettono a compiere rapine per salvare
la fattoria di famiglia…
Lo sceriffo Marcus, uno straordinario Jeff Bridges, insieme al suo collega di origine indiana Alberto, si mettono sulle loro tracce.
Bella storia, belle ambientazioni americane, bella colonna sonora di Nick Cave, con diversi pezzi del repertorio folk americano.
Film che si rifà ai grandi classici americani, dagli heis-movies ai road-movies passando per il western, il tutto condito con evidenti citazioni dei film dei fratelli Coen.
Il finale è, secondo me, fantastico. Da non perdere.

Visto al cinema in lingua originale appena uscito.
Un particolarissimo thriller / drama ambientato in un insolita campagna americana dove il richiamo all indebitamento fottuto che questo sistema di merda ha portato molti alla fame e, appunto, a compiere follie , e’ lampante ogni volta che la macchina da presa inquadra il paesaggio che scorre dall’auto.
Location campagnole texane veramente fantastiche e una coppia di protagonisti che funziona alla grande.
Sottolineo la Badass scene in cui Foster mette in fuga una banda di campagnoli giustizieri improvvisati a colpi di fucile d’assalto.
Spassoso il personaggio di Bridges, uno sceriffo vecchio e stanco ma più vecchio il toro più duro il corno… diceva qualcuno…
Da Spasso puro il dialogo con la vecchia cameriera al ristorante.
Intenso ed introspettivo. Da vedere.

Visto su Netflix: bello ma non così straordinario come avevo letto in giro.

È bella l’ambientazione, la coppia di protagonisti funziona (Chris Pine molto più bravo di quello che pensassi), Jeff Bridges è ok (ma molto di maniera, per i miei gusti), le musiche sono giuste, qualche dialogo è particolarmente riuscito ma, seppur lo consideri un buon film, non mi ha fatto scattare nessuna scintilla.

Il pregio maggiore è che si tratta di un film “sul pezzo”, che tra le pieghe di un western si mostra la cosiddetta America profonda, incattivita e impoverita dalle piccole e grandi rapacità del sistema, quella di cui le maratone di Mentana non danno conto.
Bravina la coppia Foster e Pine, molto meglio la prova attoriale dei due rangers: Bridges, come già Hardy in The Revenant, pare ispirarsi al buon Tom Wright e tira fuori dal cappello un’interpretazione sì di maniera, ma efficacissima. Potrebbe spuntarla agli Oscar come miglior attore non protagonista, almeno lo spero.
Il dialogo con la vecchia cameriera m’ha fatto schiantare :).