Il castello dei Carpazi - Tajemství hradu v Karpatech (Oldrich Lipsky, 1981)

Ad una prima occhiata può sembrare il classico film favolistico cecoslovacco, che mischia il fascino della vicenda fantastica con venature horror un po’ inquietanti con originalità e molta inventiva. Ma in realtà c’è parecchio di più.

Innanzitutto la vicenda è volutamente grottesca e infarcita di un umorismo surreale un po’ spiazzante. Poi ci sono parecchi dettagli distopici e diacronici (nonostante l’ambientazione a fine ottocento abbiamo uno scienziato pazzo che inventa aggeggi tecnologici improbabili come videocamere spia, cimici, razzi, esplosivi, monopattini a motore e via dicendo). Tutte apparecchiature caratterizzate, come del resto le scenografie, da un’estrema creatività e cura nel design, che rende tutta l’estetica del film originale, surreale, a cavallo tra fantastico e proto-tecnologico… E non per niente lo special props designer è nientepopodimenoché Jan Svankmajer!

La storia raconta con delicato e gradevole sense of humor la vicenda di un aristocratico interprete di opere liriche che va alla ricerca della collega/cantante sua amata, che è stata rapita da un malvagio ammiratore e segregata in un misterioso castello sperduto nei carpazi, custodita da diabolici marchingegni e trappole a metà tra il misterioso, il magico e il tecnologico.

Il regista, Oldrich Lipsky, di cui mi è piaciuto molto il favolistico Long live ghost (visto da bambino su Tele+3), è noto agli appassionati anche per altri film che, pur variando per genere, amano sempre mischiare atmosfere fantastiche e toni umoristici. Parlo ad esempio di Nick Carter quel pazzo detective americano o our Murders Are Enough, Darling.

Il film è reperibile con sottotitoli italiani su cinema per evolvere.

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