Quando sono andato a vedere questo film non è che mi aspettassi un capolavoro, però nemmeno una simile ciofeca.
E’ vero, una volta c’erano Gassman, Tognazzi e Sordi, ora il convento passa Abatantuono, Bisio e Panariello. Dietro la macchina da presa sedeva Dino Risi (affiancato da Monicelli e Scola nel film del 1977), stavolta dobbiamo accontentarci di Oldoini, maestro del cinemainvacanza.
La cattiveria dei due film originali qui non è nemmeno sfiorata. La critica alla società italiana e alle odierne psicosi arriva premasticata, stanca, finta. I meccanismi delle gag sfruttano situazioni viste e riviste in TV. Gli attori sono i primi a non crederci. Abatantuono si affida alla sua maschera e recita a smorfie, Panariello scimmiotta Verdone, Bisio pensa di essere in uno spot televisivo.
La Ferilli ci mette il fisico - e forse è la cosa migliore del film.
Di tutti gli episodi salvo quello in cui Abatantuono interpreta un laido attore di telenovela e quello con la Ferilli-Marcorè coppia spensieratamente coatta.
Certo che se li paragoniamo a “Hostaria” dove Tognazzi e Gassman si prendono a polpi in faccia oppure all’episodio in cui Albertone su Rolls bianca tira su un malcapitato messo sotto da un pirata (maldestramente citato da Oldoini) viene da piangere, altro che ridere.
In definitiva lo consiglierei solo ai fan sfegatatati di Abatantuono e agli amanti della Ferilli in sottoveste.