I mostri di Ponticelli

Ieri notte ho visto, grazie al benemerito RaiPlay, una vecchia puntata di Telefono Giallo (dicembre 1989) dove veniva trattato il caso del celebre massacro di Ponticelli (1983), quando due bambine (di 7 e 10 anni) vennero seviziate, verosimilmente anche stuprate, uccise e date alle fiamme.
Del delitto furono accusati tre ragazzi appena maggiorenni che furono arrestati dopo brevi indagini.

La storia è allucinante anche perché viene fuori che i tre ragazzi furono costretti ad addossarsi le colpe del delitto dopo un interrogatorio poco ortodosso (diciamo così) e la ricostruzione che dovrebbe incastrarli è quantomeno farraginosa e piena di incongruenze.

Adesso tra l’altro è venuto fuori che i tre hanno passato quasi trent’anni in galera nonostante fossero innocenti.

Ma a parte questo io continuo ad essere affascinato da Augias e dal modo con cui conduceva il programma, da come è cambiato il linguaggio televisivo, i tempi, il modo di gestire gli ospiti e di non spettacolarizzare l’orrore.

Telefono Giallo andava in onda in primissima serata (all’epoca si iniziava alle 20.30 in punto) ed è incredibile come si potesse parlare di certe cose in tv a quell’ora. Questa puntata si apre praticamente col patologo che analizzò quello che restava dei corpicini delle due bambine e che parla con linguaggio tecnico di quello che è stato fatto alle vittime, indugiando sui dettagli che facevano intuire che, almeno una delle due, era stata violentata.
Dettagli atroci e insopportabili, detti con serissimo tono marziale, nell’atmosfera cupa tipica del programma, con Augias che lo incalzava con rigore e senza nessuna morbosità, col semplice piglio del cronista che voleva informare.
Altri tempi, altra tv.

Incredibile poi, almeno per la tv di oggi, la seconda parte del programma con una decina di esperti e persone coinvolte nelle indagini e nel processo (c’è pure Imposimato) che disquisiscono sulla vicenda con un tono cupo, con un gergo freddo e tecnico, con tempi televisivi abbastanza sballati che Augias cerca di gestire con grande mestiere.

E poi ci sono le solite telefonate del pubblico tramite, appunto, il famoso telefono giallo. Alcune interessanti e con domande pertinenti, altre un po’ meno, con il denominatore comune di arrivare sempre nel momento meno opportuno. Per me, che in qualche modo sono appassionato di linguaggi televisivi, è tutto incredibilmente interessante.

Chi volesse vedere la puntata la trova qui:

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Conosco benissimo la vicenda, all’epoca vivevo in Campania e uno degli imputati avrebbe dovuto essere trasferito a Eboli (io abitavo a Battipaglia, a pochi chilometri di distanza) ma la popolazione insorse. In effetti fu un processo vergognoso, c’erano pressioni perfino dalla camorra perché i tre venissero condannati e un tizio fortemente sospetto (aveva precedenti per molestie su minori, conosceva le due vittime, aveva perfino tentato di uccidere la propria sorella e soffriva di disturbi psichici) era stato arrestato nello stesso periodo in cui entravano in carcere i tre (poi morì suicida, se non ricordo male). Diavolo, i sospetti erano stati pestati a sangue pur di farli confessare… però non sapevo li avessero scagionati, è cosa recente? Il delitto peraltro fu atroce, e in quel quartiere di sudicioni con tendenze pedofile ce n’erano mica pochi…

I tre hanno passato 27 anni in galera per poi essere liberati per buona condotta. Adesso si sono sposati e cercano di rifarsi una vita.

Il processo è stato riaperto qualche anno fa (se ho capito bene) dato che i loro avvocati avevano nuove prove (riguardanti l’ora del delitto) che li avrebbero dovuti scagionare completamente.

Inquietantissimo un filmato di repertorio mostrato nella trasmissione di Augias dove si vede uno dei tre imputati scortato da due poliziotti in occasione di un’udienza del processo. La sua maglietta bianca è macchiata di sangue (probabilmente per le botte prese anche in quell’occasione) mentre una delle due guardie che lo accompagna cerca di nascondere goffamente con la mano la prova di quella violenza.

E ti assicuro che pure i giornalisti ci diedero dentro col linciaggio mediatico, ovviamente con la benedizione dei genitori delle due vittime. Ricordo articoli vergognosi, d’un colpevolismo esasperato. Fra l’altro, avevo letto che lo psicopatico di cui ti parlavo sopra (incarcerato nello stesso giorno dei tre) era anche imparentato con un testimone importante per l’accusa, un ragazzino che dichiarava di aver visto i tre sospetti in compagnia delle bambine poche ore prima della loro scomparsa. Strane, inquietanti coincidenze per una storiaccia in cui la verità non si saprà mai. Fra gli altri sospettati, un ambulante che aveva fama di zozzone con un debole per le ragazzine, la cui auto era dello stesso modello di quella su cui altri testimoni dichiaravano di aver visto salire le bambine. Il tizio fu interrogato e rilasciato, come prima cosa si disfece dell’auto. Il che era a dir poco faccenda su cui indagare ulteriormente.

La vicenda ricorda a tratti quella dei “tre di west Memphis”, sia per quanto riguarda le vittime sia per gli eventuali carnefici, per non parlare poi delle accuse e del processo seguente.

Che poi io trovo molto più scorrevole una trasmissione condotta in questo modo (nonostante le puntate durassero tantissimo) che una qualsiasi puntata di Quarto grado o altre porcherie simili.

Non conoscevo la vicenda e, avendo due figlie piccole, avrei preferito non conoscerla. Ho trovato un po’ di roba in rete comunque:

http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/ponticelli/index.php